L’eco del processo di primo grado fra Apple e Samsung, che si è chiuso con l’assegnazione di un maxi-risarcimento in favore della Mela da parte della giuria popolare, è ormai lontano. L’attenzione sul caso è andata scemando, in attesa che il giudice Lucy Koh deliberi sulla validità del verdetto.
Questa settimana lo scontro fra i due giganti è tornato in primo piano grazie ad una serie di novità importanti. Vediamo insieme che cosa è successo e a che punto è la battaglia
La notizia più recente è di ieri pomeriggio: l’Unione Europea si prepara ad avanzare delle contestazioni antitrust formali nei confronti di Samsung. L’azienda coreana sarebbe colpevole di aver utilizzato dei brevetti standard-essential nelle proprie cause contro Apple nei tribunali di paesi EU.
I brevetti in questione sono i già più volte citati “brevetti FRAND”. La sigla sta per “Fair, Reasonable And Non-Discriminatory” (giusti, ragionevoli e non discriminatori) e si riferisce ai termini con cui un’azienda in possesso di siffatti brevetti deve concederne l’uso ai competitor in maniera paritaria.
Nel caso specifico appartengono a questa tipologia un buon numero di brevetti sulle tecnologie 3G, che Samsung ha già concesso ad altri competitor ma che ha deciso invece di usare come “clava” contro Apple nei tribunali Europei.
Questa anomalia non era sfuggita agli osservatori e già se n’era parlato addirittura un anno fa.
In una conferenza stampa che si è tenuta a Bruxelles ieri Joaquin Almunia, che soprassiede alla commissione antritust dell’UE, ha dichiarato ufficialmente che entro la fine dell’anno verranno sollevate obiezioni formali sulla questione.
E’ molto probabile che in Korea si subodorasse questa decisione già da qualche giorno. Non a caso i legali Samsung nei giorni scorsi hanno provveduto a far cadere tutte le richieste di blocco dei prodotti Apple tutt’ora pendenti in molti casi in discussione presso i tribunali europei.
Inizialmente la mossa non era ben chiara e tanti hanno scritto, erroneamente, che Samsung stava gettando la spugna in Europa. Non è così: tutte le cause sono ancora aperte, ma Samsung ha semplicemente deciso di perseguire solo l’obbiettivo del risarcimento economico e non chiede più che vengano emesse ingiunzioni sulla vendita degli iPhone e degli iPad nei paesi UE.
Alla luce delle dichiarazioni che arrivano da Bruxelles è tutto molto più chiaro. La “collaborazione” che da Seul hanno offerto alla Commissione Europea è già iniziata e passa per questa revisione legale che ha anticipato le obiezioni formali. Vedremo se questo passo indietro sarà sufficiente ad assecondare le richieste dell’antitrust.
Facciamo un passo indietro di qualche giorno, perché qualche notizia importante sul caso Apple VS Samsung arriva anche dalla California e riguarda proprio il processo cardine in corso a San José.
Lunedì scorso il giudice Lucy Koh, dalla quale si attende (come dicevamo) una decisione definitiva sul verdetto di agosto, ha dato un proverbiale colpo al cerchio e uno alla botte.
Koh ha bocciato in primis la richiesta di un nuovo processo avanzata da Samsung. L’azienda coreana sosteneva che vi fossero gli estremi per determinare la “cattiva condotta” del portavoce della giuria, Velvin Hogan.
Hogan, secondo i legali di Seul, non avrebbe potuto ricoprire il proprio ruolo perché non aveva dichiarato di essere stato coinvolto, in passato, in una disputa legale con Seagate, un partner industriale di Samsung.
Il giudice non ha ritenuto valida la mozione perché i legali Samsung, ha scritto, avrebbero potuto informarsi sulla questione con un tempismo migliore e avrebbero potuto contestare tale condizione nei tempi prestabiliti, ovvero prima del verdetto. Anche perché il portavoce Hogan, durante la fase di voir dire, aveva correttamente dichiarato i propri rapporti professionali con la Seagate.
Se Atene piange, Sparta non ride perché la decisione sull’ammissibilità del portavoce è stata solo una delle due emesse dal giudice Koh lunedì scorso.
La seconda va a favore dei coreani ed è la bocciatura della richiesta di blocco dei prodotti Samsung negli Stati Uniti che avevano avanzato i legali Apple.
Koh ha motivato la decisione spiegando che, sebbene Apple abbia dimostrato che “il design, su base generale, è ampiamente importante per i consumatori”, non è riuscita a provare che la violazione dei propri brevetti da parte di Samsung ha causato all’azienda un “danno irreparabile”.
Poiché nella giurisprudenza statunitense il cosiddetto “irreparable harm” è condizione necessaria a validare una richiesta di ingiunzione, Koh si è vista costretta a bocciare la richiesta sostenendo.
Un’ingiunzione sarebbe potuta arrivare invece sulla base delle violazioni dei brevetti sul trade dess dei prodotti. Tuttavia non avrebbe avuto senso (e non sarebbe stata possibile) perché i prodotti Samsung citati in merito a quella violazione sono modelli che a salvo residui di magazzino dei rivenditori, non sono più formalmente in commercio.
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