In uno specchietto della sezione dedicata ai diritti dei lavoratori e ai diritti umani l’azienda informa che nel corso di febbraio si sono visti i primi miglioramenti della situazione generale rispetto al mese precedente: fra gennaio e febbraio l’89% del campione di 500.000 lavoratori presi in esame ha rispettato le settimane di 60 ore imposte dal codice di condotta voluto da Apple.
Ancora meglio i dati di marzo, che mostrano un adeguamento alle richieste dell’azienda da parte del 95% dei lavoratori impiegati presso i fornitori ispezionati.
“Incoraggiati dal successo del programma fino ad oggi,” si legge ancora nello specchietto sul sito Apple, “abbiamo allargato il nostro controllo settimanale ad un numero ancora superiore di stabilimenti, a livelli più bassi della catena dei fornitori, e stiamo monitorando in questo momento un campione di 800.000 lavoratori. Per questo gruppo più ampio di fornitori abbiamo riscontrato l’ottemperanza alle norme da parte del 91% del campione nel mese di marzo. Continueremo a condividere i nostri progressi con questo gruppo esteso di fornitori nel corso dei prossimi mesi.”
La questione degli straordinari è un elemento nodale del rapporto fra Apple, i fornitori e i lavoratori cinesi. Qualche settimana fa Foxconn e Fair Labor Association hanno reso noto il raggiungimento di un accordo proprio su questo aspetto. Dal report di FLA emergeva un dato particolarmente interessante: un terzo dei lavoratori sentiti da FLA durante le ispezioni vorrebbe lavorare ancora di più per guadagnare di più, mentre circa il 40% dei lavoratori intervistati si è detto soddisfatto per un numero di ore lavorate che farebbero accapponare la pelle anche ai più stakanovisti fra i lavoratori occidentali.
Altri report e aggiornamenti seguiranno nelle prossime settimane e nei prossimi mesi. Apple si è impegnata ad aggiornare costantemente le proprie pagine dedicate all’argomento dopo aver commissionato alla F.L.A. le indagini sugli stabilimenti dei propri supplier cinesi, Foxconn in primis.