Il riverbero (chiamato spesso erroneamente reverbero adattando in italiano il termine inglese reverb) è un fenomeno acustico naturale dovuto alla riflessione delle onde sonore da parte di ostacoli posti a breve distanza dalla fonte come, ad esempio, le mura di una stanza o di una cattedrale. Se gli ostacoli fossero a grande distanza, come le pareti montuose di una valle, saremmo in grado di distinguere le singole riflessioni sonore (e quindi si tratterebbe di eco), ma quando queste sono numerose e molto ravvicinate il nostro orecchio non riesce a distinguerle (a causa del fenomeno della persistenza) ed il suono originale si confonde con le riflessioni generando l’effetto chiamato, appunto, riverbero.
Ogni ambiente chiuso ha un suo riverbero naturale che spesso neanche notiamo perché abituati a sentirlo quotidianamente, ma quando piazziamo un microfono, magari dinamico, a pochi centimetri dalla fonte sonora tale ambiente non viene catturato a dovere e la registrazione risulterà fredda ed innaturale. Si rende quindi necessario ricreare un ambiente acustico attraverso un riverbero artificiale… a molla, a nastro, a piastra o, più semplicemente, digitale.
L’ambiente creato da un riverbero ha il grande vantaggio di rinforzare l’intensità della fonte restituendo un suono più ricco e piacevole, ma ha anche l’aspetto negativo di rendere più confuse e meno distinguibili le note di un fraseggio musicale o le sillabe di un cantato. C’è quindi davvero sempre bisogno di un riverbero artificiale?
La risposta è no, non sempre. In molti casi si può far a meno del riverbero artificiale e sfruttare la risposta acustica di un ambiente reale per un risultato più immediato e naturale. Ad esempio dal vivo, in un concerto al chiuso in un locale, l’ambiente ha già un suo riverbero e la somma di più riverberi (quello naturale e quello digitale) potrebbe far prevalere l’aspetto negativo del mascheramento dei suoni annullando quindi gli eventuali vantaggi.
In registrazione il discorso è certamente diverso perché non sappiamo dove la nostra musica verrà riprodotta e quindi è sempre bene dare un po’ di ambiente agli strumenti e alle voci, ma potrebbe essere sufficiente allontanare i microfoni dalle fonti sonore o, in alternativa, piazzare altri microfoni a dovuta distanza nella stessa stanza per catturare il riverbero naturale ed evitare l’uso massiccio di effetti digitali.
Ovviamente ci sono però molti casi in cui un riverbero aiuta a rendere più intense le nostre riprese e, se ben regolato, l’aspetto negativo può essere tenuto sotto controllo e considerato trascurabile. Andiamo quindi a vedere cosa ci mette a disposizione il nostro Mac.
Su GarageBand è presente un plug-in di riverbero che è una versione semplificata di quello professionale di Logic. Semplificata nei parametri, ma non nella qualità! Infatti si tratta dell’ottimo PlatinumVerb che fino a poco tempo fa (fino cioè alla versione 7 di Logic) era il riverbero di punta di Apple. Nell’attuale versione 8 c’è in più Space Designer che, seguendo le ultime tendenze, fa parte dei Convolution Reverb, una tecnologia che riproduce in maniera incredibilmente fedele la risposta acustica di un ambiente basandosi su campionamenti reali.
Il riverbero di GarageBand, come dicevamo, è semplificato nei parametri e ci permette di regolare soltanto la durata e il timbro delle riflessioni sonore (chiamate Riverbero e Colore) oltre, ovviamente, al volume. Certamente non sono molti i parametri a disposizione, ma ogni regolazione va in realtà ad agire su molti altri controlli e quindi, aiutati anche dai buoni preset a disposizione, sarà molto semplice trovare gli ambienti adatti alle nostre tracce.
Ci sono comunque parametri di cui si può sentire la mancanza: ad esempio il PreDelay (che è il ritardo con il quale il riverbero interviene) che può essere molto utile per rendere più asciutto (e quindi più comprensibile) l’attacco delle note oppure la regolazione delle Early Reflections, le prime riflessioni che contribuiscono a rendere la simulazione di un piccolo ambiente molto più realistico. Non disperate però perché, come al solito, tutti i parametri ricompaiono quando importiamo il progetto in Logic e così, in caso di progetti di un certo livello professionale, potremo comunque fare i dovuti aggiustamenti in un secondo momento.
In ogni nuovo progetto di GarageBand troviamo sempre un riverbero pre-caricato inserito in uno dei due bus a disposizione. Questo significa che ogni traccia potrà mandare parte del suo segnale al bus del riverbero ed ottenere l’effetto ambiente desiderato senza gravare ulteriormente sul processore. Questo è certamente il caso più comune e realistico (più strumenti che suonano in un’unica stanza), ma nel caso in cui una traccia necessiti di un ambiente diverso sarà comunque possibile inserire il Riverbero Traccia in uno slot effetti. In questo caso, vi consiglio di inserirlo nello slot più in basso in modo che l’ambiente sia dato alla fine della catena di plug-in, dopo che il segnale ha già subìto tutte le altre eventuali elaborazioni.
Per vostra informazione su Logic, oltre al sopra citato Space Designer, si trovano altri tipi di riverbero come GoldVerb, SilverVerb, AVerb (che sono delle versioni semplificate e più “leggere” del PlatinumVerb) e l’interessante EnVerb che, con la regolazione dell’inviluppo, ci permette di ottenere effetti atipici particolari come, ad esempio, il famoso Gated Reverb così usato nei rullanti in stile “fucilata” tanto di moda negli anni ’80.
Carlo Ballantini è uno stimato musicista con esperienze professionali nazionali ed internazionali. Oltre ai progetti personali con la Ballantine Band vanta collaborazioni con vari artisti tra le quali spicca quella decennale con Enzo “Pupo” Ghinazzi in qualità di chitarrista, corista, autore e arrangiatore.
È sempre un piacere Carlo!
Ottimo articolo
grazie ottimi consigli……che ne dici di esagerare e darci pure dei settaggi
per far suonare i nostri legni come quelli dei più famosi chitarristi????
(angus young-SRV-JOE SATRIANI-CARLO BALLANTINI ETC..ETC..ETC..)