Sei un musicista affermato, sei su piazza da una decina d’anni e alle spalle hai diverse hit da classifica. I tuoi dischi vengono apprezzati e non ti mancano le collaborazioni, le ospitate televisive e radiofoniche, i concerti. Ma non manca nemmeno la noia di esperienze che per quanto diverse alla lunga si somigliano sempre un po’ tra di loro.
Davanti hai due strade: accettare la routine professionale come parte del lavoro che ti sei scelto e continuare a fare quel che sai fare meglio oppure rischiare e ripartire da zero, reinventando il tuo stile.
Pier Cortese ha scelto la seconda opzione e per aprire la gabbia dorata della “cantautorialità analogica” che un po’, mi confessa, cominciava ad opprimerlo, ha scelto una chiave digitale. Ha scelto l’iPhone. L’ha mescolato con la sua voce e la sua chitarra, in un esperimento elettroacustico, “iMè”, che unisce l’intimità della performance solista alle sonorità elettroniche di uno strumento che, almeno in teoria, servirebbe per telefonare, inviare SMS, leggere le email.
Riesco a beccare Pier al cellulare, vale a dire sul suo strumento musicale, mentre sta andando a Teramo per una serata con il suo trio elettro-acustico. Un esperimento parallelo a quello solista in cui si fa comunque largo uso di strumenti Made in Cupertino, MacBook Pro e iPhone compresi.
“Mi sto divertendo come un ragazzino! Mi sento come le prime volte che prendevo la chitarra in mano per imparare,” mi spiega Pier con un tono entusiasta che conferma le sue parole.
iMè, mi racconta, nasce fra le altre cose dalla necessità di trovare una soluzione efficace al problema di dover girare mezza Italia con band e strumenti al seguito. La dimensione solista gli appartiene, come ad ogni cantautore, ma non ha voglia di proporre ancora le stesse cose chitarra e voce, ci vuole un elemento nuovo.
La soluzione se la trova letteralmente in tasca. E’ il suo iPhone, carico di applicazioni musicali che ha iniziato a scaricare da quella miniera d’oro chiamata App Store. Parte così una ricerca di nuove possibilità creative che è ancora in corso e che probabilmente rimarrà sempre in divenire. Una chitarra, la voce, un’armonica a bocca, una loop station, il sistema di amplificazione, e l’iPhone zeppo di applicazioni (vedi lista: Le App musicali di Pier Cortese): è questo il setup ultra-compatto del nuovo Pier Cortese.
“Il pubblico è stupito, all’inizio si chiede che cosa fa questo tizio con il telefono in mano, ma poi lo stupore lascia spazio alla curiosità e credo di poter dire che la maggior parte delle persone mostra di apprezzare l’esperimento”.
Ma è solo curiosità, solo stupore per la simpatica trovata o musicalmente c’è qualcosa di più che si nasconde fra i chip di uno smartphone venduto a centinaia di milioni di persone nel mondo?
Faccio la domanda direttamente a Pier, che mi capisce al volo e mi dice che ha subito messo nel conto questo rischio. Il rischio, insomma, che un live di questo genere fosse troppo legato allo strumento, al mezzo, e poco ai contenuti musicali. Uno spunto di conversazione, più che un espressione artistica compiuta.
Pier mi spiega che per evitare che al suo spettacolo si possa dare questa facile lettura ha deciso di trasformare ogni canzone in un vera e propria piccola performance, nel senso artistico del termine, che non sia fine a se stessa e in cui la canzone sia co-protagonista insieme ai gesti e alle sonorità generate dall’iPhone. La speranza e che il pubblico, alla fine, non pensi di aver ascoltato soltanto un semplice live voce e chitarra reso un po’ più esotico da qualche suono elettronico strambo generato da un giocattolino.
Video: contraddizioni.it
L’intimità che lo strumento iPhone è capace di esprimere è fondamentale, in questo senso. Ed è la principale ragione per cui Pier, per questo esperimento, ha scelto l’iPhone e non l’iPad, fratello maggiore certamente più comodo da un punto di vista tecnico ma molto meno “simbiotico” di un arnese che è prima di tutto il cellulare del musicista.
E come ogni cellulare anche l’iPhone rischia di squillare nei momenti meno opportuni, vale a dire, in questo caso, mentre lo si utilizza come strumento musicale. Qualcuno di voi avrà subito pensato che la modalità aereo dell’iPhone è lì apposta per risolvere questo banalissimo dilemma. E’ vero in generale, ma non nel caso di Pier: “Durante il live lo lascio acceso. Anzi ormai sono arrivato al punto di sperare che qualcuno mi chiami. Ho pensato anche di organizzarmi per farmi chiamare apposta all’ora dello spettacolo. Mi piace che il mondo esterno irrompa in maniera imprevista sul palco”.
Il risultato di iMè sono canzoni quasi totalmente stravolte che si mescolano e si richiamano fra loro, quasi senza soluzione di continuità, profondamente diverse dall’originale ma riconoscibili in una loro nuova compiutezza. Da “Souvenir” a brani tratti dal suo ultimo album (“Nonostante tutto continuiamo a giocare a calcetto”), da “Via con me” di Paolo Conte a “Music” di Madonna, canzoni scritte da Pier e cover di altri grandi artisti si susseguono come piccoli atti musicali di uno spettacolo che “almeno nelle intenzioni” è qualcosa di più della somma delle singole parti.
Chi conosce Pier Cortese e lo ha ascoltato live almeno una volta, sa che questa delle “riletture” è una sua tendenza di lungo corso. Ora, con il contributo dell’iPhone, è come se questa sua cifra stilistica avesse trovato il mezzo più adatto per arrivare ancora più lontano, per esprimersi al meglio.
Pier ha iniziato già da qualche mese a portare iMè in giro per l’Italia. Dopo un breve stop ripartirà da Roma il 22 febbraio per poi volare per un po’ a Berlino. Se volete rimanere informati sui suoi “spostamenti” lo trovate su MySpace o su Facebook.
I luoghi dello spettacolo sono locali, teatri, circoli, ma Pier vorrebbe riuscire ad organizzare un tour negli Apple Store, italiani ed europei. Per adesso da Apple ancora nessun interesse diretto ma se qualcuno “da lassù” ci legge magari può fare le telefonate giuste o metterci una buona parola con chi di dovere.
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