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Tim Cook, l’equivoco sul suo compenso

Qualche giorno fa Apple ha pubblicato il Proxy Statement 2012, il documento fiscale con cui le aziende pubbliche statunitensi comunicano alla SEC, fra le altre cose, i compensi annuali dei top manager e del consiglio di amministrazione. Ne abbiamo parlato anche noi, segnalando l’aumento di stipendo che hanno ottenuto Tim Cook e gli altri top executive, oltre al fatto che al CEO sono state concesse molte RSU (restricted stock units) bloccate per gli anni a venire.
Moltissime pubblicazioni hanno fatto un po’ di confusione e hanno scritto che il compenso annuale di Cook ammontava a centinaia di milioni di dollari (mettendo in un unico calderone stipendio, patrimonio azionario attuale e RSU). Ancora peggio ha fatto chi ha approfittato della pubblicazione dei compensi per un confronto tendenzioso fra lo stipendio milionario di Cook e il misero “dollaro” che invece il (già miliardario) Steve Jobs riceveva per il suo ruolo di CEO.
L’apice (in negativo) lo ha raggiunto un pezzo del Seattle Times che partendo da presupposti sbagliati si chiede se Apple non abbia modificato i propri valori di fondo, lasciando sottindere che la Apple di Steve Jobs riteneva poco importante l’aspetto economico, mentre la Apple di Tim Cook  sarebbe ormai “all about money”.

Come segnalato da Philip Elmer-DeWitt su Fortune, l’articolo del Seattle Times e tutti gli altri articoli analoghi pubblicati in questi giorni partono da un paio di presupposti sbagliati, ovvero che:

  1. Il valore del milione di RSU concesse a Cook sia finito direttamente nelle sue tasche
  2. Che gli 1,4 milioni di dollari che Cook riceve annualmente come compenso per il suo lavoro tradiscano un attaccamento al denaro che Steve Jobs non aveva, visto che si accontentava di un misero dollaro.

Ad ulteriore conferma che il punto 2 non ha particolare fondamento, ci sono almeno due “prove”. La prima, e più evidente, è la casa che Cook si è comprato a Palo Alto, poco distante da dove abitava Steve Jobs. E’ una normalissima porzione di bifamiliare valutata circa 2 milioni di dollari (il prezzo di un’abitazione media a Palo Alto), che non ha fronzoli particolari ed è piuttosto anonima. La seconda è un passaggio del libro Inside Apple, scritto dal reporter di Fortune Adam Lashinsky (uscirà il 25 gennaio), in cui si cita proprio Cook che, interrogato sul perché abbia deciso di acquistare una casa così modesta quando avrebbe potuto permettersi molto di più, risponde così: “Mi piace ricordare sempre da dove provengo, e pormi in un contesto modesto mi è d’aiuto. I soldi per me non costituiscono una motivazione”.

Agli amanti del gossip tecnologico più geek che ci sia piacerà infine sapere che il vicino di casa di Cook (ovvero il proprietario dell’altra porzione di bifamiliare) è un executive Google che risponde al nome di Bill Maris. Ovviamente Gawker ci ha ricamato sopra, sottolineando che Cook “dorme vicino al nemico”.

L'abitazione di Tim Cook così come appare in Google Street View
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