La frase con cui Steve Jobs lo strappò alla Pepsi e lo convinse a diventare CEO di Apple – non vorrai mica vendere acqua zuccherata per tutta la vita? – è ormai entrata nella storia. Allora Jobs non sapeva ancora che quell’uomo, John Sculley, sarebbe stato corresponsabile della sua cacciata dall’azienda che aveva co-fondato. Oggi, a quasi 30 anni di distanza da quel 1985, Sculley torna a parlare della decisione di allontanare Steve dalla Apple e la definisce, senza mezzi termini, un errore.
Il commento di Sculley è stato riportato dal Times of India, nell’ottica di più ampia copertura del progetto Obi, uno smartphone a basso costo che l’ex-CEO Apple si appresta a lanciare sul mercato indiano.
“Penso, a posteriori, che lasciare andar via il fondatore sia stato un errore e io vi presi parte”, ha dichiarato Sculley al quotidiano di Nuova Delhi. “Però lo Steve del 1985 non era lo stesso Steve del 1997. Quando tornò era un dirigente molto più maturo ed esperto, mentre negli anni ’80 era ancora soltanto un giovane dirigente in fase di apprendimento”.
Sculley ricorda anche il motivo per cui lui e Jobs arrivarono ai ferri corti. Steve, pur di favorire il “suo” Macintosh che, va ricordato, non stava vendendo granché, avrebbe voluto attingere dalle risorse generate dall’Apple II, che a metà degli anni ’80 era ancora il prodotto di punta e garantiva ad Apple gran parte del fatturato.
L’errore di cui Sculley parla non risiede dunque nel giudizio sulle questioni che portarono alla rottura fra lui e Jobs, quanto nella decisione finale di allontanare il co-fondatore come soluzione alla diatriba interna:
“Ritengo, con il senno di poi, che potesse esservi un modo che evitasse il confronto diretto fra me e lui e potevamo cercarlo meglio. E forse il Consiglio di Amministrazione avrebbe potuto giocare un ruolo più importante in questo. Ma non si può cambiare la storia.”
Sculley aveva in parte aveva già esposto qualche tempo fa questa sua posizione commentando il film biografico Jobs. In effetti il consiglio di amministrazione di Apple allora fu il vero responsabile della cacciata. Jobs e Sculley, al tempo inseparabili e legati anche da un legame di amicizia personale, si trovarono nella situazione di dover difendere la propria posizione, l’uno contro l’altro, in uno scontro di poteri che finì nel peggiore dei modi.
Al contrario di quanto in tanti sostengono, però, non è possibile attribuire interamente a quella decisione il declino di Apple negli anni ’90. Non si può davvero sapere cosa sarebbe successo se Steve avesse avuto la meglio su Sculley nel 1985 perché, come ha avuto modo di affermare l’ex-CEO, quello non era lo Steve Jobs esperto e maturo che riportò Apple al successo sul finire degli anni ’90.
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