Il fascicolo FBI di Steve Jobs

Nel 1991 l’allora Presidente degli Stati Uniti George Bush Senior aveva pensato di affidare a Steve Jobs un ruolo governativo all’interno del President’s Export Council, organo consigliare sul commercio internazionale. In definitiva non se ne fece nulla, ma all’FBI venne comunque dato mandato di indagare sul background del candidato Steve Jobs alla ricerca di eventuali elementi di incompatibilità con la carica che il Presidente intendeva assegnargli.
Il risultato di quell’indagine, condotta da svariati uffici del Bureau sparsi per gli Stati Uniti, è divenuta di pubblico dominio. Il fascicolo (link PDF), datato 13 febbraio 1991, si compone di 191 pagine di dossier ottenuto intervistando conoscenti e amici del soggetto Steve Jobs. E’ un curioso spaccato sullo Steve Jobs di quel periodo, che tuttavia si può sintetizzare in quattro punti: Steve Jobs ha fatto uso di droghe, sapeva distorcere la realtà a proprio favore, stava antipatico a tanta gente e non ha mai fatto parte del partito comunista. Capirai che novità.

Il documento è stato svelato da Gawker, che come al solito ha sfruttato l’occasione per sparare a zero, senza alcun ritegno, sulla figura di Jobs, pescando fra i pareri negativi delle persone intervistate dagli agenti dell’FBI (“Steve è un genio, ma è pure un sociopatico senza etica” sembrano dire in tanti). In realtà il file in sé vale molto meno di quello che può sembrare. Non è un’invasione smisurata della privacy di un privato individuo quanto un (pur sempre discutibile) check sul background di una personalità pubblica che il Presidente intendeva insignire di una carica governativa di rilievo. Nessun rigurgito maccartista, anche se gli agenti segnalano che il soggetto è stato almeno una volta nell’U.R.S.S.. Dubitiamo comunque che un’eventuale appartenenza giovanile a movimenti di stampo socialista potesse deporre a favore di Steve agli occhi del Presidente Bush.

Insomma, 191 pagine di cose che sappiamo già e poco altro, anche perché i dettagli personali (numeri di telefono, indirizzi, riferimenti a parenti e amici) sono tutti giustamente censurati. C’è il numero della NeXT computer, l’azienda di Steve al tempo, ma abbiamo provato a chiamarlo e risponde solamente una voce gracchiante incomprensibile (speravo in un redirect al centralino Apple, perlomeno); ci sono gli indirizzi delle proprietà di Steve in California e a New York, ma erano già tutti di pubblico dominio. Ci sono più particolari scottanti nella biografia di Isaacson, per capirci.

I guardoni virtuali rimarranno delusi dalla consultazione del fascicolo, a meno che dallo scartabellare dei curiosi non salti fuori qualcosa sfuggito ad una prima rapida lettura. Gli altri si possono divertire a scovare i continui errori e le curiose abbreviazioni usate dagli agenti. Apple Computer Inc diventa ACI un po’ ovunque nel documento, e più di una volta si fa riferimento al computer Mackintosh.

Per chi se lo stesse chiedendo: il documento è divenuto di pubblico dominio perché richiesto sulla base del Freedom of Information Act attraverso il sito di open government MuckRock.

4 commenti su “Il fascicolo FBI di Steve Jobs”

  1. Secondo la biografia ufficiale,
    le cose cominciarono quando Jobs, acquistato il 60 % della Pixar da Lucas, voleva a tutti i costi vendere la tecnologia che usavano dentro a quelli studios di computer grafica.
    Non riuscendo a vendere computer da 60000 dollari agli utenti consumer – strano ! – iniziò a vendere quelle tecnologie al settore aziendale e governativo, che secondo il libro lo usava per l’elaborazione di immagini ad alta risoluzione provenienti da satelliti soprattutto.
    Ci sono delle testimonianze di colleghi che assistevano a volte ai colloqui di Jobs con i federali e lui con la sua strafottenza ammetteva che aveva assunto LSD e compagnia bella.

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  2. Gigi il fascicolo in questione è il risultato di un’indagine motivata dalla decisione di offrire a Jobs una carica governativa, però, non è legato a quell’aspetto ;)

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  3. queste famose notizie su steve jobs erano molto intuibili e credo non abbiamo scandalizzato nessuno. Ci sarà sempre qualche giudice fregnone che darà ragione ad apple e questo il “buon” tim cock lo sa benissimo. Al contrario condannare apple è sempre molto difficile se non impossibile. Ma la mia impressione è che da qualche tempo a questa parte apple si limiti a scopiazzare i concorrenti magari migliorando l’idea, e a spacciarla come propria, tanto ripeto, un giudice culturalmente impreparato lo si trova dappertutto.

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