Accolto da un applauso premonitore dello spettacolo che ne sarebbe seguito, Federighi è salito sul palco per una veloce ricapitolazione delle novità di OS X Yosemite e iOS 8.
Dopo una prima sezione “tradizionale”, in cui ha sfoggiato le sue doti di presentatore – è il migliore erede di Jobs, fra i suoi, insieme a Phil Schiller – ecco l’improvviso cambio di tono.
La presentazione delle funzioni di integrazione fra Mac, iPhone e iPad rese possibili da novità del gruppo “Continuity” si è trasformata in un vero e proprio “segmento” di un Late Show. Con tanto di partecipazione straordinaria di Stephen Colbert, praticamente il più famoso (e amato) comico e presentatore statunitense, nella sua nuova posizione di “Comandante Supremo per la sicurezza”.
Il tema della segretezza alla Apple è stato il fulcro delle auto-ironie di Federighi – nome in codice Granny Smith – nel dialogo con Colbert. Un pezzo di pura comicità, scritto a tavolino e “portato a casa” con una professionalità invidiabile da Federighi, le cui doti di spalla sono notevoli per uno come lui, che fa tutt’altro lavoro. Tempi comici perfetti e risultato impeccabile.
Ma il Craig Federighi Show non poteva finire così presto. Tutta la presentazione keynote utilizzata per la demo è un’enorme scusa per continuare con le trovate divertenti.
Terminata la chiamata con Colbert, ecco una mail di Phil Schiller, che ovviamente si presta al gioco, con un video sulla nuova policy di “badging” di Apple. Video che ovviamente Federighi non manca di farci vedere. Protagonista, in questo caso, è il SVP Internet Services Eddy Cue, come sempre “partner in crime” di Federighi in queste sue sortite comiche.
Quel che a qualcuno può sembrare un calo di serietà, in realtà è un metodo efficacissimo per mostrare sicurezza. Poter fare facili ironie sull’azienda, giocando con le critiche che Apple riceve da più parti su temi caldi come quello della segretezza, mostra una confidenza con il “mezzo” e un affiatamento notevole nel team dirigenziale. Raccogliere l’eredità di un presentatore straordinario come Steve Jobs non era facile e la “nuova Apple” lo sta facendo nel modo giusto, creando un “format” di presentazione nuovo e diverso, ma comunque estremamente efficace. Se la formula è “meno distorsione della realtà e più ironia”, direi che sta funzionando.
La differenza più importante ed evidente dal passato è rappresentata dal ruolo del CEO Tim Cook (“Chairman Honeycrisp”, come lo ha chiamato Stephen Colbert). La sua presenza è minima e quando sale sul palco è per rallentare il ritmo frenetico di Federighi. Cook non è un bravissimo presentatore, e la sua inflessione del Sud non lo aiuta. Ma lo sa, e si fa da parte il più possibile, per lasciare spazio a collaboratori che giocano un ruolo fondamentale per il successo dell’azienda. Anche il ringraziamento ai dipendenti Apple, che non manca mai ed è una sua firma, segna una netta discontinuità con l’era delle presentazioni di Steve Jobs, in cui l’iCEO era il solo e unico protagonista nell’introduzione “messianica” dei nuovi prodotti.
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Ricordo ancora la prima apparizione di Federighi con la voce spezzata e le mani visibilmente tremolanti . Gli manca ancora un pizzico di naturalezza in più ma ha fatto indubbiamente passi da gigante