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Apple brevetta una “particle gun” per l’autenticazione wireless


Una nuova richiesta di brevetto depositata da Apple nel 2008 e resa pubblica ieri descrive un complicato meccanismo per l’autenticazione wireless basato sul confronto delle proprietà fisiche di una cosiddetta “pistola a particelle”. Se speravate in qualcosa di più fantascientifico resterete delusi, anche se pure questo nuovo brevetto Apple quanto a contenuti scientifici avanzati non lascia di certo a desiderare.

Il problema che si cerca di risolvere in questo caso è semplicemente quello che sta alla base della crittografia (o almeno così si legge nella “dichiarazione d’intenti” del brevetto):

“Concedere la possibilità di ottenere parte dell’informazione iniziale dall’informazione finale è una grossa lacuna dei sistemi crittografici, dato che il loro obiettivo è quello di proteggere l’informazione iniziale”. Pertanto, lo scopo del sistema descritto è quello di creare un metodo che “consenta l’autenticazione senza rendere possibile l’estrazione delle informazioni iniziali da quelle finali” .

Il funzionamento del sistema descritto da tali Augustin J. Farrugia, Mathieu Ciet, e Pierre Betouin per conto dei klingoniani di Apple, fa uso di una emissione elettromagnetica con determinate caratteristiche generata da un emettitore nel dispositivo che può essere ricevuta e riconosciuta acconsentendo così il processo di autenticazione.“Il metodo di autenticazione attraverso le emissioni fisiche di una particle gun, rende difficile il recupero delle informazioni iniziali a partire dai valori finali”.

Il brevetto non manca di spiegare anche come è fatta la diavoleria che sta alla base del sistema, descritta come un sistema di superfici conduttive che generano due campi elettromagnetici distinti e indipendenti per i quali vengono identificati alcuni fattori fisici di confronto.

Un emettitore invia le informazioni fisiche sulla particle gun al ricevitore, che una volta ottenute le confronta con le caratteristiche fisiche di una seconda emissione basata sulle proprietà di un’analoga particle gun.

Visto che il funzionamento non è facile da capire almeno che non vi intendiate di elettromagnetismo, vi basti sapere che lo scopo di tutto questo rimescolio di campi magnetici non è il raggiungimento del moto perpetuo o la creazione dell’hyper cannone a mega-particelle dell’MSA-010 ZZ Gundam bensì il miglioramento dei sistemi di crittamento e autenticazione dell’informazione, compresi i sistemi DRM per la protezione dei contenuti digitali.

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