Il meccanismo con cui il servizio di cloud music di Cupertino gestisce la questione del copyright non è ovviamente di pubblico dominio, ed era opinione comune che per Eddy Cue e i suoi colleghi della divisione Internet Services potesse essere questo l’aspetto più difficile da gestire durante le trattative con le case discografiche.
A quanto scrive Jeff Price di TuneCore, servizio di distribuzione musicale indipendente, potremmo esserci sbagliati: far ingoiare iTunes Match alle major forse non è stato troppo complicato per Apple, visto che il servizio ha iniziato a generare introiti per i detentori dei diritti su canzoni che a cose normali non avrebbero mai generato un bel niente.
E’ il caso di spiegare meglio il concetto, con le parole dello stesso Price:
“Apple richiede il pagamento di una tariffa di 25$ all’anno per sottoscrivere l’abbonamento da iMatch (sic). […] Ogni volta che il consumatore ri-scarica la canzone che già possiede, il detentore dei diritti viene retribuito.
O in altre parole: una persona ha una canzone sul proprio hard disk. Clicca sulla canzone e la riproduce. Nessuno viene pagato. La stessa persona paga 25$ per iMatch. Ora clicca sulla stessa canzone e la riproduce attraverso il suo servizio iMatch. Il detentore del copyright viene pagato”.
Insomma, i soldi dei diritti generati da iTunes Match arrivano direttamente dal nulla. Altro che amnistia sulle canzoni piratate, insiste Price, iTunes Match permette di recuperare almeno una parte dei diritti su uno storico di canzoni piratate assieme ai diritti su canzoni che l’utente ha già regolarmente acquistato. Non ci sono altri servizi che al momento permettano qualcosa del genere e offrano tale convenienza ai detentori dei diritti. La cifra incassata da TuneCore è bassa, va detto, circa 10.000$ che verranno spartiti fra gli artisti. Ma è solo il primo assegno, a pochi mesi dal debutto. E almeno secondo la matematica di questo mondo 10.000$ sono più di zero, ovvero della cifra che i detentori dei diritti avrebbero incassato senza iTunes Match.
Se adesso soltanto ci riuscisse capire quale sia la parte di questo innovativo meccanismo che alla SIAE proprio non va giù, avremmo almeno uno straccio di motivo che giustifichi l’assenza del servizio iTunes Match nel nostro paese.
ma è ovvio: la Siae vuole TUTTO, non accetta misere fette di torta….