La scorsa settimana Beyoncé ha lanciato un nuovo album a sorpresa in esclusiva su iTunes, monopolizzando i banner dell’home page dello Store. Domani sarà il turno dei Beatles: Apple Records (si, quella Apple Records) pubblicherà su iTunes Store un bootleg del 1963 che conterrà 59 brani, fra cui varie versioni mai pubblicate prima di alcuni dei maggiori successi dei Faboulous Four.
Materiale già arrivato alle orecchie dei fan più accaniti, probabilmente, anche se in versioni di qualità inferiore rispetto a quelle in possesso di Apple Records.
Il motivo di questa release pre-natalizia, però, si può riassumere tutto in tre parole: estensione del copyright.
Un successo delle strategie commerciali di iTunes? Una definitiva capitolazione della Apple Records alle dinamiche del più grande Store musicale del mondo e un segno importante della rinnovata rilevanza di iTunes nel mercato musicale dominato dai servizi in streaming? Forse, ma non troppo.
La verità è più prosaica e cinica: la release dell’album di bootleg del 1963 è semplicemente finalizzata a rinnovare il copyright sugli inediti, che altrimenti sarebbe scaduto quest’anno. La revisione delle norme europee sul copyright approvata a novembre ha sì esteso la copertura dei diritti d’autore fino a 75 anni, ma solo nel caso dei brani editi. Per i brani inediti il copyright scade invece allo scadere dei 50 anni dalla registrazione.
Nel caso delle canzoni contenute nel bootleg dei Beatles del 1953 i diritti sarebbero scaduti alla fine di quest’anno e chiunque avrebbe potuto utilizzare le tracce, anche a fini commerciali.
La pubblicazione di domani, che andrà sotto il nome di “The Beatles, bootleg recordings 1963”, contiene più di due ore di musica con outtakes dagli album editi, un paio di demo ed alcune registrazioni BBC.
La Apple Records non ha voluto commentare e non sembra intenzionata a pubblicizzare più di tanto l’uscita del disco, lasciando supporre la possibilità di un ritiro da iTunes del disco nei prossimi mesi, al fine magari di preparare un’edizione più “adeguata” con tutta calma.
La pratica di pubblicare raccolte al semplice fine di estendere il copyright non è una novità, anche se potrebbe diventare un appuntamento fisso di fine anno nel corso di questo e del prossimo decennio. Il Guardian cita l’esempio di Bob Dylan, la cui etichetta ha lanciato l’anno scorso la “50th Anniversary Collection”. Il sottotitolo dell’album era più esplicito: “the copyright Extension Collection, Vol. 1”.
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