Apple non ha mai rivelato quale tecnologia sia alla base del riconoscimento vocale che permette a Siri di interpretare l’input degli utenti.
C’era più di un velato sospetto, tuttavia, che potesse essere Nuance, azienda leader nel mercato della sintesi vocale, a fornire i servizi e il know-how necessario all’azienda di Cupertino, ma nessuno aveva mai potuto confermare le indiscrezioni.
Fino ad oggi, almeno, visto che proprio il CEO di Nuance, Paul Ricci, ha rivelato la partnership fra Apple e la sua compagnia durante un’intervista alla D11 Conference.
Le parole pronunciate da Ricci non lasciano spazio ad alcun dubbio né interpretazione: “Siamo un provider fondamentale per Apple”.
Una rivelazione che non sorprende più di tanto: Siri, l’applicazione acquisita da Apple nel 2010 per costruire la propria versione dell’assistente virtuale, era stata realizzata utilizzando di base delle tecnologie fornite da Nuance.
Ogni riferimento era stato successivamente rimosso dagli ingegneri di Cupertino, nell’ottica di mostrare al pubblico un servizio quanto più integrato possibile. Ciò nonostante alcune impostazioni relative alla tecnologia di Nuance erano state rinvenute già separatamente in alcune beta di iOS 5.
Quel che emerge da questa “rivelazione”, se così la si vuole chiamare, è semplicemente la conferma che Apple utilizza un servizio condiviso anche da altri concorrenti, Amazon in primis per la sua “Evi”.
Il resto dell’infrastruttura che permette a Siri di svolgere il proprio ruolo di assistente (sebbene con risultati discutibili al di fuori degli Stati Uniti) deriva però dal know how acquisito con la start-up originale e dal lavoro dei team interni assegnati al progetto.
Con la presentazione ufficiale di iOS 7, alla WWDC, potrebbero esserci novità interessanti per Siri, ferma ormai da troppo tempo (nonostante alcuni aggiornamenti “silenziosi”) e superata, sotto certi aspetti, da Google Now.
Ci si aspetta soprattutto che Apple possa introdurre un set di API pubbliche per lo sfruttamento del sistema di riconoscimento vocale, in modo che anche gli sviluppatori di terze parti possano implementare soluzioni software che utilizzano la tecnologia dell’assistente virtuale per ampliarne funzioni e usi.
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