Steve Jobs ne è convinto: ne sentiremo parlare sempre di più. E se oggi la sigla PPD non ci dice molto presto saremo invasi da quelli che il guru della Apple definisce i Post Pc Devices, ovvero gli apparecchi che andranno a sostituire computer desktop e laptop permettendoci di avere sempre con noi i nostri dati e di connetterci a internet da qualunque punto del pianeta.
Guardando indietro, ora che l’iPhone è una realtà, non stupisce il fatto che l’iPod non si sia chiamato iMusic: qualcuno già sapeva che sarebbe diventato qualcosa di più di un lettore Mp3.
Siamo chiari: l’iPhone si chiama così perché il popolo della mela voleva che si chiamasse così, ma più lo riusciamo a svincolare, nel nostro immaginario, dalla sua funzionalità di telefono e più si riesce a percepire la portata della rivoluzione tecnologica che ci propongono da Cupertino.
Non che non ci abbiano già provato prima: basti ricordare Palm con la linea Treo o Nokia con i suoi internet tablet.
Però iPhone è il primo accessorio che permette di avere tutto in palmo di mano, con un’interfaccia semplice e alla portata di tutti. Impossibile non fare un parallelo allo sconquassamento che nel 1984 ha portato il primo Macintosh in un mondo di computer troppo difficili per le masse.
Insomma, quel Newton che fa la polvere nel mio cassetto sembra sempre meno un insuccesso di marketing e sempre più un profeta del panorama tecnologico che ci aspetta.