There’s an app for that. Dopo novecentomila applicazioni, innumerevoli meme e premi bizzarri, è strano pensare che cinque anni fa questa frase non ci avrebbe detto proprio nulla. Una situazione cambiata per sempre all’alba del 10 luglio del 2008, quando con un’update di iTunes si aprì la storia dell’App Store e Apple pose le basi per una buona parte del successo dell’iPhone 3G, lanciato il giorno dopo.
Cinque anni fa, insomma, ancora non sapevamo che avremmo passato preoccupanti porzioni delle nostre giornate a spulciare le classifiche dei più venduti, aggiornare furiosamente per qualche micragnoso livello in più di Angry Birds, maledire il sistema di approvazione di Apple per non averci risparmiato l’ennesimo clone con tanto di figura da Soldino Mincolino. Cinque anni fa, il senatore John McCain dormiva ancora sonni tranquilli, indisturbati, senza avere un maledetto cerchietto rosso a tormentarlo. Cinque anni e solo un lifting in carriera, quello di iOS 6, ma tanti emuli più o meno riusciti: da quelli casalinghi, come il Mac App Store per OS X, alla concorrenza come Google Play (ex Android Market) o l’Ovi Store di Nokia.
Buon compleanno, App Store. Di strada ne hai fatta parecchia: l’undici luglio del 2008 esistevano solo 500 (cinquecento!) applicazioni di terze parti, sei mesi dopo erano già 15.000, un anno dopo 50.000 e secondo l’ultima stima siamo molto vicini al milione, con cinquanta miliardi di app scaricate. Grazie per aver rimediato ad anni di sfottò made in Windows, permettendoci per una volta di essere noi a dire «Bell’apparecchio, peccato abbia pochi programmi». E grazie anche per le app gratis che ci hai gentilmente offerto per festeggiare: potrei quasi perdonarti la figuraccia colossale di «Allarme Terremoto».
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