Il dietro le quinte di 1.24.2014

1.24.2014, l’ultimo spot di Apple dedicato al trentesimo anniversario del Mac, è riuscito così bene (e, aggiungo io, è costato così tanta fatica) che Apple ha pensato di fornire anche un «dietro le quinte» per illustrarne tutti i segreti della realizzazione, con un video e una pagina dedicata sul sito.

Nel video – che, in ossequio all’incorreggibile amore per la simmetria di Cupertino, dura anch’esso 1 minuto e 24 secondi – si vedono le quindici troupe al lavoro in altrettante location sparse per i cinque continenti: Seattle, Aspen, Maryland, Brookhaven, Porto Rico, Botswana, London, Lione, Parigi, Amsterdam, Pompei, Shanghai, Tokyo e Melbourne, più Los Angeles, che ha fatto le veci di «cervello» dell’operazione. Con l’aiuto del fuso orario sono state sfruttate 36 ore del 24 gennaio, riprese esclusivamente attraverso un centinaio di iPhone 5S montati su speciali cavalletti, per un totale di settanta ore di girato.

La mano dietro allo spot è quella di Jake Scott, figlio di Ridley, che trent’anni fa diresse l’iconico 1984 (ho già parlato della passione di Apple per tutto ciò che è simmetrico, vero?). Jake invece finora era noto soprattutto per i suoi video musicali, tra cui quello superkitsch di Disarm degli Smashing Pumpkins, must della mia adolescenza – ma divago. L’arsenale di Scott era composto da iMac, Mac Pro e iPad, più grandi display sparsi per la stanza e collegati a ciascun set grazie a Facetime. Al montaggio, insieme a ventun collaboratori, ha lavorato invece Angus Wall, inseparabile braccio destro di David Fincher e due volte premio Oscar (The Social Network e The Girl with the Dragon Tattoo).

Insomma, una gran bella dimostrazione della capacità dei dispositivi Apple di interagire tra di loro e di fornire un prodotto ad altissima professionalità con oggetti che usiamo tutti i giorni, come l’iPhone. «Jake ha suggerito una bella analogia per ciò che fa in quella stanza», ha detto Lee Clow, il direttore creativo dello spot. «Tutta la magia avviene in giro per il mondo, e lui è il direttore d’orchestra».

(Poi a me rimarrà sempre il dubbio su come facciano a usare a Pompei tecnologia superavanzata, iPad e rendering 3D degli scavi mentre crollano gli edifici per mancanza di fondi, ma è una curiosità mia).

Giordano Rodda

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