Cook parla di nuove strategie per il marketing dell’iPhone

di Giordano Rodda 1

Fort Mason è una gloriosa ex-postazione militare di San Francisco nonché il più importante porto per la campagna nel Pacifico durante la seconda guerra mondiale, recentemente rimodernato e trasformato in un polo museale e congressuale. Il 27 giugno scorso Tim Cook l’ha scelto per arringare gli Apple Store Leader (i “Visionari”) in vista della prossima campagna di marketing.

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Siamo infatti appena entrati nel famigerato Q4 dell’anno fiscale statunitense: una sigla che ormai da un po’ di tempo fa tremare non poco AAPL, poiché, con il diffondersi dei rumours a proposito del nuovo modello di iPhone, tutti aspettano le presentazioni autunnali prima di acquistare e le vendite calano. Una dinamica comprensibile, ma si è visto quanto poco siano disposti i mercati a perdonare ad Apple numeri anche di poco sotto le aspettative.

Cook – il cui bonus salariale, va ricordato, è ora legato a doppio filo con l’andamento del titolo in borsa – ha parlato del numero di iPhone che vengono venduti presso distributori di terze parti: l’80%, un dato non proprio lusinghiero considerando che ben il 50% degli iPhone guasti vengono riparati negli Apple Store. In altre parole, i punti vendita Apple rischiano di venire percepiti più come luoghi dove riparare il proprio hardware che negozi veri e propri. L’obiettivo è quello di migliorare questo dato, perché secondo le parole di Cook lo smartphone della Mela è tipicamente il prodotto di ingresso nel mondo Apple, e venderlo in mezzo a iPad e Mac può portare a possibili, gustose sinergie.

La campagna di marketing di Apple è già iniziata con le iniziative «Back to school» e presumibilmente proseguirà con il programma di trade-in dei vecchi apparecchi e, forse, l’estensione a livello internazionale delle varie promozioni di price-matching. Il tutto aspettando iOS 7 e il rinnovo della gamma hardware, magari con qualche prodotto-fantasma atteso da mesi come l’iPhone low cost.

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