Il nuovo accordo si tradurrà quasi certamente in una incredibile crescita della divisione Internet Services nel corso del 4° trimestre. L’importanza dell’accordo è subito spiegata: UnionPay non è uno dei tanti istituti di credito cinesi. Con 4,5 miliardi di carte di credito nel mondo, è l’unico istituto di credito della Repubblica Popolare.
Fino a ieri gli utenti cinesi che avessero voluto comprare applicazioni dall’App Store dovevano registrare un conto corrente prepagato, con almeno 8 dollari di credito, con un sistema bizantino e tutt’altro che immediato.
Ora gli stessi utenti potranno collegare al proprio account una carta di credito UnionPay e accedere agli acquisti “one tap” cui noi in Occidente siamo abituati. Sembra poca cosa, ma la crescita potenziale del fatturato grazie a questo “piccolo” cambiamento si può misurare in miliardi di dollari.
Non è chiaro se Jack Ma, il CEO di AliBaba con cui Tim Cook ha di recente instaurato un proficuo dialogo, abbia a che fare con questa notizia.
Per ora non c’è ancora alcun annuncio neppure sulla possibilità di un’accesso ad Apple Pay per i clienti cinesi. L’infrastruttura esisterebbe già, grazie ai migliaia di punti di pagamento QuickPay che UnionPay (si, sempre loro) ha già installato in moltissime città cinesi.
E la strategia cinese di Tim Cook non potrebbe essere meglio eseguita: la ciliegina sulla torta è la domanda – incredibile – che iPhone 6 Plus e iPhone 6 stanno registrando nel paese. I nuovi iPhone sono talmente popolari che ancora oggi e nonostante il lancio ufficiale sia già avvenuto il 17 ottobre scorso, il mercato grigio è ancora florido, con decine e decine di “scalper” che fanno la fila fuori dagli Apple Store americani per comprare iPhone da spedire in Oriente, dove verranno rivenduti a prezzo maggiorato.