Qualche giorno fa, il Wall Street Journal ha pubblicato i risultati di un’interessante indagine a proposito di come viene gestita la privacy sui dispositivi iOS e Android. Senza troppo stupore, ci si è resi conto che in realtà i dati sensibili degli utenti sono tutt’altro che protetti da occhi indiscreti, almeno per quanto riguarda un campione di app.
Nel dettaglio, sono state analizzate 101 app famose per smartphone (sia per Android che iOS) ed è risultato che 56 di queste (il 55%) trasmette l’UDID (un identificativo univoco associato ad ogni terminale) a terzi senza il consenso esplicito dell’utente. Voi direte: “l’UDID non contiene informazioni personali”; certo questo è vero, ma se altre app inviano ulteriori informazioni oltre l’UDID non è certo difficile incrociarle per ottenere un quadro degli utenti. Infatti, 47 app tra quelle ispezionate inviano anche la posizione del telefono e 5 inviano addirittura età, sesso e altre informazioni personali.
Tra le app analizzate, sembrerebbe che quelle per iOS inviino più dati rispetto a quelle per Android. Trattandosi di un piccolo campione, tuttavia, non è possibile affermare con certezza che il trend sia lo stesso per tutte le app dei relativi store.
TextPlus 4, un’app per iPhone che consente di inviare SMS, è risultata essere fra le applicazioni che condividono più informazioni: invia, infatti, l’UDID ai server di otto aziende di advertising insieme all’età e al sesso dell’utente a due di queste. Lo stesso accade per Pandora (sia su Android che iOS).
Secondo Micharl Becker di Mobile Marketing Association, “Nel mondo del mobile non c’è anonimato. Il cellulare è sempre con noi. È sempre acceso”. Non dello stesso parere è Tom Neumayr, portavoce di Apple: “Abbiamo creato delle forti protezioni per la privacy, specialmente per quanto riguarda i dati relativi alla posizione. La privacy e la fiducia sono di vitale importanza”.
Forse, però, Apple dovrebbe impegnarsi di più visto che le protezioni di cui si parla sono facilmente aggirabili (Pumpkin Maker, ad esempio, trasmette la posizione senza chiedere esplicitamente il consenso all’utente) dagli sviluppatori.
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però da questo punto di vista su android prima di installare una app vengono sempre visualizzati a schermo i permessi che si prende quindi in teoria è più sicuro come metodo....