iPacchi: l’aumento di app scam e la deriva televisiva dell’App Store italiano

La grande operazione di marketing che Impending e RealMac Software hanno messo in piedi nelle scorse settimane in vista del lancio di Clear, ha avuto i frutti sperati. L’applicazione, hanno rivelato gli sviluppatori, è stata scaricata ben 350.000 volte in poco più di una settimana.
Un grande successo facilmente prevedibile, vista la popolarità dei developers e il grande hype che s’era creato. Tanto prevedibile da spingere un altro sviluppatore a realizzare, in anticipo sul lancio dell’originale, un’applicazione “tarocca” in tutto simile a Clear che è riuscita a gabbare non pochi utenti prima che Apple provvedesse a rimuoverla.
Nei giorni scorsi proprio Phill Ryu di Impending Software ha pubblicato un lungo articolo sul preoccupante problema delle scam app, un fenomeno crescente su App Store contro il quale, a suo (condivisibile) parere, Apple non sta ancora facendo abbastanza.
Ryu cita il caso eclatante di Pokemon Giallo ma ce ne sono molti altri e tutti hanno caratteristiche comuni.
Sull’App Store italiano il fenomeno è presente e ha preso una piega assai curiosa, con il proliferare di applicazioni televisive che scalano con facilità la classifica delle app a pagamento nonostante si tratti di inenarrabili schifezze.

iTeledipendenza

Ve ne ho parlato pochi giorni fa nel nostro articolo su TV Italia App Pro, un’applicazione-pacco che sulla carta dovrebbe consentire di vedere 50 canali italiani su iPad e in realtà offre un numero ridotto di flussi in streaming, quasi tutti stranieri.
Bene, qualcosa è cambiato da quando abbiamo pubblicato il pezzo, ed è cambiato in peggio: l’applicazione ha scalato ancora la classifica delle app a pagamento per iPad e dal terzo posto è passata al primo.
C’è una sola parola per descrivere questa situazione: indecente.

Lasciatemelo ripetere per chi non avesse letto la puntata precedente: Italia TV App Pro è un’applicazione pacco. Non funziona, è sviluppata malissimo da un dev sedicenne senz’arte ne parte e cerca pure di ottenere voti positivi (e ci riesce) con un sottile “ricatto in-app”, ovvero la promessa esplicita dell’aggiunta di nuovi canali se i voti su App Store saranno positivi.

Al secondo posto della medesima classifica troviamo un’altra applicazione televisiva per iPad. Italian TV, a riconferma di un trend di teledipendenza tutto italiano. Mi preme dire che in questo caso non si tratta di un’applicazione tarocca ma di un programmino che funziona come promesso. La sua posizione in classifica ci dice molto sui gusti degli italiani ma non può essere ascritta all’ascesa delle applicazioni scam. I canali disponibili sono molti, funzionano bene e, soprattutto, la grafica dell’applicazione è nel dominio della decenza, a differenza delle altre che cito in questo articolo.

E’ una via di mezzo fra le categorie su esposte anche la 4a applicazione in classifica, Calcio-TV HD. Qui siamo di fronte ad un caso particolare. Si tratta di un’app sviluppata con i piedi che si limita ad integrare una UIWebView di una pagina realizzata dallo sviluppatore in cui vengono pubblicati quotidianamente i link allo streaming di partite di calcio in corso. Gli streaming sono catturati da emittenti di mezzo mondo, un po’ come fanno i siti di livestreaming delle partite che vanno forte fra gli appassionati di calcio che non hanno Sky o Mediaset Premium.

L’app fa letteralmente schifo, ma funziona come promesso e le partite, vi assicuro, si vedono bene, con un ritardo nello streaming più che decente. Il problema, nel caso specifico, è palesemente un altro: i diritti televisivi sul calcio. Quella che sta al quarto posto della classifica delle app per iPad a pagamento in Italia è un’applicazione che diffonde contenuti in streaming al limite della legalità. Non sto suggerendo che Apple dovrebbe rimuoverla per questo, visto che la questione streaming di emittenti internazionali è complessa e molto dibattuta. Mi stupisco solo del fatto che un’applicazione del genere possa resistere indisturbata a fronte di altre esclusioni ed epurazioni motivate da colpe molto più veniali. Anche il solo fatto che l’applicazione non è nient’altro che un mero incapsulamento di contenuti Web dovrebbe essere sufficiente motivo per una bocciatura in fase di revisione.

Lo sviluppatore che ha creato Calcio-Tv HD (Sesio’s Company) ha piazzato anche un’altra applicazione in classifica. Si chiama Italia TV Pro e in questo momento fa avanti e indietro fra la 42esima e la 40esima posizione. L’app è identica a Calcio-TV, con lo stesso incapsulamento di pagina Web e schermata di apertura completamente bianca in cui campeggia la scritta “va bene” (vi assicuro, è una roba surreale). Un tap alle info ed ecco che compare un’altra pagina – si, esatto nelle “info” – in cui troviamo i link agli streaming dei principali canali televisivi generalisti RAI. Funziona tutto, ma anche in questo caso l’app fa a dir poco schifo. E mi trattengo dallo scrivere di peggio.

Un popolo di appassionati consumatori di televisione, insomma, che non vede l’ora di portarsi il piccolo schermo sul display ancora più piccolo del proprio iPad. Non sorprende in questo senso che l’applicazione gratuita più scaricata sia quella di Rai.TV.
Ma non divaghiamo, perché come ho già detto, il nocciolo della questione non è la teledipendenza degli utenti iOS italiani, ma il calo vistoso di attenzione che il team di revisione dell’App Store ha subito, a livello globale, nel corso degli ultimi mesi.

Miglioramenti al processo di revisione

E per tornare a bomba vale la pena di citare nuovamente Phill Ryu, che nel suo articolo delinea alcuni elementi fondamentali del problema e soprattutto suggerisce possibili soluzioni.

Prima di tutto, suggerisce Ryu, è necessario un miglioramento algoritmico dell’opaco sistema di approvazione delle app. Come è possibile che un’applicazione come Pokemon Giallo non abbia fatto scattare un allarme interno? Metodi per ottenere rapidi riscontri sulla validità dei trademark o sulla riproduzione dei contenuti di altre app di certo non mancano (il check comparativo degli screenshot ad esempio).

Servirebbe poi un potenziamento del “Fraud team”, con l’aggiunta di una squadra di esperti che sappia trattare con precisione chirurgica tutti i problemi relativi alla gestione delle frodi e che possa agire rapidamente in caso di rapide scalate nelle classifiche da parte di applicazioni come Pokemon Giallo. In quel caso sono passati alcuni giorni dalle segnalazioni dell’irregolarità alla effettiva rimozione. Giorni durante i quali migliaia di utenti hanno regalato soldi allo scammer, attirati da un’app così appariscente in una posizione così alta della classifica.

Il rimborso automatico sarebbe un’altra utile misura, assieme al congelamento dei fondi degli scammer (come suggerito da Paul Haddad, fra gli altri). Se il truffatore (o lo sviluppatore poco etico, se preferite) sa che male che vada, con il minimo sforzo, potrà comunque incassare i proventi dell’opera di spennamento polli che ha messo in piedi, manca il deterrente. Blocco dei fondi accumulati e immediato rimborso di tutti coloro che hanno comprato l’applicazione, ed ecco che immediatamente la pubblicazione di applicazioni farlocche non gode più del medesimo appeal.

Ryu suggerisce infine l’introduzione di video-preview in sostituzione (facoltativa?) degli screenshot. In questo modo gli sviluppatori legittimi possono produrre dimostrazioni a video del funzionamento dell’applicazione, mentre non basteranno più un paio di screenshot fasulli allo scammer per farla franca e passare il vaglio di Apple.

Che fare

Leggendo questo articolo qualcuno di voi potrà pensare che l’apocalisse dell’App Store sia vicina. Non è così, ovviamente. Le app legittime sono ancora la stragrande maggioranza e ci sono molti sviluppatori che creano app meritevoli e ne ricavano il dovuto successo. Clear, tanto per rimanere nel seminato, è un esempio lampante.

Il motivo di queste lamentele è semplice: l’App Store è un giardino recintato, un walled garden. Lo sappiamo, e del resto è la prima critica che muovono all’ecosistema Apple i sostenitori della (finta) anarchia che vige ipocritamente sul Market Android.
Apple sostiene la superiorità di un marketplace curato e basato su meccanismi di approvazione e gli utenti iOS, per la stragrande maggioranza mostrano di gradire questo approccio, che non ha limitato chissà quali libertà individuali, come invece suggeriscono i detrattori.

Il dovere di Apple, in quanto guardiano del giardino, è quello di garantire che la “curatela” offerta ai propri clienti sia impeccabile e che nel frutteto non proliferino le mele marce.
Servirebbe quindi una maggiore trasparenza rispetto al processo di approvazione e allo stesso tempo una severità drasticamente maggiore associata ad una maggiore precisione nell’individuazione delle applicazioni “tarocche”. Apple ha le risorse per fare quello che vuole, anche per inventare e brevettare metodi nuovi per il filtraggio dei contenuti sulla base di parametri definiti al fine di identificare con rapidità casi di truffa, violazione di trademark, scam e chi più ne ha più ne metta.
Mentre stavo finendo di scrivere l’articolo ho appreso dei rumors circa l’acquisizione di Chomp (startup che ha creato algoritmi per la ricercca delle app) da parte di Apple. Sicuramente un passo nella giusta direzione. Un’acquisizione di know how che potrebbe consentire di migliorare anche tutti gli aspetti fin qui discussi.

Segnalateci gli iPacchi!

Nel frattempo vi invitiamo a segnalarci casi simili a quelli di cui abbiamo parlato. Abbiamo intenzione di dedicare una serie di articoli ai casi più interessanti, come suggeritoci nei commenti all’articolo su Italia TV App Pro.
iPacchi, su suggerimento di un buon numero di lettori, sarà il nome della rubrica. Sentitevi liberi di darci ulteriori suggerimenti e spunti nei commenti e nel frattempo state alla larga dalle app televisive, ché il vostro iPad merita di meglio.

5 commenti su “iPacchi: l’aumento di app scam e la deriva televisiva dell’App Store italiano”

  1. Le soluzioni ci sarebbero.
    Prima tra tutte rendere noto agli utenti che c’è la possibilità del rimborso e magari rendere il procedimento accessibile a tutti.
    Io ad esempio non esito a chiederlo quando sento di essere stato preso per i fondelli con qualche app, mi è stato sempre concesso fin’ora ed in tempi relativamente brevi.

    Non sono uno sviluppatore e non so come funziona il pagamento ma credo basterebbe avviarlo dopo 30 giorni dalla “commercializzazione” di ogni versione di una determinata app (è importante che sia sulla versione perchè accade anche che qualche aggiornamento renda pacco un’app che prima non lo era)

    L’Apple pensa anche ai suoi incassi e rimborsando perderebbe il suo 30%, ci sarebbe un modo per ovviare anche a questo, restituire i soldi come una sorta di credito dell’iTunes card, in questo modo comunque finirebbero di nuovo a loro, l’utente non avrà buttato il proprio denaro ma soprattutto un truffatore l’avrà preso in quel posto……

    Rispondi
  2. Scusate, ma se la gente sta fuori la colpa di chi è? Di chi sfrutta tale ignoranza o di chi tale ignoranza la coltiva?
    Inoltre queste applicazioni sono pure gratuite su android…
    Allora dico, se sei così fumato da acquistare un iPhone è anche normale che poi acquisti certe applicazioni, tutto segue una logica triste ma prevedibile.
    Non voglio dare addosso alla apple che fa prodotti di prima qualità, solo ai beoti che acquistano prodotti (oltretutto closed source) a prescindere solo perchè se ne parla tanto (marketing).

    Rispondi

Lascia un commento