The world’s mine oyster, «Il mondo è la mia ostrica»: William Shakespeare, Le allegre comari di Windsor, atto secondo, scena seconda. Questa espressione è divenuta proverbiale per indicare la miriade di tesori pronti a essere scoperti da chi sarà in grado di apprezzarli; sedotta dal concetto, l’anno scorso una startup newyorkese – fondata da ex dipendenti di Google e Microsoft – ha scelto proprio l’ostrica come nome della società e del suo prodotto di punta. Oyster, appena lanciata per iOS (per ora solo in USA e su iPhone), è a tutti gli effetti un vero potenziale scrigno di tesori per tutti gli appassionati di lettura: o, come hanno sinteticamente definito altri, Netflix (o Spotify) per i libri.
L’idea dietro Oyster è molto semplice. Per 9.95 dollari al mese gli utenti possono leggere tutti i libri che vogliono, tratti da un catalogo di centomila titoli. Il numero è in costante aumento e non tiene ovviamente conto dei testi in public domain, cioè liberamente scaricabili. In altre parole Oyster è una sorta di tessera per una biblioteca virtuale, ideale soprattutto per chi legge parecchio e non ha particolare interesse a possedere fisicamente i volumi. Anche se nella lista dei disponibili non ci sono tutti i nuovi besteller, si possono già trovare parecchi testi interessanti: per dirne qualcuno, da Everything is Illuminated di Jonathan Safran Foer a Life of Pi di Yann Martel, passando per i romanzi di Tolkien o l’imperdibile antologia annuale BASS, Best American Short Stories. Per ora l’applicazione, gratuita, è scaricabile solo su invito, ma gli screenshot trapelati mostrano un’interfaccia molto curata, con una certa attenzione per la tipografia e le immancabili funzioni dedicate al social reading che gli utenti di Goodreads, Anobii e servizi similari tanto amano.
La possibilità di prendere a prestito invece di acquistare è indubbiamente interessante: d’altronde le biblioteche pubbliche esistono da centinaia di anni e non accennano a perdere fascino. C’è però da chiedersi quanto successo possa avere un’applicazione del genere in Italia, mercato non propriamente noto per la quantità (e qualità) dei suoi lettori, e dove le dinamiche editoriali sono assai complicate. Di sicuro, pochi giorni dopo il colpo da maestro di Amazon con Kindle Matchbook, le startup indipendenti lanciano un segnale chiaro, tutt’altro che rassegnate a fare da spettatrici.
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