Svelato il mistero del “brick”, una rivoluzione alle porte?

Qualche giorno fa vi avevamo parlato del “brick”, un nuovo misterioso prodotto che, secondo i ragazzi di 9to5 Mac, Apple si appresterebbe a lanciare sul mercato. In tale occasione abbiamo tentato di capire a cosa potesse riferirsi il nome in codice “brick” (mattone) formulando le più svariate ipotesi. Durante il fine settimana proprio Seth Weintraub di 9to5 Mac ha finalmente rivelato che cos’è il “mattone”. Tutto il Mac Web era fuori strada. Non si tratta di un nuovo prodotto, ma di una rivoluzione ad un  livello più alto (sempre che il rumor diventi realtà):

Il MacBook brick è un blocco di alluminio aeronautico di alta qualità. E’ il principio. Il principio di cosa? E’ il principio del nuovo processo industriale ideato da Apple per produrre i MacBook. […] L’azienda si è impegnata negli ultimi anni a creare un processo produttivo completamente nuovo che prevede l’utilizzo di lasers e getti d’acqua ad altissima pressione per ricavare il MacBook da un mattone d’alluminio.

Un nuovo processo produttivo che prevede l’utilizzo di un mattone di alluminio da cui Apple ricaverà direttamente i nuovi laptop, dunque. Secondo l’affidabile fonte che ha rivelato a 9to5 Mac questa indiscrezione si tratterà dell’innovazione più importante per Apple da dieci anni a questa parte. I vantaggi di una simile scelta sarebbero evidenti: una tecnologia che la concorrenza potrebbe solamente inseguire per gli anni a venire e che porterebbe sul medio/lungo termine ad un notevole abbattimento dei costi (proprio come promesso da Peter Oppenheimer l’estate scorsa; potrebbe essere questa la product transition di cui tanto si è parlato?).

Dal punto di vista prettamente tecnico i vantaggi di un simile processo di realizzazione sono a dir poco notevoli. Il fatto che l’intera scocca del computer possa essere ricavata da un unico blocco di metallo conferirebbe ai MacBook resistenza e leggerezza ineguagliabili. Allo stesso tempo le viti diverrebbero superflue e non ci sarebbe bisogno di piegare l’alluminio evitando completamente la creazione di punti strutturalmente più deboli. Infine un simile processo darebbe ai progettisti di Apple una libertà creativa mai vista prima nella realizzazione della struttura del computer, che verrebbe letteralmente stampato tridimensionalmente a partire dal blocco di metallo intonso. La tecnologia per mettere in pratica tutto questo esiste già ed è utilizzata nel settore aeronautico e aerospaziale.

Ma non è tutto. Apple si appresterebbe ad introdurre una rivoluzione di scala ben più ampia, che andrà oltre la semplice adozione di un nuovo processo produttivo. Sembra infatti che uno dei principali motivi di questa svolta epocale sia quello di smarcarsi gradualmente dai produttori orientali. Se fino ad ora Foxconn e altre aziende cinesi si sono occupate in toto della produzione vera e propria dei prodotti Apple, l’introduzione di questo innovativo procedimento permetterebbe all’azienda di Cupertino di aprire nuove fabbriche nel cuore degli Stati Uniti. L’alto livello di automazione previsto e l’esiguità del personale richiesto in una fabbrica di questo genere permetterebbe ad Apple di non doversi preoccupare del costo del lavoro e allo stesso tempo consentirebbe ad Apple di raggiungere un livello di autonomia e auto-sostentamento produttivo che la concorrenza potrebbe davvero solamente sognare. I costi energetici potrebbero venir abbattuti realizzando impianti autosufficienti grazie allo sfruttamento delle energie alternative.

Il costi per la realizzazione di un simile impianto sarebbero enormi – nell’ordine di miliardi di dollari – ma per Apple non sarebbe affatto impossibile sostenere una simile spesa, grazie al patrimonio di circa 20 miliardi  accumulato dall’azienda nel corso degli ultimi anni. Steve Jobs infine non è nuovo all’idea di una fabbrica simile a quella che stiamo qui ipotizzando. Nel 1990 gli innovativi ma costosissimi NeXTcube della NeXT, l’azienda che Jobs fondò nel 1985 dopo che fu allontanato da Apple,  venivano realizzati in un impianto all’avanguardia situato nei pressi di Fremont, California, da macchinari che rappresentavano lo stato dell’arte della la robotica e dell’automazione industriale per il settore elettronico. El Jobso si era impegnato anima e corpo nella realizzazione di tale fabbrica, tanto da “esserne fiero al pari del computer” che doveva produrre. Ci vollero più ingegneri per realizzare il futuribile impianto di quanti ne richiese la progettazione del computer stesso. Una traccia dell’esperienza NeXT l’abbiamo proprio sotto il naso. Mac OS X fu realizzato da Apple a partire da NeXTstep, il sistema operativo *NIX che girava sui NeXtcube. E’ dunque arrivato il momento di traslare nel futuro un’altra importante fetta di quella esperienza Jobsiana di fine anni ottanta?

L’attesa per scoprire se questo rumor corrisponde a verità è ormai molto breve. I nuovi MacBook, i primi computer ad essere realizzati con questo innovativo (e, lo ricordiamo, ancora ipotetico) processo produttivo dovrebbero arrivare il 14 di ottobre. Già da domani saremo in grado di sapere se martedì prossimo si terrà un nuovo special event perché in tal caso Apple dovrebbe iniziare a distribuire gli inviti ufficiali alla stampa.

E voi che ne pensate di questo mega-rumor?

19 commenti su “Svelato il mistero del “brick”, una rivoluzione alle porte?”

  1. Bhè, come sempre – e se è vero!! – Apple innvoa.
    E gli altri corrono.

    ..ma tra le cose più interessanti di questa vicenda, penso sia il prezzo che potrebbe saltare fuori per ogni macchina: se davvero questa catena è così concorrenziale ci potrebbe essere un abbatimento dei prezzi di cui noi gioveremmo con estrema gioia, no??

    Rispondi
  2. Case fatti col “Brick”, processori della PA Semi e Apple si affranca completamente dalla dipendenza dalla Cina, mantenendo probabilmente i costi immutati, se non addirittura riducendoli. Un bel colpo. Forse vedremo davvero un iiiMacBook (da eeePC della Asus) a prezzi concorrenziali…
    Ora che ci penso non mi dispiacerebbe avere un miniportatile Mac a 200€…

    Rispondi
  3. io penso che il primo aprile è lontano, ma è possibile che in america caschi in ottobre.
    un mac senza viti… e se si rompe qualcosa dentro? lavorano in artroscopia? on ci credo.

    Rispondi
  4. fantastico!!
    ho sentito dire che solo i nuovi macbook entry level si chiameranno brick
    mentre la fascia pro sarà venduta con un packaging rivoluzionario,
    incastonati nella pietra
    e solo i più valorosi utenti potranno estrarli, il nome sarà macbook Arthur.

    smettete di usare il bold a caso?

    Rispondi
  5. A partire dal pieno mi pare però una gran cavolata… come fai a ricavare una lamiera dal pieno attraverso taglio ad acqua?!? Mi ci sto arrovellando parecchio ma mi pare una soluzione un pò troppo costosa e lenta perchè il taglio ad acqua è preciso, non necessita di finitura finale, ma non è molto veloce nell’asportare materiale soprattutto se molto spesso… c’è qualcosa che non va… la spiegazione è molto vaga… dal pieno in genere si ricavano stampi per lavorazioni successive non lamiera..

    Rispondi
  6. @ Camillo Miller:
    non per mettere in dubbio il vostro lavoro ( che reputo al di sopra di molti altri blog del settore che scrivono solo quanto gli provochino un erezione mostruosa le nuove cuffie in ear o interi articoli su “ehi hai visto come è magro steve jobs?” )
    ma l’uso del grassetto è lasciato abbastanza al caso, quando dovrebbe essere usato per sottolineare solo poche frasi di rilievo all’interno di un articolo per focalizzare l’attenzione.
    Un esempio di un buon uso del grassetto è http://cosafaicopy.splinder.com/
    ( non è spam ho preso il primo che mi capitava sotto mano potete pure oscurarlo ma almeno guardatelo voi )

    tu mi dirai: ma è usato per segnalare i link!
    io risponderò: esatto.

    Insomma…
    prendetela come critica costruttiva per migliorare un già ottimo lavoro, non siete obbligati ad ascoltarmi ;)
    Saluti baci e continuate così !

    Rispondi
  7. @ Andrea Sghedoni:

    Tranquillo Andrea, gli appunti educati e costruttivi come il tuo non possono che essere ben accetti :-)

    Diciamo che il nostro tentativo è solitamente quello di dare profondità al testo e di aumentarne la leggibilità fornendo degli appigli visivi con l’uso del grassetto che sottolineino successivi passaggi concettuali.

    Grazie del consiglio ;-)

    Rispondi
  8. 1. c’è uno spreco di materiale allucinante…altro che abbassamento dei costi di produzione…
    2. le viti non le usano più? e scusa, come stanno assieme i pezzi? per magia?
    3. sarà anche un nuovissimo processo, ma il risultato scommetto che sarà molto simile agli attuali macbook pro…una piastra sotto, una sopra e lo schermo… tutto li…

    Rispondi
  9. Sono stato Mac user per piu di 4 anni,
    usavo la maggior parte del mio tempo solo parallels , virtual pc , vmware e applicazioni Windows, ho deciso di tornare ad un PC per tanti validissimi motivi che non sto qui ad elencare ..

    vi dico solo , svegliatevi dal sonno.

    Rispondi
  10. @ FraBar:
    Interessante visto che i Mac Intel sono disponibili solamente da due anni (usare virtual pc non era minimamente paragonabile a quanto si può fare ora con Parallels e Fusion). Praticamente hai fatto lo switch e non hai mai imparato ad usare Mac. Mi dispiace per te. Buona fortuna.

    Rispondi
  11. Scusate la mia intromissione, anche io come frabar usavo Virtual PC nei vecchi Mac per XP e devo dire anche più di quattro anni fa. Sono tornato ai PC dopo aver acquistato un MacBook l’anno scorso, dopo una lunga rilfessione ho preferito Vista Sp1 a Leopard , e l’unica ragione che mi ha fatto vendere il MacBook è stata la GPU , per il mio lavoro ho bisogno di una scheda video performante oltre ad avere una Cpu di rilievo . Bootcamp non basta mi spiace , osservo il mondo Mac perchè amo la tecnologia ma i prodotti Apple non sono per me.

    Rispondi

Lascia un commento