Il dietro-front è espresso in una lettera di Bob Mansfeld, Senior Vice President of Hardware Engeneering, volto noto grazie ai celebri video di presentazione dei nuovi gingilli Apple:
“Ci siamo recentemente messi in contatto con diversi leali clienti Apple che sono stati delusi nello scoprire che avevamo rimosso i nostri prodotti dal sistema di valutazione EPEAT. Riconosco che si è trattato di uno sbaglio. A partire da oggi, tutti i dispositivi Apple torneranno a far parte del EPEAT.
È importante sapere che il nostro impegno per la protezione dell’ambiente non è mai cambiato, e che oggi è più forte di sempre. Apple produce alcuni tra i prodotti ambientalmente più responsabili in tutta l’industria”.
Il testo, pubblicato sulla pagina enviroment di Apple.com, sarebbe anche stato spedito dall’indirizzo personale di Mansfeld a tutti i clienti che avevano espresso il loro dubbio sulla decisione presa negli scorsi giorni.
A confermare l’impegno di Apple anche una lettera del CEO di EPEAT, Robert Frisbee:
“Ascoltiamo i pensieri forti e creativi di Apple riguardo lo sviluppo dei nuovi standard. Il risultato deve supportare una nova direzione per il design e la sostenibilità, al contempo supportando l’ambiente e il mercato per tutti i prodotti eleganti e dalle alte performance della compagnia”.
Nel frattempo il MacBook Pro con Retina Display, praticamente impossibile da disassemblare, accusato di essere la vera ragione per l’allentamento di Apple dall’EPEAT, compare tra i dispositivi certificati con il marchio Gold.
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Brava Apple. Le grandi compagnie si riconoscono anche dalla capacità di capire quando si è fatto un errore.
Ottima Apple.
dai ragazzi magicamente il pomo della discordia diventa certificato gold... la serietà dove sta?
A questo punto che valore ha l'EPEAT?
Il prodotto è ancora lo stesso... che razza di certificazione è ?!
l'intera vicenda dimostra perfettamente come la certificazione EPEAT sia solo una buffonata alla quale è necessario aderire per ragioni commerciali
ridicoli e farabutti. tutti!
(e schifosi gli *evidentissimi* accordi sottobanco)
A parte lo scivolone mediatico, che con Steve Jobs non sarebbe mai avvenuto, la cosa più grave è che la Mela ha mentito dicendo che era uscita dalla certificazione ambientale perché ormai inadeguata. Ha dimostrato così di fregarsene dell'ambiente e di pensare solo al fatturato, ma c'è da scommettere che la cosa non finisce qui: http://www.creuzanews.com/?p=1455
@Francede23:
a me francamente non pare uno scivolone mediatico, anzi… tanto di cappello per questa presa di posizione così seria: hanno sbagliato e l'hanno pubblicamente ammesso.
Effettivamente i prodotti Apple stanno andando in una certa direzione a livello componentistico, questo presuppone che anche la EPEAT dovrà allinearsi ai nuovi sviluppi tecnologici, perché non è solo Apple che assembla con la colla. Ci sono già altri prodotti Apple che non sono classificabili, questo significa che la compagnia che assegna questi certificati dovrà darsi una mossa e aggiornare i propri standard, ridefinendoli in funzione del mercato in evoluzione.
Mamma mia quanto astio
Io non capisco cosa stiate dicendo
Confondete la difficoltà di riparabilità con lo smaltimento, che peraltro è solo uno dei valori di epeat
Il fatto che molte parti siano incollate non significa che sia difficile strappare via lo schermo dalla copertura in alluminio o che sia particolarmente difficile staccare le batterie e le altre componenti elettroniche (che vengono fuse per estrarne i metalli preziosi)
E cmq anche la riparabilità è garantita da Apple che fornisce un assistenza completa a prezzi in linea a quelli degli altri portatili
Tutta la polemica nasce da fixit che non riesce a vendere i kit per il disassemblaggio e le parti di ricambio per questo genere di prodotti
@Olmi no: condivido al 100%!
@Olmi no: Hai perfettamente ragione! Condivido in pieno anche io! In ogni caso però con Steve Jobs non sarebbe successo, intendo Apple non avrebbe fatto un passo indietro per l'EPEAT avrebbe semplicemente continuato a spingere per un nuovo riallineamento degli standard dell'agenzia.
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