Prototipo di iPhone 5 perso in un bar (di nuovo): cosa sappiamo finora

Il Cava 22, nel Mission District di San Francisco

Dopo le barzellette sui carabinieri nasceranno quelle sugli ingegneri Apple che si sbronzano nei bar della California del Nord e perdono preziosissimi protitipi di iPhone? Ebbene sì, ci risiamo. Un altro prototipo, dopo quello dell’iPhone 4 smarrito lo scorso anno e “recuperato” da Gizmodo, è finito nelle mani sbagliate dopo una notte brava a base di alcolici. Quest’anno è il turno della tequila, l’anno scorso era birra. Per quanto in quest’occasione la storia non sembri così succosa come nel 2010 (forse perché non è coinvolta un editore che ha comprato merce considerata rubata) ci sono alcuni particolari interessanti. Come il fatto che almeno un investigatore privato al soldo di Apple abbia fatto un po’ più di quanto in proprio potere per cercare di recuperare il dispositivo perduto.
Cerchiamo di ricostruire brevemente la storia sulla base di quanto è dato sapere ad oggi.

A piazzare il primo scoop è CNet, che la scorsa settimana pubblica un articolo in cui racconta della scomparsa, avvenuta a fine luglio, di un prototipo di iPhone 5 presso il locale Cava 22. E’ un tequila-lounge che fra le altre cose, secondo Cnet, serve anche una ceviche di gamberi marinati al lime.
A spifferare la storia è una fonte anonima; il proprietario del locale non sa nulla ma ricorda che poco più di un mese fa qualcuno o ha chiamato insistentemente per chiedere informazioni su un iPhone smarrito.

La faccenda si complica. Nel tentativo di recuperare l’iPhone smarrito alcuni investigatori Apple si sarebbero presentati a casa di tale Sergio Calderòn, un ventiduenne di Bernal Heights che pur ammettendo di essere stato al cava 22 in quelle sere, afferma di non essere in possesso di alcun iPhone non suo. Il sistema di tracciamento satellitare aveva suggerito agli investigatori che quello era il luogo in cui cercare. La palla, giornalisticamente parlando, passa al San Francisco Weekly, secondo cui in quel momento succede qualcosa di grave e soprattutto illegale: alcuni “agenti Apple” si sarebbero presentati come poliziotti del SFPD, un illecito che in California è punito con un anno di reclusione. A confermare questa ipotesi c’è la prima testimonianza di Calderòn, che dice di aver lasciato entrare un paio di uomini perché riteneva che fossero agenti del SFPD, e quella del Lt. Troy Dangerfield del dipartimento di polizia di San Francisco, secondo cui dagli atti non risultava che alcun agente avesse fatto “visita” a Calderòn in quel periodo.

A smentire questa ipotesi, almeno in parte, è però lo stesso SFWeekly, che in un follow-up riporta una precisazione del Tenente Dangerfield: alcuni agenti in borghese si sono effettivamente presentati a casa del ragazzo in compagni di due investigatori Apple. Uno di questi era tale Anthony “Tony” Colon (foto a sx – con dei nomi così questa storia sarebbe degna di un racconto di Raymond Chandler) che ha lasciato a Calderòn un biglietto da visita con il suo numero di telefono. E’ attraverso quel numero che il SFWeekly ha potuto identificare l’investigatore. Contattato telefonicamente dal SFWeekly, Colon ha confermato di lavorare per Apple, come asserito per altro nel suo profilo LinkedIn – Senior Investigator at Apple Inc – che poche ore dopo lo scoop era già sparito.

A quanto è dato sapere il motivo per cui il Ten. Dangerfield in un primo momento non ha confermato la “visita” a casa Calderòn è che di quell’evento non c’è un rapporto scritto e nulla è stato protocollato. Del resto non era stato spiccato alcun mandato di perquisizione e lo stesso Calderòn ha confermato al giornale che dopo le presentazioni di rito con gli agenti fuori dalla sua porta è stato lui che ha consentito a due di loro di frugare un po’ in casa sua senza chiedere un mandato. Uno di quei due era Tony Colon. Anche l’altro era probabilmente un investigatore Apple: secondo Dangerfield gli agenti in borghese hanno soltanto accompagnato i due detective all’appartamento ma hanno poi atteso fuori dalla porta.

I report sono contrastanti e non chiariscono fino in fondo la dinamica dei fatti, ma una cosa è certa: in questa storia c’è del torbido e Apple farebbe bene a fare chiarezza. Il tenente Dangerfield ha confermato che continuerà ad indagare sull’accaduto, per capire se sia vero quello che ha affermato Calderòn, cioè che tutti si sono presentati come agenti del SFPD e che non avrebbe fatto entrare nessuno se non avesse pensato che si trattasse di poliziotti.
Potrebbe trattarsi di un fattaccio già rientrato sotto controllo oppure di una crisi pronta ad esplodere. Nel secondo caso sarebbe la prima per Apple con Tim Cook al comando e sarà interessante vedere come risponderà ufficialmente l’azienda. Che fine abbia fatto il prototipo scomparso rimane un mistero. Forse, dice Cnet, è già stato venduto su Craigslist a qualche ignaro acquirente.
Nel frattempo occhi aperti se capitate in un bar californiano, e guardate bene per terra. Ci sta che troviate un iPad 3 smarrito da un ingegnere ubriaco. Di vodka stavolta.

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