Computer indossabili, che si interfacciano con gli smartphone e sono in grado di aumentare l’integrazione fra il digitale e la vita di tutti i giorni, sempre più “always connected”. E’ una delle prospettive tecnologiche su cui sia Apple che Google sarebbero al lavoro da almeno un anno. Lo scrive il sempre ben informato Nick Bilton su Bits, il blog tecnologico del New York Times, in un articolo dedicato alle soluzioni tecnologiche ad uno dei problemi introdotti dalla crescente popolarità degli smartphone, ovvero l’isolamento generato da dispositivi la cui interfaccia è ancora totalmente basata su uno schermo in cui ci siamo auto-costretti a guardare con frequenza sempre maggiore. Osserviamo le nostre vite digitali fissando uno schermo, scrive Bilton, come tanti Narciso sul bordo di uno stagno virtuale.
Nel corso dell’ultimo anno sia Google che Apple avrebbero iniziato seriamente a pensare a delle soluzioni a questo problema. Vari team all’interno dei segretissimi Google X labs e almeno un piccolo gruppo di ingegneri in quel di Cupertino pare abbiano già messo a punto alcune proposte per il futuro. nel caso di Google si tratterebbe di periferiche che una volta connesse ad un capo di vestiario possono interfacciarsi con uno smartphone Android.
Nei progetti di Apple ci sarebbero invece dispositivi in grado di estendere le potenzialità dell’iPhone, o addirittura inviare informazioni ad un iPod. Sarà un caso, ma il modello nano nella sua ultima incarnazione è realizzato proprio per essere costantemente indossato, magari come orologio. Siri, l’assistente virtuale comandata dalla voce dell’utente, sarebbe inevitabilmente parte integrante di soluzioni simili.
Fonti affidabili avrebbero descritto a Bilton un primo prototipo già realizzato, vale a dire un iPod con schermo curvo da indossare al polso che può essere comandato tramite la voce grazie a Siri.
La sperimentazione nel campo del wearable computing non la fanno certamente solo Apple o Google. Anzi, c’è chi ha già provato a commercializzare un prodotto basato su questi principi, e non è un buon inizio. Jawbone, nota marca che produce accessori per iDevice, con il suo UP (braccialetto interfacciabile con iOS per la raccolta costante di informazioni biometriche) ha provato a irrompere in un mercato in cui non esiste praticamente concorrenza ma per adesso ha fallito clamorosamente. Il braccialetto funziona male o non funziona del tutto per la gran parte degli acquirenti e l’azienda ha istituito a tempo di record un programma di restituzione o rimborso per tutti coloro che hanno comprato un UP da quando è stato commercializzato.
Insomma, prodotti promettenti ma che hanno bisogno ancora di essere “rifiniti” e il cui scopo rimarrà, in ultima analisi, non quello di sostituire gli smartphone, sia chiaro, ma piuttosto di venderne sempre di più trasformandoli in hub portatili e compatti, vera e propria regia mobile della nostra vita digitale.
Patrick 20/12/2011 il 12:01
Se già le attuali ricerche mediche indicano che a lungo andare è dannoso alla salute stare troppo tempo col cellulare, vedremo a che punto si arriverà con la roba che addirittura si indossa..
roro_ch 20/12/2011 il 14:09
mmmh su wikipedia sarebbero richieste citazioni…. che ricerche mediche e cosa intendi per attuali?
Steele 20/12/2011 il 14:26
Quel braccialetto è stata una vera cretinata, ma i dispositivi tipo iWatch sono una realtà già in vendita o che verranno commercializzati a brevissimo tempo, basta cercare termini come watchphone o smartwatch o wimm. Saranno certamente il nuovo business dei prossimi anni. C’è anche un sito in italiano dedicato solo a questi, http://www.thelongrun.it