L’idea di Apple di realizzare dispositivi con processore M1 è stata alquanto rivoluzionaria, abbandonando la dipendenza da Intel e dimostrando di essere un’azienda sempre più autonoma.
Una scelta che ha ben pagato, con un enorme successo per questi dispositivi con processore M1, diventati richiestissimi sul mercato. C’è però un problema di fondo che si sta diffondendo rapidamente nelle ultime settimane, ossia sempre più hacker pronti ad attaccare i dispositivi Apple con processore M1.
In poco tempo c’è stata una grande proliferazione di malware ideati appositamente per questo tipo di chipset, alcuni sono stati addirittura creati nativamente per il processore M1. Molti ricercatori ed esperti del mondo della sicurezza web hanno evidenziato quest’aumento di malware diretti ai dispositivi Apple con il nuovo chipset M1 ed uno di questi esperti, Patrick Wardle, ha notato come sia un fenomeno sempre più crescente ed inarrestabile.
Il problema di queste varianti malware ideate appositamente per il processore M1 di casa Apple, è che riescono anche a non essere individuate dai tantissimi software anti-malware. Sono in grado di sfuggire facilmente ai controlli di sicurezza. Wardle ha già affermato che, durante l’evento Black Hat USA sulla sicurezza informatica, mostrerà tecniche precise per riuscire a scovare questi software malevoli.
La situazione è sembrata fuori controllo nelle ultime settimane, tant’è che mentre i malware individuati nel mondo Windows sono in netto calo, si parla del 24%, per quel che riguarda invece il mondo Mac c’è stato un netto aumento, arrivando al 31%. Ciò evidenzia come i vari hacker abbiano trovato terreno più fertile nel campo Apple per la diffusione di questi virus, principalmente da quando l’azienda di Cupertino ha deciso di affidarsi a processori autonomi ed indipendenti. Mentre insomma precedentemente i vari malware individuati in ambito MacOS provenivano da Linux e Windows, ora nascono direttamente dal mondo Apple.
Un’altra importante annotazione fatta da Wardle è che i vari sistemi anti-malware si sono confermati molto più efficaci per la piattaforma Intel, insomma era più facile individuarli, mentre con i processori M1 l’individuazione del virus è risultata nettamente più complessa. Ciò è stato notato nonostante venisse utilizzato lo stesso pezzo di codice.
Bisogna a questo punto pensare ad un aggiornamento di questi programmi anti-malware, non più efficaci per il chipset ideato dalla casa di Cupertino. Parliamo comunque di una piattaforma giovane, nata da poco ed i vari sistemi di sicurezza hanno dovuto adeguarsi a questo cambiamento, ma non è escluso nel tempo l’implementazione di sistemi di sicurezza direttamente via hardware per superare tale problematica.
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