Adobe ha fatto sapere ieri che la nuova versione di Photoshop che verrà distribuita con la Creative Suite 4.0 supporterà l’architettura a 64-bit solamente su Windows, mentre i Mac User dovranno “accontentarsi” di una versione a 32-bit. Questa disparità di trattamento non è da attribuirsi al cattivo sangue che ultimamente sembra correre (Flash su iPhone vi dice nulla?) fra Adobe e l’azienda di Cupertino, bensì all’utilizzo da parte del produttore della Creative Suite del set di API Carbon -di cui Apple non ha sviluppato una versione a 64-bit- per lo sviluppo di Photoshop CS4.
Apple offre agli sviluppatori due interfacce di programmazione: il framework Cocoa, che consente di scrivere applicazioni a 64-bit, e la più datata Carbon, che si configura più come un set di API specifiche che consente di creare un framework personalizzato da parte degli sviluppatori. Vista l’ampia diffusione di quest’ultima, Apple aveva annunciato al WWDC 2006 l’intenzione di svilupparne una variante a 64-bit da integrare in Mac OS X 10.5.0 Leopard parallelamente a Cocoa, per poi annunciare l’abbandono del progetto un anno dopo. Adobe, invece di investire subito sul porting di Photoshop e della Creative Suite da Carbon a Cocoa, ha preferito continuare a sviluppare i propri software con le vecchie API, sperando in questo modo di risparmiare tempo e denaro in attesa di un implementazione successiva del supporto a 64-bit.
Per colpa di chi? I tempi di sviluppo e di aggiornamento di un’applicazione mastodontica come Photoshop (e annessi plugin) sono tuttavia molto lunghi e così quando Apple ha annunciato al WWDC 2007 che non ci sarebbe stato nessun set di API Carbon a 64-bit, Adobe è letteralmente caduta dalle nuvole. La roadmap di sviluppo è stata immediatamente cambiata per virare verso il porting di Photoshop, ma un passaggio completo verso Cocoa e dunque il supporto ai 64-bit su Mac non arriverà sicuramente prima della versione 5.0 della Creative Suite. A difesa di Adobe va precisato che un porting di un applicazione complessa come Photoshop da Carbon a Cocoa non è mai stata compiuta prima. Final Cut Studio, ad esempio, nonostante sia diventato un software della scuderia Apple ormai da nove anni, è ancora sviluppato in Carbon. Con la nuova versione di Lightroom, prima applicazione di Adobe ad essere sviluppata completamente in Cocoa, la software house ha dimostrato di essere all’altezza di questa impresa.
Il motivo per cui Apple ha deciso di interrompere lo sviluppo di una versione a 64-bit di Carbon non è chiaro ma è probabilmente legato al ritardo nell’uscita dell’ultima versione del sistema operativo di Cupertino. Apple ha deciso in tale occasione di concentrare le forze su aspetti prioritari tralasciando una feature che sarebbe stata inutile per la maggior parte degli utenti consumer. Lo ha potuto fare in piena coscienza, consapevole della disponibilità dell’alternativa Cocoa per lo sviluppo di applicazioni a 64-bit.
Problema relativo. Anche se la notizia lascia un po’ di amaro in bocca a grafici e fotografi professionisti, la situazione non è poi così grave. Innanzitutto è necessario tenere conto che un applicazione a 64-bit non è automaticamente il doppio più veloce del corrispettivo a 32-bit. Poi sarebbe interessante vedere qualche grafico di vendita di Vista a 64-bit per capire in quanti, anche fra i professionisti sfrutterebbero realmente una versione a 64-bit del software di Adobe. Inoltre, mentre su Leopard è implementato di default il supporto all’architettura a 64-bit, solo la versione Ultimate del sistema operativo di Microsoft (per tutti voi a soli 599 Euro) è dotata di un disco per l’installazione a 64-bit; per tutte le altre versioni è necessario ordinarlo a parte.
Anche John Nack, Senior Product Manager di Adobe, ha rassicurato gli utenti Mac e ha riportato il risultato di alcuni test che mostrano come Photoshop CS4 a 64-bit sia più veloce solamente dell’8-12% rispetto alla versione a 32-bit. Il vero guadagno si ha nella gestione di file di dimensioni dell’ordine di qualche GB, su sistemi dotati di più di 4 GB di RAM. Forse non del tutto consapevole che alcune delle migliori reflex digitali arrivano a poco più di 20 Megapixel, Nack ha portato ad esempio l’apertura di un’immagine da 3,75 gigapixel su un sistema 4-core con 32 GB di RAM: con la versione a 64-bit l’apertura è stata dieci volte più veloce. Se alla NASA non avessero a disposizione il supercomputer Columbia, sarebbero sicuramente contrariati.
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come si suol dire… mezza pena =)
La notizia non mi rende molto felice, speriamo che non sia il preludio di altro…
Secondo me si è trattata di una semplice mancanza di dialogo…
Mancanza di dialogo? Ma se è da quasi 10 anni che avrebbero dovuto riscrivere PS in Cocoa!
In realtà avrebbero già potuto accelerare diverse funzioni appoggiandosi a Core Image. Mi dispiace che si sia seduta così sugli allori Adobe.
@teo vero che si è seduta sugli allori ma riscrivere un programma come Photoshop in Cocoa è un impresa titanica. Il problema è anche la base di codice condivisa fra le versioni Mac e Win. Sarebbe stata da riscrivere pure quella. Ora effettivamente Adobe è costretta a farlo e gli costera molto di più che se avesse cominciato un paio di ani fa….
Sempre che lo faccia … in termini di numeri ho il sospetto che ritengano economicamente piu’ interessante dedicarsi a versioni per win
ahahahaha che patetico articolo, saturo di ridicole giustificazioni.
Su con la vita, d’altronde a cosa servono 64 bit su un bidone hardware come quello del mac.
qui si va a 64 bit, voi dove siete rimasti? non vi si vede più hahahahaha
valma dice:
parole sante