La prima cosa che bisogna dire è che OS X Mountain Lion sembra molto poco una beta. L’installazione procede senza nessun intoppo e il sistema, una volta installato, è reattivo e molto performante. Molto di più delle equivalenti versioni dei suoi predecessori.
È ovvio che stringendo i tempi sulle “roadmap”, le versioni siano già più stabili fin dal principio ma come ben sappiamo, tra il dire e il fare… Ci son di mezzo sviluppatori e beta-tester prontissimi a fare le pulci ad ogni più piccolo difetto. E ci mancherebbe altro.
In ogni caso, come potete vedere dallo screenshot qui a sinistra, il Mac su cui lo stiamo testando, sebbene non di ultimissima generazione, è un Mac Pro “attrezzato per la felicità” (cit.) sul quale è stato dedicato un disco all’uopo proprio per la prova.
Una delle prime operazioni è stata quella di impostare Spotlight in modo da escludere l’indicizzazione almeno dell’altro disco su cui è installato Lion, perché il rischio di fare confusione tra le Applicazioni installate da una parte o dall’altra era veramente troppo alto.
Il problema è che le impostazioni di Spotlight (forse anche a causa del medesimo nome utente utilizzato in entrambi i sistemi) vengono “ricordate” da entrambi i sistemi. Quindi, posto che sul Disco 1 abbiamo Lion e sul Disco 2 Mountain Lion, se evitiamo di indicizzare il Disco 1 quando utilizziamo OS X Mountain Lion, al riavvio su Lion dovremo riabilitare l’indicizzazione sul Disco 1 e interromperla sul 2.
Contorto, ma in fondo comprensibile. Ne risente anche App Store che fa un po’ di confusione con le App effettivamente installate e abbiamo il sospetto che possa interferire con Aggiornamento Software, ormai integrato in esso:
Risolto questo “problema” abbiamo iniziato a utilizzare il sistema con tutte le sue novità.
Se in Mail, che passa dalla versione 5.2 alla 6.0 non abbiamo rilevato particolari novità (almeno a prima vista, perché sicuramente ce ne saranno), Safari riserva parecchie sorprese.
La prima è che molti server su internet lo interpretano come la relativa versione per iOS e quindi restituiscono le pagine come se le stessimo visualizzando da iPhone o iPad. TheAppleLounge non ha fatto eccezione, almeno nei primi momenti.
Questo non significa certamente l’unificazione (come qualcuno ha già paventato in rete). Safari 5.2 non è il Safari di iOS e si vede alla grande.
L’unificazione che salta all’occhio è quella del campo indirizzi con quello di ricerca, esattamente come su Google Chrome.
Sulla destra rimane invece sempre presente il pulsante “Reader” che diventa funzionale una volta caricata una pagina che ne consenta l’utilizzo.
Complessivamente la nuova versione di Safari sembra più veloce nell’utilizzo e non abbiamo riscontrato problemi di sorta né con le estensioni solitamente utilizzate, né con l’unico plugin considerato irrinunciabile: Glims.
Per ora quindi, il “passaggio” al nuovo sistema, sebbene non sia certamente da considerarsi nemmeno all’inizio, non ha provocato traumi.
Tralasciando volutamente Messaggi, che funziona esattamente come su Lion, iniziamo ad esplorare le novità di Mountain Lion, come Notification Center.
Per i patiti di Growl sarà una bella lotta decidere il da farsi, visto soprattutto che le nuove versioni del noto sistema di notifiche sono e saranno a pagamento, mentre Notification Center è incluso nel sistema e si sospetta un’integrazione quasi impossibile da raggiungere per le terze parti, viste le limitazioni attualmente imposte per la pubblicazione in App Store.
Diventa semplice infatti per gli sviluppatori interfacciarsi con Notification Center, con tutto quello che ne consegue. Ma disquisizioni a parte, è veramente utile e funziona piuttosto bene (ovviamente al momento non è molto affollato), riportando correttamente le mail e i messaggi che riceviamo, gli appuntamenti che abbiamo preso e i Reminder.
Questo è sicuramente un passo che fa assomigliare OS X a iOS e il passo successivo (solo nella nostra disamina, però) a questa integrazione è sicuramente iCloud. Grazie al nostro account iCloud infatti possiamo mantenere la sincronia tra ciò che succede sui nostri Mac e sui nostri dispositivi iOS.
Anche il “semplice” TextEdit ci chiede per prima cosa dove salvare i file che produciamo, se sul Mac o su iCloud.
Note si slega finalmente da Mail e diventa un’applicazione a sé, diventando così veramente molto utile. Intendiamoci, le note erano utili anche prima, ma così diventano decisamente più fruibili.
Nella sincronizzazione abbiamo avuto qualche iniziale problema, un po’ per colpa nostra (confusione tra ID) e un po’ per motivi al momento ancora oscuri.
Come si vede dall’immagine c’è stato qualche problema nel far digerire l’account al nostro Mac, ma dopo qualche tentativo e un riavvio ecco tornare tutto al proprio posto.
Le note sono perfettamente sincronizzate tra iOS e OS X e dopo i primi tentennamenti iniziali, tutte le modifiche avvengono in modo praticamente istantaneo da un lato e dall’altro.
Lo stesso dicasi per i Reminders e, ovviamente, per il Calendario.
Considerando che stiamo sempre parlando di una beta, anzi della prima beta di un nuovo OS, è strabiliante la stabilità offerta anche in questo caso.
Quello che sta al cuore del sistema spesso viene lasciato ai margini delle discussioni. Per lo più infatti, del Finder si parla molto poco. Forse lo si dà per scontato, ma in realtà è spesso la fonte dei bug più atroci e di lunga data che infestano (Mac) OS X.
Giunto alla versione 10.8, qualcosa sembra finalmente muoversi e, anche se ancora non lo abbiamo sottoposto a carichi di lavoro “importantissimi”, sembra aver perso alcune delle sue incertezze, soprattutto quando ha a che fare con connessioni di rete.
Grazie a iCloud collegarsi a un Mac da remoto diventa veramente semplicissimo e molto veloce, ferme restando le altre possibilità che abbiamo di collegarci remotamente.
Come potete notare, il Finder è così raffinato da riconoscere anche il tipo di Mac al quale tenta di collegarsi. Sarcasmo a parte (lo faceva anche prima), nelle operazioni comuni di copia e spostamento dei file con le quali abbiamo a che fare tutti i giorni, sembra comportarsi molto meglio della vecchia versione. Ma vi sapremo dire meglio dopo valutazioni più intensive ed estensive.
Se non bastasse, funziona anche bene. Il che non è poco.
Con l’andare del tempo non mancheranno le brutte sorprese che fanno spesso infuriare noi “smanettoni” e purtroppo non abbiamo ancora potuto provarne il funzionamento con reti Windows e Linux.
Ma se il buon giorno si vede dal mattino, possiamo ben sperare.
Una menzione a parte merita Gatekeeper, il sistema che discende direttamente da “Quarantena File” presente in Mac OS X a partire da Leopard e che dovrebbe garantire una maggior sicurezza nell’utilizzo di Applicazioni di terze parti.
Una cosa va detta fin dall’inizio: Gatekeeper non prende le decisioni al nostro posto, abbiamo sempre il pieno controllo del Mac e di ciò che vogliamo farne. Detto questo, tramite Gatekeeper, raggiungibile da Preferenze di Sistema \ Sicurezza e Privacy \ Generali, possiamo decidere fra tre livelli di autorizzazione per l’utilizzo delle applicazioni.
Possiamo infatti consentire il funzionamento alle applicazioni scaricate da:
Sentiamo gongolare gli amministratori di sistema. Infatti consentire l’installazione e l’uso solo di applicazioni delle quali siamo certi (e tramite MAS c’è qualcuno che si assume questa responsabilità al nostro posto) non è cosa da poco.
Le postazioni di lavoro sono quindi al riparo da utenti troppo propensi al “download selvaggio”. Sia ben chiaro, anche prima si potevano limitare ma così diventa molto più semplice.
D’altronde non è certo questa la funzione primaria di Gatekeeper. La sua funzione crediamo che sia quella di non doversi più preoccupare di certi problemi. È molto interessante infatti la scelta che include gli “sviluppatori identificati”, quelli cioè che includono un certificato personalizzato e rilasciato da Apple per firmare le proprie applicazioni.
Interessante, perché se Apple dovesse scoprire che quello sviluppatore distribuisce malware, può revocarne il certificato e inserirlo in una blacklist. A quel punto, OS X Mountain Lion non consente più l’avvio dell’applicazione, così come non lo consente se l’applicazione è stata modificata dopo che lo sviluppatore l’ha rilasciata.
Sappiamo che gran parte del malware che gira su Mac viene distribuito in questo modo, spesso attraverso copie pirata del software.
Ovviamente, come abbiamo già detto, Gatekeeper non ci impedisce di installare e utilizzare qualsiasi software desideriamo, se siamo gli amministratori di sistema.
Semplicemente ci avvisa, chiedendoci la password. E ci avvisa anche del fatto che dal momento in cui autorizziamo l’applicazione, questa girerà sempre sul nostro Mac, come si può vedere dall’immagine seguente.
Dove per “tutto il resto” intendiamo proprio le applicazioni di terze parti.
In questi giorni ne abbiamo installate parecchie e dobbiamo dire che fino a qui abbiamo riscontrato pochissimi problemi. Twitter, Dropbox, iStat Menus, Skype, VLC e altre ancora, non hanno dato il benché minimo problema finora.
L’uscita di VLC nella sua versione 2.0.0 anzi, può dare adito a qualche sospetto, ma funzionava bene anche la versione precedente. Sempre utile per quei file che Quicktime non apre di default.
Qualche inciampo, lo dobbiamo ammettere, s’è presentato con l’installazione della suite di Adobe CS 5.5, che richiede ancora l’installazione di una VM Java e attualmente risulta disponibile solo quella per Lion.
Il funzionamento dei programmi della suite non è per nulla fluido come su Lion e questo ci sembra anche piuttosto naturale, vista la complessità dei software di cui si sta parlando.
Dando per scontati enormi margini di miglioramento, al momento siamo riusciti a notare solo alcuni bug di tipo grafico (soprattutto all’interno di Preferenze di Sistema, come accavallamenti di caratteri e impossibilità di ridimensionamento delle finestre) e alcune piccole indecisioni nell’utilizzo di software di terze parti.
Ci sembra un’ottima beta, molto veloce e stabile.
Se tutto dovesse procedere come è iniziato, probabilmente Mountain Lion si appresta a diventare una pietra miliare di Mac OS X.
Non mancheremo di tenervi aggiornati con articoli più mirati nei prossimi mesi.
In vista dell’arrivo del Natale c’è già chi sta pensando di farsi un bel regalo…
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ma come mai continuano a chiamarlo OsX visto che è scomparso X11?
Possibile che non abbiate nemmeno un commento si questo?
Non mi sembra una mancanza da poco per tutti coloro che usano il mac un ambiente unix...
@ paolino paperino:
ma chissene.....a me basta che vada bene
ottimo articolo comunque!
@ paolino paperino: X11 e' ancora sviluppato, ed installabile. Visto che probabilmente il 90% (o piu'...?) degli utenti non lo usava mi pare una scelta tuttosommato condivisibile. Inoltre non e' certo x11 che rende OSX "simile" a UNIX..
una cosa che mi preoccupa decisamente: la visualizzazione della progressione all'interno dell'icone è molto carina e pucchosa e mi va bene, fino a quando però questo non vuol dire che sparisce la finestra fluttuante con il dettaglio su quanti MB mancano, quanti file e su cosa si sta copiando correntemente.
@ paolino paperino
OS X > OS 10 > OS DIECI
oltre ad essere probabilmente un vezzo per ricordare neXt
X11 non c'entra nulla con il nome di OSX
"come qualcuno ha già paventato in rete"
PAVENTATO? SI DICE "VENTILATO"
Da Treccani.it:
paventare v. intr. e tr. [lat. *paventare, der. di pavens -entis, part. pres. di pavere «temere, aver paura»] (io pavènto, ecc.; aus. avere). –
1. letter.
a. Aver paura, sentirsi intimorito: come verrò, se tu paventi Che suoli al mio dubbiare esser conforto? (Dante); in unione con un complemento (analogam. a temere): Ma ’l cervio par del veltro paventare (Poliziano).
b. Per estens., raro, sospettare, dubitare: ardireste voi p., ch’io frequentassi con passione mia cognata? (Goldoni).
c. Come trans., indicando la cosa che si teme: Non come soglio il folgorar pavento (Petrarca), non ho, come son solito avere, timore dei fulmini; s’altri è sì procace Ch’osi rider di te, costui paventi L’augusta maestà del tuo cospetto (Parini); paventò la morte Chi la vita abborria (Leopardi).
2. pop., region. Adombrarsi, detto degli animali.
ventilare v. tr. [dal lat. ventĭlare «sventolare, fare vento» (anche fig.), der. di ventus «vento»] (io vèntilo, ecc.). –
1.
a. Gettare in aria il grano con la pala, di solito contro vento, oppure farlo cadere dall’alto investendolo con una forte corrente d’aria prodotta artificialmente con opportune macchine (v. ventilatore, n. 3), allo scopo di liberarlo dalle scorie leggere, che così vengono portate via dal vento: v. il grano, il frumento. Analogam., v. il talco, lo zolfo, sottoporre il talco o lo zolfo, preventivamente macinati, a una corrente d’aria al fine di separare le particelle più leggere, che sono quelle più pregiate.
b. In senso fig., sviluppatosi per traslato del sign. precedente, esaminare, discutere (quasi a volere accertare, attraverso la discussione, quanto di buono, di opportuno, di vantaggioso ci sia nella cosa che si esamina); mettere innanzi, prospettare: v. una proposta, un’idea, un progetto; si ventila la sostituzione di alcuni ministri, o di sostituire alcuni ministri; essendosi ventilata questa materia in molte consulte, fu finalmente determinato che e’ si facesse uno consiglio di tutti i cittadini (Guicciardini); nella casetta di Lucia, erano stati messi in campo e ventilati disegni, de’ quali ci conviene informare il lettore (Manzoni).
2. Immettere e fare circolare aria esterna in un ambiente chiuso, per assicurarne il ricambio, con procedimenti e mezzi naturali (aprendo finestre, porte, ecc.) o artificiali (v. ventilazione): v. la casa, una stanza o l’ufficio, il negozio; impianti per v. cinematografi, teatri, officine, laboratorî, navi, miniere.
3. letter. o poet.
a. Fare vento a o su qualcuno o qualcosa: qual [piccioletto Amore] con ali di mille colori Giva le sparte rose ventilando (Poliziano); nel passivo, essere mosso dal vento: sopra li quali [capelli] uno velo sottilissimo si distende, ventilato dalle sottili aure con piacevole moto (Boccaccio).
b. Agitare al vento, nell’aria; riferito soprattutto alle ali: il giovane figliuolo della dea, ventilando le sante penne lucenti d’oro chiarissimo, con le fatte saette si partì di que’ luoghi (Boccaccio).
c. Come intr. (non usato nelle forme composte), ondeggiare al vento, sventolare: Fra sé lodando il dolce andar celeste E ’l ventilar dell’angelica veste (Poliziano). ◆ Part. pres. ventilante, anche come agg.: Vide tende infinite e ventilanti Stendardi in cima (T. Tasso), qui nel sign. intr., poet., di «sventolanti, ondeggianti nell’aria». ◆ Part. pass. ventilato, anche come agg., con il sign. 1 a del verbo: grano, talco, zolfo ventilato; più comunem., di luogo dove l’aria circoli con libero movimento: stanze ventilate; la casa è sempre ventilata; la villa sorge su un poggio in posizione ben ventilata. Si dice anche di macchine e congegni costruiti con accorgimenti tali da assicurare una buona ventilazione per l’asportazione di polveri e fumi o per il raffreddamento (in quest’ultimo sign. il termine è usato anche per armi da fuoco).
PER FAVORE IMPARATE L'ITALIANO!!!
l'impostazione di indicizzazione dei dischi con Spotlight viene "ricordata" su entrambe le installazioni di OS X perché viene salvata su un file nascosto all'interno del disco stesso ;)
E' imbarazzante vedere Note e Reminders spacciati come funzionalita' innovative di un "Sistema Operativo".
Sono solo applicazioni che possono piacere o meno. Personalmente Note e' peggio di Evernote (che almeno e' multi-piattaforma) e i reminder li trovo piu' utili integrati al calendario (iCal di Snow Leopard o BusyCal).
Forse nel prossimo OS X 10.10 "Aristogatto Romeo er mejo der colosseo" come feature straordinaria ci sara' Angry Birds integrato?
paolino paperino wrote:
paolino,
la X di OSX sta per 10 in numero romano. Molti si sbagliano e lo chiamano OS ics ma sarebbe OS ten.
cioè insomma è diventato mezzo windows vista...