Condé Nast ha svelato al New York Times i primi risultati dell’esperimento iPad, ovvero la digitalizzazione di alcuni dei titoli di punta dell’editore in una versione appositamente realizzata per il tablet di Cupertino e l’adozione del sistema delle in-app subscription imposto da Apple.
L’esperimento, per quanto sia ancora nelle fasi iniziali, è un successo. E sorpresa: il vero campione in termini di numero di abbonati è il New Yorker, vale a dire la più classica, meno “giovane” e meno multimediale fra le riviste digitali di Condé Nast disponibili su iPad. Pare proprio che tanti utenti iPad vogliano fare una cosa molto semplice: leggere ottimi testi.
In sintesi i numeri forniti da Condé Nast sulla readership del New Yorker sono questi:
Nell’ultima categoria rientrano anche quelli che, come il sottoscritto, si sono abbonati “settimanalmente” con il rinnovo automatico dell’acquisto. Da lettore del New Yorker posso confermare il trend: è l’unica rivista che acquisto consapevole che sto comprando qualcosa “puramente” da leggere (e non da leggere/guardare/ascoltare). Non è un caso che sul mio iPad solamente il New Yorker sia ospitato dalla medesima folder in cui si trovano anche iBooks e Instapaper.
I contenuti multimediali del New Yorker sono pochi, molto discreti e si può stare certi che se sono presenti è per un buon motivo. In poche parole: non sono mai un riempitivo e non sono mai superflui. Un’impressione confermata anche da Pamela Maffei McCarthy, editor del magazine: “C’è qualche fronzolo, ma prestiamo molta attenzione a questi aspetti. Ci chiediamo sempre se [un contenuto multimediale] aggiunga valore oppure no. Nel caso non ne aggiungano, fuori dalla finestra”.
Secondo gli esperti del settore le cifre sono molto buone e soddisfano chi ha investito in pubblicità sulla rivista, anche se ad oggi mancano ancora dati precisi sulle dinamiche d’uso da parte dei lettori della rivista digitale. E comunque sarà un caso, ma di tutti gli intervistati del pezzo del New York Times, l’intervento più marcatamente opportunista e dal minor valore aggiunto in tutto il pezzo del NYTimes è quello dell’investitrice pubblicitaria Robin Steinberg. Per fortuna il milione di abbonati cartacei del New Yorker e i nuovi abbonati digitali continuano a renderla una rivista con una solida base economica che garantisce una discreta indipendenza dai soldi degli inserzionisti.
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