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Acquisti in-app: un’intervista con gli sviluppatori di iFarmaci

Applicazioni gratuite che offrono la possibilità di “estendere” le funzionalità dall’interno attraverso gli acquisti in-app. E’ il modello economico che si sta imponendo sull’App Store soprattutto sulla scia di storie di successo come Candy Crush ed altre applicazioni che veleggiano sempre nella top-ten delle più redditizie dell’App Store.

Dopo il recente aggiornamento di Garage Band che consacra il modello degli acquisti in-app anche per applicazioni “di livello”, ne abbiamo parlato con il team di sviluppo di iFarmaci, a pochi giorni dal lancio di una versione free con upgrade a pagamento del noto prontuario farmacologico per iOS.

Come mai la scelta di modificare il “modello” di un’app di successo come iFarmaci creando una versione free con aggiornamenti in-app?
L’app iFarmaci che tutti conosciamo non è diventata free, rimane a pagamento, abbiamo introdotto una nuova versione autenticamente gratuita (=senza pubblicità, e non è una demo) che con gli acquisti in-app può essere integrata fino a diventare come l’ammiraglia. Anche le altre due app che abbiamo lanciato possono essere potenziate. Qui è disponibile uno schemino che riassume le caratteristiche di tutte le nostre app.

Quindi il prezzo alto di iFarmaci si è dimostrato, sul lungo termine, una barriera all’acquisizione di nuova utenza?
Non del tutto. Al contrario, è un po’ come con Apple stessa: pochi clienti ma buoni, il profilo è quello “high-spending” e alto livello di soddisfazione da parte degli utenti.

Pensate che il successo e la recente diffusione del modello free con acquisti in-app sia legato anche ad un’assenza di una modalità “di prova” su App Store (magari a tempo) che permetterebbe all’utente di testare con mano applicazioni costose prima di comprarle?
Una modalità di prova sarebbe l’ideale, anche perché il free con acquisti in-app e il freemium sono tentativi di simularla, ma la difficoltà è creare un’app abbastanza interessante perché sia scaricata e utilizzata, ma non al punto da rendere superfluo l’acquisto in-app delle altre funzionalità. Trovare il giusto bilanciamento non è facile e soprattutto non puoi fare esperimenti, non puoi ripensarci dopo che hai pubblicato (togliere feature e metterle a pagamento è il modo migliore per far incazzare gli utenti!);

Che cosa differenzia quindi iFarmaci free dalla versione completa, a pagamento, e dalle altre applicazioni della vostra “suite” farmaceutica?
C’è una linea “consumer” che va dalla free a iFarmaci Lite a iMieiFarmaci. la lite è il prontuario consumer completo. La free non ha i bugiardini, iMieiFarmaci ha in più gli armadietti con le scadenze. Poi c’è iFarmaci che ha le funzioni professionali (farmaci specialistici, farmacologia, note AIFA e informazioni supplementari). Non ha gli armadietti, disponibili come acquisto in-app.

Abbiamo cercato di mantenere coerenti i prezzi, in altre parole se compri tutti i singoli moduli spendi lo stesso, o pochissimo di più, che comprando direttamente le app equivalenti. Vediamo come va… sinceramente ci aspettiamo più di un commento del genere “4 euro per le monografie! ladri!” ma speriamo anche che, avendo offerto un’app comunque utile e non un semplice veicolo per gli acquisti in-app, non ci trattino malissimo…

Anche Apple sul nuovo GarageBand ha introdotto gli acqusiti in-app

Ok, ora arriva la domanda da un milione di dollari. Come ha “reagito” il pubblico a questa novità? In altre parole, come sta andando l’esperimento?
Almeno nel nostro caso il modello free + acquisti in-app non ha funzionato granché. Il primo giorno abbiamo avuto 2000 download e 18 acquisti in-app, quindi l’1% dei download (e siamo in linea con le aspettative – il rapporto tra download pay e free è inferiore a 1 su 100). Il giorno dopo i download sono dimezzati, poi dimezzati ancora e dal quarto giorno siamo a circa 200. Ovviamente anche gli acquisti in-app sono scesi in proporzione. Non sembra che la tendenza voglia invertirsi e infatti negli ultimi giorni il calendario mestruale è già tornato in testa ai download di categoria.

Insomma, non troppo bene. Se avessimo scritto le app a questo scopo avremmo sprecato mesi di lavoro. Poiché stiamo parlando di una versione modificata di iFarmaci siamo relativamente ottimisti e contiamo sulla long tail.

Questo contraddice per altro le indicazioni di certi “tavoli tematici” e ricerche di istituti dai nomi altisonanti secondo cui questo modello è il futuro del mercato delle applicazioni.
Questi i probabili motivi, nel nostro caso:

  • il modello funziona molto bene sui giochi e sulle app cheap, ma quelle pay di nicchia hanno ancora ragione di esistere (e qui mi danno ragione Marco Arment e altri che ne sanno parecchio di app anche se “ai tavoli” non si siedono)
  • il costo dei nostri acquisti in-app è troppo elevato;
  • questo tipo di app non ha appeal (perdona il bisticcio) sui bimbiminkia, target ideale delle in-app purchase;
  • il mercato prontuari è già saturo con offerte a tutti i livelli, dalla free alla deluxe;
  • le dimensioni dell’app, quasi 100 mega, ancora sotto il limite del wifi-only, ma sufficienti forse a scoraggiare il download casuale.

Che ne pensate della scelta di Apple di “regalare” software complessi come quelli delle suite iWork e iLife? Favorirà la percezione del software come un bene che “deve costare poco o essere gratis” anche se dietro c’è un lavoro enorme?
Secondo noi no. Penso che sia evidente che Apple il suo software non lo regala, è semplicemente incluso nel prezzo dell’hardware.
Per noi e per tutti gli altri developer non può essere così. Il nostro business è il software, solo il software. Penso – spero! – che gli utenti abbiano la percezione della differenza… non è lo stesso campo da gioco, non è lo stesso campionato e non è nemmeno lo stesso sport.

Grazie per le risposte!
Grazie a voi per le domande!

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