L’ultima creazione dell’eclettico corridore tecnologico, super appassionato Apple, è un grande logo della Mela realizzato con una corsa di 21 km come tributo a Steve Jobs.
“Possedere un iPhone ha cambiato la mia vita qui a Tokyo,” scrive Joseph. “Significa che posso andare dove mi pare senza perdermi, ho sempre con me tutti i miei dati e sono potenzialmente in contatto con migliaia di amici e membri della mia famiglia in giro per il mondo in ogni momento oltre ad aver accesso a qualsiasi informazione mi serva in qualsiasi momento. […] Oh e significa anche che posso fare la copertura video delle maratone e fare dei bei disegni sulle strade con il GPS”.
Con “copertura video delle maratone” Tame fa riferimento alla iRun, un suo pazzo progetto completato a febbraio scorso, quando armato di una specie di esoscheletro faidatè e due iPhone ha fatto lo streaming in diretta di tutti i 42 km della maratona di Tokyo.
Pensare che la maggior parte dei suoi progetti lavorativi e delle sue idee si sono potuti realizzare grazie all’iPhone dev’essere senza dubbio il motivo che ha spinto Joseph a tributarne l’inventore in un modo così curioso.
Ci sono alcuni commentatori al post di Tame che, pur apprezzando il progetto e il tributo a un grande uomo, sostengono un po’ piccati che non serviva un iPhone per realizzarlo. E’ un po’ la storia che abbiamo sentito tante volte: una mente creativa “comune” realizza qualcosa di relativamente originale grazie alle possibilità tecnologiche dell’iPhone e, perché no, ispirato dall’iPhone, e qualcuno immancabilmente fa notare che in fondo quel progetto, quella canzone, quell’opera si sarebbe potuta realizzare anche con uno smartphone Android. Ciò nonostante parliamo di iPhone-photography, di iMusic e di tante altre belle cose che, guarda un po’, se ne stanno all’incrocio fra la tecnologia e le arti liberali. Uhm, dov’è che l’avevo già sentita questa definizione?
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E’ vero non serviva un iPhone per fare tutto questo, ma allora perché non è stato fatto prima?