Banksy was here. Lo possono dire a Calais, nord della Francia, dove l’artista famoso per i suoi graffiti provocatori e per la sua natura sfuggente ha visitato il Jungle Camp, il campo profughi della città di Calais in cui circa un migliaio di migranti richiedenti asilo vivono in condizioni precarie in attesa di riuscire ad entrare in Gran Bretagna. Steve Jobs, figlio biologico di un immigrato siriano, è il soggetto di una delle opere che Banksy ha lasciato sui muri della città francese.
Un Macintosh in una mano, un fagotto di vestiti nell’altra. E’ il Jobs che Banksy ha dipinto, nel suo inconfondibile stile, su uno dei muri del campo profughi. L’artista ha reso noto il suo intervento con una serie di foto sul suo sito web. “The son of a migrant from Syria” (“Il figlio di un migrante siriano”) si legge nella didascalia dell’immagine.
Non è solo una provocazione, è la verità: il co-fondatore Apple fu adottato dalla famiglia Jobs appena nato, ma il padre naturale si chiama Abdulfattah Jandali. Era per l’appunto un immigrato siriano che lasciò il Libano, dove si era spostato per studiare all’università americana, per trasferirsi negli Stati Uniti alla metà degli anni ’50.
Lo Steve Jobs migrante non è l’unica opera che Bansky ha prodotto. Su un muro nel centro di Calais l’artista ha immortalato una versione rivista e corretta de La zattera della medusa di Eugène Delacroix, con i naufraghi che chiedono aiuto ad uno yacht che sfreccia in lontananza. “Non siamo tutti sulla stessa barca”, è la didascalia. Un altro murale, comparso sul muro di un edificio vicino alla spiaggia, mostra un bambino migrante che guarda lontano con un cannocchiale su cui è appollaiato un avvoltoio.
Banksy non è andato a Calais solo per lasciare sui muri le sue opere di protesta. Assieme ad alcuni collaboratori volontari ha costruito 12 strutture permanenti nel campo e uno spazio di gioco per i bambini utilizzando i materiali risultati dalla dismissione di Dismaland, il suo Disneyland al contrario, un parco giochi a tema temporaneo per adulti, con opere controverse e provocatorie, che l’artista ha costruito quest’estate presso una spiaggia nel Somerset, in Inghilterra.