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Una galleria di Londra celebra Hipstamatic e la sua storia

Hipstamatic è una delle applicazioni più scaricate dell’App Store e senza dubbio una delle più amate. Non a caso Apple l’ha scelta fra le migliori del 2010. L’app raccoglie l’eredità della originaria Hipstamatic 100, una toy camera che fu prodotta dai fratelli Bruce e Winston Dorbowski dal 1982 fino al 1984, anno della loro tragica scomparsa, e la unisce alla riproduzione digitale di altre famose fotocamere analogiche “lo-fi”.

Adesso la Orange Dot Gallery di Bloomsbury, a Londra, celebra il successo dell’applicazione con una mostra chiamata “An Exhibition for Hipstamatics”, aperta fino al prossimo 13 febbraio. 157 stampe di altrettante fotografie scelte fra le centinaia di scatti pubblicati dal sito Hipstamatics.com, gallery online che raccoglie il meglio della produzione fotografica degli utenti dell’applicazione.

157 non è un numero casuale, bensì un tributo ai fratelli Dorbowski, che della prima vera Hipstamatic riuscirono a produrre solamente 157 esemplari. Le stampe delle foto, tutte di 15cmx15cm, possono essere acquistate presso la galleria o dal dal sito per 10 sterline.

Non è la prima volta che Hipstamatic esca dai confini del giardino recintato dell’App Store per essere celebrata come strumento creativo di alto livello. Vi ricorderete probabilmente di quella copertina del New York Times in cui campeggiavano le foto di guerra che Damon Winter, inviato in Afghanistan per documentare la missione dell’87esimo battaglione di fanteria, aveva deciso di scattare con il suo iPhone, preferendolo ad una ben più “adeguata” Canon EOS 5D Mark II.

E’ ormai evidente che l’iPhone, soprattutto dopo il lancio della versione 4, ha contribuito a cambiare il rapporto di milioni di utenti con la fotografia. Gli scatti casuali “da telefonino”, grazie ad applicazioni come Hipstamatic o Instagram diventano piccole opere d’arte e fanno sentire tutti un po’ più creativi. E’ come se l’opera fosse collettiva e il vero artista fosse in realtà lo sviluppatore dell’applicazione ma allo stesso tempo la grande quantità di scatti che vengono prodotti ogni giorno è facilmente filtrabile e non impedisce alle vere “opere” più tradizionalmente autoriali di saltare fuori. In buona sostanza, anche se tutti siamo un po’ più artisti, è ancora vero che la foto la fa il fotografo e non la macchina.

[via GlobArtMag]

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