(Disclaimer: quanto segue è un’opinione assolutamente personale, e so per certo che molti altri, in redazione, si sono commossi con questo spot. Ma io sono cinico e cattivo, che volete farci)
Sogno di una notte di fine autunno. Coppia al ristorante, vestiti di discreta eleganza, dessert ormai spazzolato dai piatti, bottiglia di vino vuota. Probabile anniversario. Lui e lei seduti di fronte. Ognuno con lo smartphone in mano. Da mezz’ora buona.
E tu fantastichi: lui sta controllando Eurosport per sapere com’è finito il posticipo. Oppure gli è arrivata la notifica delle cinque vite a Candy Crush Saga. Lei conversa con due amiche contemporaneamente su Whatsapp mentre decide che filtro mettere per il tortino al cioccolato su Instagram.
(Lo so, lo so, i sogni spesso ragionano per luoghi comuni e sono un po’ sessisti. Andiamo oltre).
Passi accanto al loro tavolo e ti lasci sfuggire, (quasi) senza volerlo: «Ma che tristezza». Al che loro, inviperiti, si alzano. Sorpresa: non per sputarti un comprensibile «Fatti gli affari tuoi», ma per correggerti. Hai frainteso. Non si stanno isolando. Stanno immortalando ogni cosa per il futuro.
«Vuoi mettere quando, fra qualche tempo, potremo rivedere via AirPlay il filmato del sommelier che ci stappa il Moët & Chandon?»
«Sì, ma intanto stasera vi siete ignor-»
«E in alta definizione, magari sulla futura TV Apple? Vuoi mettere?»
Poi mi sveglio, e al buio cerco l’iPhone per twittare subito l’esperienza. Appunto.
Il nuovo spot Apple – «Misunderstood» – è un piccolo gioiellino sull’incomunicabilità moderna come neanche la filmografia integrale di Antonioni. Involontario. La storia la sapete, e se non l’avete vista potete trovare la pubblicità qui: famiglia americana che raggiunge i parenti per passare il Natale insieme, figlio teenager al seguito che non si stacca un secondo dall’iPhone. La mattina di Natale si scopre che – sorpresa! – in tutto questo tempo lo scapestrato adolescente ha usato lo smartphone per registrare e montare un video coi nonni che si baciano perché si vogliono ancora bene dopo tanti anni e i fratellini che fanno la nanna e le battaglie a palle di neve e i biscotti di zenzero. Lacrimoni, abbracci, tutto è perdonato, e io che pensavo che sextassi con Brenda. Non la vediamo, ma so che la pasta Barilla aspetta di là, fumante, in sala da pranzo (in America quella hanno).
Bene. A parte la mia tradizionale idiosincrasia per gli spot «preparate i fazzoletti» gentilmente offerti da ciniche multinazionali, io a fine commercial ho avuto alcune perplessità. Credetemi, sono tutt’altro che un luddista – non scriverei qui – e aborro fabiovolismi in stile “I ragazzi d’oggi stanno sempre su Facebook”. Però quando è troppo è troppo.
Il ragazzo introverso ma in realtà sensibilone (modellato a piacere su Dwayne/Paul Dano di Little Miss Sunshine o su un video di Lorde) si è immolato per la posterità. Ha sì fatto un bel filmino, ma in tutto quel tempo non ha vissuto. Non ha giocato a palle di neve, ha passato distrattamente il naso-carota del pupazzo, non ha abbracciato il nonno, non ha pattinato sul ghiaccio, ha messo mezza pallina sull’albero, ancora un po’ e si perdeva la sorellina nel bosco. Ha in gran parte delegato alla fotocamera la sua interazione con la famiglia. È stato assoluto spettatore. È desolante. Non ha vissuto.
«Ma vuoi mettere?»
Lo spot, tecnicamente, è ben fatto. Tutti (o quasi) sembrano adorarlo. L’argomento, l’alienazione da tecnologia invasiva (attenzione: «apparentemente», ci dice Apple), è attuale che di più non si può. Eppure, senza volerlo, «Misunderstood» mostra molto bene tutto ciò che ci si perde stando incollati al touchscreen. Il retrogusto mi è sembrato desolante. Per altri versi come strategia commerciale è indovinata: non rompete le scatole ai vostri figli che rispondono a monosillabi, lasciateli smanettare, chissà che beau geste hanno in mente.
Anzi.
Gioite, teenager e non solo. Se preferite la vostra timeline da Twitter alla gente che vi sta intorno, se avete ormai i polpastrelli ridotti come uvetta da panettone, d’ora in poi avete una scusa formidabile. Cortesia di mamma Apple. La sfangherete, e magari commuoverete pure parenti e amici.
“Il ragazzo introverso ma in realtà sensibilone (modellato a piacere su Dwayne/Paul Dano di Little Miss Sunshine o su un video di Lorde) si è immolato per la posterità. Ha sì fatto un bel filmino, ma in tutto quel tempo non ha vissuto. Non ha giocato a palle di neve, ha passato distrattamente il naso-carota del pupazzo, non ha abbracciato il nonno, non ha pattinato sul ghiaccio, ha messo mezza pallina sull’albero, ancora un po’ e si perdeva la sorellina nel bosco. Ha in gran parte delegato alla fotocamera la sua interazione con la famiglia. È stato assoluto spettatore. È desolante. Non ha vissuto.”
magari l’ha fatto dopo.. no?
Io invece credo che la sovrabbondanza di “documentazione” dei nostri momenti privati sia qualcosa di inedito. Pensate a quando avremo dei figli, o i bimbi che stanno nascendo ora, e a quanto materiale avranno a disposizione quando saranno grandi.
Pensate a chi non c’è più, e a quando per ricordarli tutto cio che avevamo era qualche filmino e qualche fotografia ingiallita.
La vera sfida IMHO sarà conservare tutta questa mole di informazioni, non interrogarsi se sia giusto o sbagliato documentare una palla di neve lanciata tra amici.
@Nicola: Beh, per come la vedo io sono comunque esperienze perse, in favore di un filmino di due minuti, per quanto struggente. Naturalmente è una questione di gusti e del genere di ricordi che si preferisce conservare: «mentali» o digitali (o anche tutti e due, se i secondi non sono a scapito dei primi perché ne rimuovono la possibilità, come in questo caso).
Mah… A me non dispiace.
Preferisco questo spot ad un: “compra sotto Natale uno smartphone, avrai un xx % di sconto!”
Lo trovo anzi molto realistico. 1 perché effettivamente il ragazzino americano (oramai pure italiano direi) quello fa. 2 perché è veramente così semplice assemblare video per un mini-movie. Anche per un ragazzino appunto.
E aldilà dello strappa-lacrime, il messaggio subliminale ritengo sia proprio questo: “guarda come è facile e bello assemblare contenuti sul tuo iphone, da condividere con i tuoi cari, magari sotto l’albero!”
Quindi, capisco l’articolo di Giordano e le sue argomentazioni. Ma etichettarlo come “uno dei peggiori spot Apple di sempre” mi sembra esagerato. Mi davano molto più fastidio gli spot in aereo sui genius apple.
@Jacopo: La mia è un’opinione assolutamente personale, non condivisa da buona parte della redazione, come ho scritto nel disclaimer… il problema è che gli spot Genius erano solo stupidi, mentre questo, secondo me, giustifica l’alienazione :)
@Giordano Rodda: si ma l’alienazione è oramai (sadly) diffusa e accettata dai più. Un giro in metro a Milano alle 8 di mattina ti fa capire quanto sia più importante leggere la posta o nuovi post di Instagram piuttosto che far altro. Quindi lo spot non fa che prenderne atto, girando la frittata al meglio.
È un tema molto delicato, più grande di questo spot credo. Sarebbe bello trattarlo più diffusamente, in un post dedicato, applicandolo tout court a quello che ogni giorno vediamo per strada (o anche a casa, quando il flat-mate invece di ascoltarti gioca a Ruzzle)…
Buone feste!
@Jacopo: Vabbè ma mi paragoni il pendolare nella metro o nel treno con un ragazzino che va a trovare i nonni per natale…
Anche a me sinceramente mette tristezza… sarebbero stati più comodi i Google Glass.
@Jacopo: Io avrei preferito lo sconto.
@Danielecanti: No, non sto paragonando. Sto dicendo che, in termini più ampi e delicati, il problema va ben oltre il ragazzino dai nonni a Natale.
@Lucio Botteri: Eh eh… non hai tutti i torti ;-)
Direi che abbiamo proprio toccato il fondo. Al più si ha margine di scelta tra questo articolo misantropo e le grandi esaltazioni del Nexus 5 di qualche giorno fa. Senza rimpianti, addio TAL.
@Al: Oddio, scelta liberissima, però è curioso accusare di misantropia un articolo che, in realtà, era esattamente contro la misantropia. Mio difetto di comunicazione, I presume.
@Al:
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recensire un prodotto diverso dai soliti due non mi sembra che sia niente di sbagliato, se c’è una cosa che odio sono i blog dove tutti devono ululare alla luna insieme, con censura, tipo quelli vegani.
Questo articolo lascia il tempo che trova ma trovo anche io che lo spot sia brutto e faccia passare un brutto messaggio: non amo gli spot classici ma quelli che fanno ridere si.
@Al:
Mi dispiace che ad allontanarti sia un articolo di opinione, abbastanza originale, un po’ fuori dal coro e senza ombra di dubbio scritto con una bravura e una proprietà stilistica che pochi altri siti di tecnologia possono sfoggiare (ma magari non tutti riescono ad accorgersene).
Citi due esempi di articoli che per quanto controversi (e molto seguiti) bene o male sono un sincero tentativo di offrire punti di vista differenti, non appiattiti sulla mera riproposizione di notizie estere.
Mi dispiace infine che non ti accorgi neppure di tutto il resto. Le megarecensioni dettagliate ricche di foto e video originali, gli articoli con punti di vista approfonditi, i tips o le trovate divertenti per spezzare una serietà che non ci si addice fino in fondo…
Ti invito insomma a giudicarci nel complesso. Se poi preferisci altro ed altri, beh, libero di andare.
E comunque direi anche io che questo articolo offre un punto di vista che può essere definito in tanti modi, ma di certo non “misantropo”.
Completamente d’accordo con l’articolo, lo spot più triste di Apple per il semplice fatto che rispecchia la realtà, anzi spesso perdimo momenti della nostra vita anche per cose molto più futili di un filmetto di 2 minuti.
Non c’avete capito niente! :P io non l’ho letta come una giustificazione per tutti i ragazzini smanettoni. O come un voler dire che chi sta sempre attaccato all’iPhone fa qualcosa di buono. È sbagliato, bisogna uscire e non stare sempre attaccato alla tecnologia, vivere. Infatti mi ritrovo molto in quella pubblicità non perché sto sempre attaccato, ma perché ho un concetto di possibilità che la tecnologia offre che si raccorda al significato che, secondo me, questa pubblicità voleva dare. Come dicevo non sto sempre attaccato al mio ipad ma quando ci sto sento sempre dirmi cose del genere, o magari tutti pensano che in realtà io stia controllando facebook o chattando. In realtà quando poi mostro cosa stavo facendo mi sento orgoglioso per aver fatto ricredere quelli che mi avevano “misanderstoodato”.
Compongo musica e preamplifico la mia chitarra, disegno bozze delle mie idee con paper53 e li realizzo in 3D con 123design, ritocco foto con vari programmi ecc. queste solo poche delle cose che faccio con iphone e ipad. Voi avete buttato il discorso sui soliti assiomi moralisti secondo i quali la tecnologia è una “mangiavita” delle persone. Per me il discorso è diverso. Dipende sempre dall’uso che una persona fa, di qualsiasi cosa si parli. Raramente uso la tecnologia per giocare o per distrarmi, infatti non ho consolle. Ed infatti odio la gente che litiga perché il suo telefono ha più core o più megapixel di un altro e poi in realtà lo usa per giochi chiari e nulla più. Io La uso per esprimermi, per alimentare la mia curiosità e creatività. È vero nello spot hanno mostrato il ragazzo assorto in situazioni in cui avrebbe potuto essere più partecipe, ma se avessero fatto vedere che non era così assorto se ne sarebbe perso il senso.
Comunque capisco che dobbiate alimentare flame per attirare gente, quindi comprendo il ragionamento dell’articolo… :P cercate di non esagerare però che tra “i l nexus è il miglior telefono” e “questa è la peggiore pubblicità apple” perderete di credibilità.
@Flato: Prima di tutto un (altro) disclaimer: a Candy Crush sono al livello 402, quindi in fin dei conti non posso fare la morale a nessuno :P
Più seriamente: ho un iPad, un iPhone e un Air 11″, e vivo praticamente attaccato a uno dei tre in qualsiasi momento. Lavoro sul computer, la mattina (se sono da solo) leggo le notizie su Flipboard con iPad mentre faccio colazione, la sera le riviste che compro su Zinio, quando sto aspettando l’autobus controllo Twitter o leggo i libri che ho sincronizzato via Kindle app. Adoro questi strumenti perché non ho più tempi morti. Quel che non mi piace è quando lo schermo diventa una barriera all’interazione tra le persone, anche perché è un implicito “sto facendo cose più interessanti che dedicarti del tempo”. Poi, non sempre ci si riesce e anch’io a volte smanetto quando non dovrei (ovviamente non contano i momenti in cui, ad esempio, si legge in compagnia, uno sull’iPad e l’altra col libro in mano), ma mi rendo che – per me – si tratta di un’abitudine fastidiosa e di cui farei volentieri a meno. Pertanto lo spot è davvero a mio parere uno dei peggiori di Apple negli ultimi anni, del resto l’asticella è piuttosto alta. Forse più in basso ci sono alcuni commercial sui Genius Apple, ma se non altro non hanno questo sentore di, passami il termine, paraculismo militante che cerca di minimizzare o mascherare un fenomeno piuttosto diffuso e che non mi piace per nulla, anche perché a volte ci cado anch’io.
@Giordano Rodda:
Io continuo a non pensare che sia la peggiore pubblicità apple. Gli spot sui genius in confronto erano pupù.
Però è vero che è abbastanza controversa e va secondo me letta nel modo giusto. Come ho detto non come giustificazione di un comportamento comunque sbagliato, ma di un giudizio errato di alcuni tipi di persone che usano la tecnologia molto spesso per esprimersi. Se il ragazzo fosse stato tutto il tempo con un taccuino a disegnare lo avremmo lodato, ma solo perché ha un prodotto tecnologico costoso lo condanniamo a priori per essere un malato tecnologico. Come ho detto mi ci rivedo un po’ perché anche io mi sento spesso giudicato da gente che non sa che con quella tecnologia faccio molto più di quanto loro facciano (con o senza tecnologia) e secondo me c’è anche un altra chiave di lettura, cioè dire alla gente “guarda che puoi fare anche cose costruttive e creative con i nostri prodotti invece di giocare ad angry birds come pensavi facesse il ragazzo”.
Tu hai scelto la chiave di lettura peggiore, ma in effetti è uno spot che se interpretato male può essere usato come giustificazione e può dare un esempio sbagliato, e questo non è buono.
…in una iscrizione dell’antico Egitto si legge qualcosa di questo genere: “la nuova generazione è maleducata, disattenta, poco rispettosa delle regole e degli anziani”. Questo significa che il timore, o la pretesa, che dir si voglia, che il mondo stia andando allo sfacelo per via delle cattive abitudini dei giovani è vecchio come la civiltà.
È piuttosto fisiologico credere che “il nuovo” sia peggio. Piuttosto complicato è invece pensare che sia solo diverso ma comunque conforme a determinati canoni dello sviluppo della persona. Vado al dunque:
– quando avevo 13 anni, a Natale ascoltavo con il walkman il gioco di Natale di Radio Deejay e comunque durante le feste la Deejay Parade di fine anno, dissociandomi dalla festa familiare.
– mia cugina, diciassettenne e appassionata di anime, guarda la televisione e non ci fila durante il pranzo.
– il rafazzo della pubblicità si mette in disparte, partecipando però a suo modo, un modo tipico degli adolescenti, alla festa familiare.
Quale di questi è “peggio”?
Aggiungo che comunque ho pianto per altri filmati Apple, questo mi dice poco…
É apparso un articolo IDENTICO su gizmodo. La finite di fare copia&incolla dai siti americani? Passi per i rumors e qualche notizia di servizio. Ma anche sulle opinioni? Geeeesù. (Anche se questo specifico articolo fosse solo casualmente uguale a quello sopra citato resta la critica: basta copia-incolla di articoli usciti su testate estere).
@Lorenzo: Visto ora, se è quello di Brian Barrett. E in effetti – e ti assicuro che mi fa piacere – la sua opinione è perfettamente identica alla mia; l’articolo no, o almeno non mi sembra, così come anche il pezzo da me linkato su Forbes esprime un parere molto simile. Spero di non essere accusato di fare cut&paste per ogni persona rintracciabile su Internet che la pensa come me: sarebbe una lista un po’ lunga.
Il problema dello spot è che lascia un senso di amarezza a molti, me compreso.
Ora va benissimo se fosse un film, un corto, un documentario, un tg, qualsiasi cosa ma non uno spot che alla fin fine deve spingere le vendite.
Non sono un genitore ma mi piacerebbe sapere dopo la visione di questo spot cosa potrebbe pensare.
Indubbiamente in pochi secondi sono stati immortalati solo i momenti in cui si isola. Con il senno di poi posso pensare che questo lo facciamo tutti, basta controllare lo smartphone 10 volte al giorno (veramente un tasso bassissimo, ai livelli di un 3310), essere filmati in quel momento e montare solo questi spezzoni per ottenere lo stesso effetto.
Ma è uno spot, non c’è tempo di ragionare, di fatto dipinge il ragazzo come un ragazzo che non ha vissuto momenti molto belli.
In ogni caso è vero che i giovani saranno sempre attaccati allo smartphone ma è anche vero che le volte in cui ci si diverte, che sia il mare o la montagna o qualcosa di estremamente coinvolgente, lo smartphone è la prima cosa che passa in secondo piano (e le notifiche si accumulano :D ).
Non è (solo) un beau geste, non è l’isolamento, e non credo che il ragazzino si sia negato quei momenti. Magari, diciamo, un grammo di coinvolgimento esteriore in più gli avrebbe fatto bene.
Tuttavia quello è stato il suo personalissimo modo di partecipare.
Se conosco un po’ Apple (e chi mai avrebbe l’umiltà di negarsi come espertissimo), il senso è «quardate che fico, il cinno usa uno strumento qualsiasi, il nostro, per dare utilità alla sua vita».
Forse l’idea di rimpiangere le relazioni com’erano nei bei tempi andati è fin troppo oziosa.
Va da sé, è uno spot tecnicamente impeccabile.
Articolo Perfetto. TAL è l’unico blog che apprezzo.
Concordo pienamente con l’articolo, lo spot è veramente triste e pieno di luoghi comuni. Una cagata insomma.
Mamma mia che articolo stupido ed insensato. Sarà forse dovuto ad una frustrazione personale?! Auguri amico mio magari l’anno prossimo ti andrà meglio. Buon natale.
@Davide: Buon Natale anche a te, e a tutti gli altri troll come te, seduti sotto ogni ponte del mondo!