Prendiamo come spunto un qualsiasi ipermercato, un centro commerciale ricco di negozi (idealmente l’ormai noto “Carosello di Carugate” dove sorgerà l’Apple Store milanese): la guerra tra i vari prodotti non avviene solamente nel luogo fisico della vendita ma anche attraverso la pubblicità, i consigli di amici e la propria esperienza. App Store, invece, è un negozio virtuale volutamente studiato da Apple per creare una grande comunità in cui sono gli stessi acquirenti a formare una “atipica” campagna pubblicitaria attraverso i giudizi e i commenti.
“È l’idea originale che vince“, ho sempre scritto. Come in ogni campo, però, c’è chi prova a fare il furbetto pilotando i giudizi: per fortuna, anche in questo caso, è sempre l’idea originale a vincere.
I furbetti, secondo MobileCrunch, sarebbero alcuni sviluppatori che, per promuovere il frutto del proprio lavoro pubblicato su App Store, si sarebbero rivolti ad una agenzia di pubbliche relazioni. Nulla di male se tale agenzia non avesse iniziato una campagna pubblicitaria decisamente particolare.
Entro 2 settimane dalla pubblicazione dell’applicazione, infatti, l’agenzia Reverb Communication pare garantisca ai propri clienti alcune recensioni mirate. Oltre ad un ottimo voto (4 – 5 stelle), gli esperti della comunicazione di Reverb Communication si occuperebbero anche di scrivere alcune recensioni con parole chiave mirate al bacino di utenza dell’applicazione stessa. L’interessato acquirente trova, a questo punto, un ottimo supporto per propendere verso l’acquisto.
I ragazzi di MobileCrunch parlano di frode ai danni degli acquirenti: occorre però fermarsi a ragionare un pochetto perché il “marketing ai tempi di App Store” è davvero più complesso di quello che sembra. Personalmente, avendo il privilegio di osservare quotidianamente cosa succede nel “retrobottega” di App Store, non voglio essere così categorico.
In App Store ci sono migliaia di applicazioni e il rischio è quello di perdere la visibilità necessaria. Ecco che ogni sviluppatore, in base al proprio budget e conoscenza del mondo della comunicazione, agisce in maniera differente. I furbetti non sono solo quelli che si rivolgono a gruppi come Reverb Communication. Cosa ne pensate di chi:
Certo, la pratica messa in atto da Reverb Communication (se poi il tutto si rivelasse vero perché la stessa aganzia si difende dalle accuse) appare sleale ma, come avrete capito, non sono gli unici a fare i furbetti. Ricordiamoci poi che ora stiamo parlando dei piccoli developers di App Store dimenticandoci della potenza di fuoco a livello mondiale dei “grandi marchi”.
Torneremo a descrivere presto il mondo del marketing che si cela dietro ad App Store e, se desiderate un consiglio “neutro” su alcune delle applicazioni presenti in nel negozio virtuale di Apple, mi permetto di suggerirvi la nostra selezione in cui il materiale pubblicato subisce un’attenta cernita a priori.
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davvero c'e' chi legge le... ehm... "recensioni" presenti in App Store? =:-0
* sconta a 0,79 euro la propria App per entrare nella Top100 così da avere piena visibilità?
Personalmente non la vedo come una pratica "eticamente scorretta", perchè gli sviluppatori o software house non dovrebbero essere liberi di utilizzare a loro piacimento la leva del prezzo per ottenere la massima visibilità di un'applicazione?
questo articolo è una mera cazzata.
questo articolo è una mera cazzata.
@ Mattia Ragni:
dipende… Gameloft che sconta a 79 centesimi Hero of Sparta, nei confronti degli sviluppatori indipendenti non si è comportata molto bene, secondo me.
@ pe:
il tuo commento no vero?
qualcuno mi spiega, per favore, la sottile linea di confine tra "eticamente scorretto" e "strategia di marketing"? ;-p
che dire, da questo punto di vista, dell'"operazione prezzi" condotta da Apple? aver confermato nella testa di milioni di utenti che il software, *tutto* il software, e' un'inezia che vale al massimo pochi centisimi... da che parte sta di quella linea? :-/
Stefano ⌘ dice:
E' stata una scelta di marketing che, sebbene a discapito degli sviluppatori indipendenti (leggasi competitors), immagino abbia permesso a Gameloft di vendere ancora più copie del gioco in questione.
Non credo che una strategia svantaggiosa per i concorrenti (e vantaggiosa per i clienti finali) possa essere considerata un'azione da "furbetti" al pari di una PR agency che vende recensioni fittizie.
@ Mattia Ragni:
infatti io non ho detto questo (: