Qual è davvero l’importanza di lanciare un prodotto elettronico sul mercato prima della concorrenza? I potenziali acquirenti guardano a chi arriva per primo oppure chiedono e cercano il prodotto migliore? Non è facile trovare una risposta univoca a tali quesiti, ma come fa notare Federico Viticci in una sua analisi pubblicata su MacStories è facile capire quale sia il punto di vista preferito dai media, mai stanchi della formula “X batterà Apple sul tempo con il prodotto Y”.
L’esempio più recente riguarda il tanto vociferato iWatch, il rumor Apple del momento. Secondo un report pubblicato da MacRumors nei giorni scorsi, Samsung sarebbe già al lavoro su un prodotto analogo e batterà Apple in velocità, lanciandolo sul mercato prima di Cupertino.
Una semplice ricerca su Google per la chiave “beat to the punch” + “Apple”, rivela una quantità incredibile di articoli impostati tutti sullo stesso presupposto: ovvero che arrivare primi sul mercato sia sempre e comunque cosa buona e giusta e che arrivare secondi significhi perdere il treno del market share e dei profitti.
Nella lunga lista di articoli recuperati da Federico Viticci ce n’è uno di Bloomberg Businessweek del 2009 secondo il quale Nokia avrebbe battuto Apple arrivando per prima sul mercato con un proprio Netbook (frinire di grilli).
Nel gennaio del 2010 Tom’s Hardware scriveva che HP avrebbe “battuto Apple sul tempo” nel lancio sul mercato di un tablet. Sappiamo come è andata a finire per HP.
Nell’Aprile del 2012 il Los Angeles Time, nel tentativo di trovare una prospettiva grazie alla quale infilare “Apple” in un articolo su Uppleva, si chiedeva se IKEA (avete letto bene) non avesse già battuto Cupertino sul tempo, lanciando la propria soluzione televisiva all-in-one.
E così via. La lista è ancora più lunga.
Al di là della possibile critica alla pigrizia di un simile costrutto giornalistico, viene da chiedersi se sia vero piuttosto il presupposto per cui “arrivare primi” equivalga a “vincere” sul mercato.
La semplice osservazione dell’evoluzione recente del mercato dell’elettronica di consumo mostra che, nel complesso, la formula giusta è una via di mezzo.
Arrivare con un ritardo troppo grande, vedi Microsoft Surface e Blackberry 10, non è certamente auspicabile e rischia di vanificare gli sforzi sulla creazione di un buon prodotto.
Arrivare “dopo”, dove per dopo si intende “mesi dopo”, non è necessariamente un problema. Si prenda l’esempio di Samsung, che ha risposto all’iPhone (nel modo che tutti conosciamo) con tempistiche di questo genere. Il successo dei telefoni del gigante coreano si deve a molti fattori, certo, ma sicuramente ha contato molto il fatto di essere arrivato sul mercato in tempi relativamente brevi rispetto alla “disruption” iniziale innescata da Apple.
“Penso che la vera domanda sia questa,” conclude Viticci: “chi può battere gli altri sul tempo lanciando il prodotto migliore?”
Il succo, in effetti, sta tutto lì.
E’ pure vero, però, che arrivare cronologicamente primi sul mercato con un prodotto praticamente imbattibile per qualità e innovazione è di certo “il migliore dei mondi possibili”.
iPhone e iPad devono il proprio successo al fatto che sono stati i veri iniziatori del mercato in cui competono.
In altre parole: è matematico arrivare primi quando il prodotto che stai lanciando un mercato lo crea da zero; in alternativa: non fa nessuna differenza arrivare primi, secondi o terzi (nei limiti della pazienza dei potenziali acquirenti) quando il prodotto che stai per lanciare è talmente buono che il mercato di riferimento lo sovvertirà totalmente.
Quel che viene da chiedersi, per tornare all’iWatch, è se davvero questo prodotto avrà un potenziale, se Apple riuscirà ancora una volta nell’impresa di innescare una piccola grande rivoluzione che altri vorranno imitare, se da questo nuovo prodotto nascerà un nuovo mercato (quello degli smart-watch e dei primi veri computer indossabili), ed altri di questo tenore.
Oppure se tutto questo riuscirà a farlo un competitor in grado di fornire un ecosistema a supporto del gadget, un’integrazione “seamless” con una più ampia famiglia di prodotti, in una formula che possa davvero conquistare l’interesse dei potenziali acquirenti.
Rispondere a queste domande in maniera costruttiva significherebbe però mettere da parte la prospettiva forzosa del “concorrente X che batterà Apple (e ben vi sta, fighetti)” sempre e comunque funzionale alla generazione di un maggior numero di page views.
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