Il playboy e l’hipster: a tale of two iPhones

Onestamente non so se Apple abbia scelto di non abbassare troppo il prezzo per una scelta precisa o per le forche caudine del profitto. A differenza di altri, non conosco così bene i conti e le simulazioni di mercato di Cupertino. Di sicuro la campagna promozionale sul sito ufficiale ha un imperativo ben chiaro: far capire che iPhone 5C e iPhone 5S sono due prodotti non assimilabili, con un target diametralmente opposto (beh, quasi) e strategie di comunicazione tese a scavare una differenza ben più marcata di quella economica.

Il prezzo dell’eleganza

Non ci credete? Date un’occhiata. Le pagine dedicate all’iPhone 5S, ecco, come dire: non so voi, ma io mi sento in dovere di mettermi le pattine prima di entrarci e non toccare niente. È un tale tripudio di oro, argento, champagne da sembrare la versione cibernetica della caverna di Ali Babà incrociata con una serata al Billionaire (non a caso, gli agognati cinesi hanno appena bollato i colori metallici come “pacchiani“). Il miracoloso uovo Fabergè al centro di tutto questo, il 5S, non è semplicemente ritratto: è paparazzato, con closeup quasi osceni che ci fanno ammirare i bottoni – ooh, come sono lucidi, quei bottoni – o il nuovo tasto Touch ID con più effetti riflesso della prima lezione a un corso di Photoshop.

E poi avverbi a profusione: scopriamo così che l’iPhone 5S Apple l’ha “lucidamente sognato. Maniacalmente progettato. Inimitabilmente costruito”, ed è straordinariamente sottile. La cover? Viene “da pelle di prima qualità, come un oggetto di lusso”, altro che le Crocs del cugino povero. Sono assalito dal sospetto di leggere un catalogo Patek Philippe mentre mi soffermo su espressioni da orologeria patinata come “procedimento che fonde artigianalità e meccanica di precisione”, “robusto telaio”, “design impeccabile”.

È rivestito di ermellino.
La scocca è in vero unicorno.
Sconfigge la crisi.

Il grigio, eh, pensate che sia solo grigio, un po’ tristanzuolo e autunnale? No, miei cari, è grigio SIDERALE, il grigio ricavato dalla polvere di supernove appena esplose. E sappiate che secondo Apple il 5S è “già indispensabile”, aggettivo tradizionalmente usato solo per i prodotti davvero velleitari.

Il colore dei (troppi) soldi

Dall’altra parte c’è il 5C. 1, 2, 3, CASINO! Largo al colore! Nemmeno, l’iPhone 5C è addirittura FATTO di colore, e il doppio senso è nell’orecchio di chi ascolta! Negli screenshot c’è una ragazzina che suona l’ukulele – o una chitarra molto piccola: Camillo, illuminami –, un videogioco per iOS, colori pastello a fare da sfondo, un sacco di excusationes non petitae («Creare l’ennesimo, fragile telefono di plastica non ci interessava», «Il nostro scopo non è mai stato creare un telefono colorato»: ah no?), aggettivi composti da liceali («assemblaggio ultrapreciso»), il solito diluvio di avverbi, ma ben più frivolo del noioso fratello maggiore («tremendamente cool», «sfacciatamente brillante»).

Che ci fai con l’A6, ora vecchiotto? Beh, puoi «aprire le tue app preferite, caricare i blog che segui da sempre, scaricare e guardare quei video assurdi che gli amici ti mandano via email, affrontare giochi con grafica da console» (che amici hanno, a Cupertino?). I sobri «scatti meravigliosi» dell’iSight sul 5S qui servono per «inquadrare l’intera curva dei tifosi, la costa di San Francisco o gli amici che ti cantano gli auguri di compleanno sotto la tua finestra» (ok: amici strani, è fuori discussione).

Ma da bravi hipster, sapete bene che il vero motivo per avere una fotocamera su un cellulare è uno solo: il foodporn. «Così puoi fotografare il dessert di una cena a lume di candela, e farlo mangiare con gli occhi ai tuoi amici». Beh, se non altro hanno eliminato il sottile riferimento al sexting e alle telefonate erotiche del 5S («puoi usare FaceTime anche per chiamate solo audio: da oggi non c’è più bisogno di essere vis-à-vis per farsi un bel tête-à-tête». Cinquanta sfumature di grigio siderale).

Infine, come si dice, devil is in the details. Che cosa sta ascoltando l’elegante possessore di iPhone 5S? “The one that got away” dei Civil Wars: rarefatta, calma, acustica. E i pazzerelloni con l’iPhone 5C? Quel concentrato di metal casinaro ma approvato da Pitchfork dei Deafheaven di “Dream House”. Serve altro?

2 commenti su “Il playboy e l’hipster: a tale of two iPhones”

  1. Con gli iPhone 5 a 500 €uro (…sicuramente in discesa…) perché dovrei comprare un 5C (…con uguali caratteristiche…) che fà a dir poco cagare (…a mio avviso…) ma ne costa 600 di €uro ???

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  2. Ottimo articolo, TAL è sempre un punto di riferimento per chi desidera opinioni e approfondimento e non solo scopiazzature di blog stranieri con falsi titoli a effetto. Congratulescions.

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