La domanda che mi sono sentito rivolgere più spesso, ieri, dopo l’ufficializzazione del nuovo periodo di congedo per malattia di Steve Jobs non è nuova: “Apple avrà ancora successo quando Steve Jobs non ricoprirà più un ruolo di primo piano dell’azienda?”. E la vecchia storia della successione, che si ripropone anche in queste ore come un deja vu un po’ particolare, di cui è facile individuare l’origine: si parlava dello stesso identico problema nel 2009 e ancor prima nel 2004, quando a Jobs fu diagnosticato un tumore al pancreas. In entrambi i casi fu Tim Cook a fare le sue veci in quelle che vengono definite “day to day operations”.
In tanti, compreso Massimo Mantellini nel suo blog sul Post, sostengono che nessuno può davvero fornire una risposta a questa vexata quaestio. Beh, in realtà non è del tutto vero. Una risposta a questa domanda l’aveva fornita lo stesso Steve Jobs tre anni fa. Gliela aveva rivolta Fortune.
Ecco cosa diceva allora El Jobso.
“Abbiamo persone veramente capaci alla Apple. Ho nominato Tim Cook COO, gli ho affidato la divisione Mac e lui ha fatto un lavoro straordinario. Insomma, qualcuno dirà: <<Oddio, se Jobs finisse sotto un autobus, Apple sarebbe nei pasticci>>. Beh, voglio dire, penso che non sarà una festa, ma abbiamo persone davvero capaci alla Apple. Il CdA avrebbe a disposizione alcuni ottimi nomi fra cui scegliere il CEO. Il mio lavoro è quelo di rendere ogni membro del team tanto bravo da poter diventare il mio successore”.
Nel giugno del 2008, in un articolo sui papabili alla successione, avevamo già ripreso questo passaggio per gli stessi motivi per i quali lo sto citando oggi. Steve era lontano dall’azienda e non si sapeva se e quando sarebbe tornato. Il concetto vale ora come allora ed è semplice: una Apple senza Steve Jobs, in un futuro che vogliamo augurarci sia lontanissimo, non sarà più la stessa cosa, ma non necessariamente questo significa che smetterà di essere un’azienda di successo.
Non ci sarà lo stesso distortion field durante i keynote e verranno meno le mitologie legate alla figura di Jobs, la sua visione, le sue grandi intuizioni e drastiche decisioni strategiche. Ma i prodotti continueranno a prendere forma nella testa di Jony Ive, continueranno a venir pubblicizzati come poche altre aziende sanno fare dalla divisione marketing di Phil Schiller, Tim Cook assicurerà che tutto continui a funzionare giorno dopo giorno, con la stessa severità e competenza che ha caratterizzato il suo fruttuoso contributo nel corso ultimi tredici anni. Scott Forstall e Bob Mansfield continueranno a spingere un po’ più in là il limite di quello che l’hardware e il software in sinergia possono fare sui dispositivi che l’azienda continuerà a progettare, produrre e vendere in milioni di esemplari negli Apple Store sapientemente gestiti da Ron Johnson. E tutti saranno in grado di formare altri dirigenti che un giorno potranno prendere il loro posto. Salvo ovviamente che i dannatissimi Maya non avessero ragione su quella insignificante faccenda del dicembre 2012.
Quanto alla questione della segretezza sui piani di successione, Apple si è espressa ufficialmente nel Proxy Statement del 2010 ed ha chiesto agli azionisti, che si riuniranno a fine febbraio a Cupertino, di votare contro una proposta che vorrebbe renderli pubblici. Ne avevamo già parlato in un articolo pubblicato la scorsa settimana:
Il Board, si legge nel documento, ha già approntato un piano di successione dettagliato e sempre aggiornato, ma ritiene che non sia possibile rivelarlo perché la concorrenza ne otterrebbe un “vantaggio ingiusto”.
Altre aziende dell’IT, ad esempio, potrebbero tentare di strappare ad Apple dei dirigenti chiave presenti in una eventuale “lista dei papabili”. Allo stesso tempo altri dirigenti, non presenti nella lista ma comunque importanti, potrebbero decidere di andarsene per perseguire altrove le proprie ambizioni di carriera.
E detto tutto questo, resta solo una cosa da fare. Un grande augurio a Steve Jobs perché possa rimettersi in sesto al più presto, quali che siano i problemi di salute che di nuovo l’affliggono. Get Well soon, Steve.
rogerdodger 18/01/2011 il 10:28
in questo momento non ho tempo di leggere il post e me ne scuso ma una cosa la voglio dire: per quanto Apple sia incentrata su Jobs, in questi anni credo che una delle cose che lo stesso abbia fatto sia stata quella di “educare” il personale più fidato e i dirigenti più importanti di modo da plasmare la mentalità degli stessi su quelli che sono i concetti base e fondamentali. Diciamo che secondo me esiste da qualche parte una specie di decalogo di Apple, magari non proprio dieci regole ma sicuramente ci sono delle linee guida da seguire e che costruiscono tutta quella che è stata la filosofia di Apple in questi ultimi 30 anni. Una filosofia che evolve e che tiene conto delle evoluzioni e quindi credo che ad esempio Tim Cook saprà nel caso raccogliere molto bene l’eredità di pensiero che Jobs inevitabilmente ha preparato come lascito. Jobs non è uno sprovveduto e sono sicuro che negli ultimi anni ha tracciato il percorso che Apple dovrà percorrere da qui ad almeno 20 anni, idealmente scrivendo di proprio pugno quelle che dovranno essere le linee guida anche tra cinquant’anni quando né lui né quasi tutti quelli che ci sono ora ci saranno più. Poi io sono anche convinto che Jobs si farà ibernare e un giorno nel 2500 si farà risvegliare. Ma questa è un’altra storia.
Ma volevo scrivere questo per far capire come secondo me Apple a livello di linee di prodotti potrebbe risentire molto meno di quanto si pensi di un possibile ritiro di Jobs dall’attività. E’ anche vero che le persone come Jobs senza il lavoro quasi non possono stare. Però famiglia, amici e propria vita sono più importanti di Apple. Io preferisco non sia più il CEO e stia bene però è vero anche che in molti casi lo smettere di lavorare magari è peggio che tutto. è chiaro che come guida carismatica un sostituto non ci sarà mai. Di questo ne siamo ovviamente tutti consapevoli. Buona giornata a tutti.
Aldo 18/01/2011 il 10:43
@rogerdogder
l’azienda funzionerà alla grande, i prodotti dei prossimi 3-5 anni saranno di livello e a Steve gli auguro il meglio. Ad ogni modo in una multinazionale puoi procedurizzare tutto e raggiungere la perfezione di quello che hai in portafoglio, ma il genio e la visione sono cose che non compri al supermercato. I mercati lo sanno, ieri AAPL ha chiuso circa a -7%
rogerdodger 18/01/2011 il 10:50
la visione può anche essere trasmessa nelle sue linee guida. Quello intendevo. Che le azioni vadano giù è una cosa scontata e banale. E’ la classica scusa che due volte l’anno per quanto riguarda AAPL gli investitori aspettano. Poi si ricompreranno e andranno a 400 e a 500. Nulla di nuovo da quel punto di vista. è una cosa che viene usata per fare sensazione giornalistica, ma nulla più. bazzecole. Il succo della vicenda sta nel fatto se Apple può affrontare la successione e se sarà in grado di affrontare il dopo Jobs: la risposta per me è che lo è, proprio perché Jobs negli ultimi anni ha pensato anche a questo. Magari mancherà l’aurea di magia, ma la sostanza resterà tutta, perlomeno per i prossimi dieci anni. Poi si vedrà.
rogerdodger 18/01/2011 il 10:51
*possa*
Gospel Quaggia 18/01/2011 il 10:55
Il mondo è pieno di aziende di successo ormai senza i loro fondatori.
Marcello 18/01/2011 il 11:28
Sono quasi sicuro che chi è in Apple oggi saprebbe dare continuità ai successi di questo secondo regno Jobs; Cook, Ive, Forstall e gli altri sono tutti profili di primissimo livello, scelti sempre da lui in persona. Anzi… Il rischio è proprio che personaggi di questo calibro possano magari accettare qualche proposta allettante e decidere di separarsi da Apple se dovesse ancora persistere a lungo l’impossibilità di ambire alla poltrona di Steve… In fondo sono tutti grandi manager, e per definizione la speranza di crescere professionalmente risiede in loro più della forza in Luke Skywalker… Ecco, forse il rischio principale sta proprio in questo: una volta scelto il successore, gli altri sentiranno ancora così forte il legame con l’azienda?
E’ fuori di dubbio comunque che purtroppo nel dopo Jobs l’azienda perderà un bel po’ di quell’aura “magica” che sembra avere intorno da sempre…
C’è poi un fattore da non sottovalutare nel caso peggiore (non nascondiamoci il fatto che il peggio è purtroppo possibile, visti i trascorsi della sua salute…): gli eredi della sua fortuna (azionistica) avrebbero un bel peso politico! C’è da sperare che abbia “allevato bene” anche loro oltre che i suoi collaboratori… ;)
Comunque, a parte tutto, TAKE HARD STEVE!!!
Raoul 18/01/2011 il 15:17
La apple non “può”, ma DEVE continuare ad avere successo anche dopo Steve (che prima o poi dovrà comunque mollare), perché è lo scopo ultimo di ogni lavoratore che lavora per una qualsiasi compagnia.
Anzi, con la sua assenza diverrà quello che ora non è, una grande azienda. Intendiamoci, non che adesso non sia già al top, il fatto è che fino ad ora è sempre stata vista più come un luogo di culto.
In Italia abbiamo già un esempio paragonabile a questa situazione, si pensi infatti alla Ferrari, quando venne a mancare il suo fondatore nell’87 ovviamente venne perso anche un pò di quell’alone di leggenda dovuto alle grandi imprese del passato indissolubilmente legate a quel pioniere visionario e che avevano contribuito a trasformare i suoi prodotti in un culto, ma non per questo l’azienda ha smesso di essere quel riferimento che è sempre stato per ciò che produce.
Io penso che lo stesso succederà nel momento in cui Apple si troverà a doversi staccare dal suo CEO.
recklessman 18/01/2011 il 18:37
il fatto è che per quante persone capaci ci siano alla apple, nessuno potrà mai superare LA LEGENDA, colui che ha dato il via all’epoca dei personal computer e che nel corso della sua vita li ha rivoluzionati più e più volte LUNGA VITA AL JOBSO sarebbe il caso di dire!
gianji 18/01/2011 il 18:49
a differenza di Gates, Steve Jobs rappresenta la nascita, la salvezza e la massima espressione della Apple. con lui l’azienda è nata, s’è salvata dal risorgimento e dal 2001 sta vivendo il suo massimo splendore..
sicuramente l’azienda non si governa da sola, le scelte estetiche, ingegneristiche e di mercato sono portate avanti dai suoi collaboratori. la magia sta nel “si” o “no” di Jobs, ovvero quelle decisioni che prese, nel bene o nel male (o presunto tale), stan facendo la fortuna dell’azienda.
forse senza Jobs avremo una Apple più aperta ma magari con meno capacità nel saper innovare e guardare avanti.
Metro 18/01/2011 il 19:00
La apple senza Jobs è finita.
Troppi vedono in lui una guida, un messia. Ogni prodotto bello o brutto che sia, se è lanciato da Jobs deve per forza essere bello e tutti lo comprano senza domande.
Senza Jobs faranno tantissimi errori, la moda finirà e tutto tornerà ai livelli del 2005 in pochi anni, anche se hanno una barca di soldi.
Se Jobs morirà nei prossimi anni per le metastasi come in molti dicono, la borsa crollerà in verticale e non avranno nemmeno più tutti quei soldi che hanno ora.
rogerdodger 18/01/2011 il 20:15
@ Metro:
ora torna in camera e vai a dormire.
albe 19/01/2011 il 14:42
ma pensate che si tratti di una ricaduta del tumore?
Cioè, voglio dire… Se fosse stata una febbre o qualche problema stupido non avrebbe annunciato niente… Quindi si può pensare che è grave
Alessandro 26/01/2011 il 23:22
Mi dispiace, ma non sono affatto convinto che al momento ci sia in Apple qualcuno che possa DAVVERO sostituire Steve in tutto e per tutto. Che sia chiaro, non sono un fanboy e uso fieramente Windows. Ma Steve Jobs è unico. Non è un manager. È un artista, un visionario, una persona che ha ben chiare tante cose, dal concetto di prodotto fino alla gestione dei dipendenti.
Apple è ciò che è grazie a lui. Ci sono tante persone valide? Certo, lui stesso ha sempre detto di cercare solo i migliori tra i migliori.
Ma è lui l’idea, la visione, l’immagine, il senso dietro a tutto ciò che di grande ha fatto Apple negli anni.
Mi sono interrogato anche io sull’argomento e per ora non vedo un sostituto tanto visionario quanto lui.
Alessandro 26/01/2011 il 23:28
Tra l’altro… non sono d’accordo che Bill Gates non sia paragonabile a Steve Jobs. Hanno scelto strade diverse, approcci diversi, ma entrambi sono dei visionari. Avete letto il libro che Gates scrisse all’inizio degli anni ’90? Aveva già visto un mondo informatizzato come probabilmente avremo tra qualche anno. E ha creato un impero. L’errore di Microsoft è stato passare dal prodotto al commercio. Da Gates a Ballmer.
Parole sante di Steve Jobs, che trovò questo il problema che ebbe Apple quando lui era fuori, in NeXT. E che corresse quando tornò.
Ma questo è possibile se c’è un visionario. Qualcuno che è cresciuto nei garage con un sogno e tante idee. Non in una facoltà di economia.