Quasi due settimane fa la notizia dell’acquisizione di Beats, il noto produttore di cuffie e accessori musicali, da parte di Apple ha fatto il giro del mondo.
Nonostante l’accordo fosse dato per certo, così come il costo dell’operazione (3,2 miliardi di dollari), ad oggi non è arrivata ancora alcuna conferma da parte di Apple.
Alla base di questo “ritardo” sull’ufficializzazione di un accordo che sembrava fatto potrebbero esserci delle indecisioni sui ruoli da affidare a Dr. Dre e Jimmy Iovine, i due fondatori di Beats, all’interno della struttura di Cupertino.
Non è da escludere però che il video del rapper Tyrese Gibson in cui si documentavano i festeggiamenti a base di champagne con Dr. Dre (“il primo miliardario dell’Hip Hop”) possa aver seriamente compromesso l’acquisizione.
Secondo le fonti di Billboard l’acquisizione sarebbe già dovuta diventare ufficiale martedì o giovedì della settimana scorsa. La settimana è passata, però, senza che neppure un semplice commento da parte dei portavoce Apple.
I rumor, invece, si sono moltiplicati. Sia quelli sulla natura del ruolo che Iovine e Dre potrebbero assumere all’interno di Apple, sia altri su una loro possibile presenza sul palco della WWDC.
Più il tempo passa e più l’ipotesi che qualcosa possa essere andato storto a pochi metri dal traguardo diventa plausibile. Chiunque abbia visto il video in cui Dr Dre si “bullava” dell’acquisizione con i suoi amici ha subito intuito la distanza culturale che separa il co-fondatore della Beats da Apple. Può quel video – infarcito per altro di termini poco adatti ad un pubblico che non ami il turpiloquio – aver davvero compromesso un’acquisizione multimiliardaria?
Se una delle parti in causa non si chiamasse Apple, ci sarebbe poco da discutere: un video, per quanto fuori luogo, non potrebbe rimettere davvero in discussione un accordo da 3,2 miliardi di dollari.
In questo caso, però, vanno seriamente valutati i precedenti. Nel 2010 il CEO della McGraw Hill, Harold McGraw III, navigato uomo d’affari dalla discendenza importante, si macchiò di una colpa gravissima, almeno agli occhi di Cupertino: si lasciò sfuggire dei particolari su una partnership McGraw Hill-Apple con un giorno di anticipo sulla data di lancio dell’iPad. Venne ripagato con l’esclusione del marchio McGraw Hill dalla slide con cui Steve Jobs avrebbe presentato gli editori partner del lancio del nuovo tablet. Nonostante le successive smentite della McGraw Hill, la successione causa-effetto è difficile da attribuire ad altro, se non a quello sconsiderato commento pubblico.
Qualcosa di analogo avvenne già nel 2000, con ATI Technologies. E chissà in quante altre occasioni, passate poi sotto silenzio, Apple ha “punito” quei partners che non hanno saputo tenere la bocca chiusa, come si conviene a chi decide di fare affari con Cupertino.
Alla luce di tutto questo e data l’importanza che Apple attribuisce alla segretezza delle informazioni sui suoi “future plans” è davvero difficile pensare che quel video inappropriato non possa aver in qualche modo compromesso un accordo quasi firmato. O che, per lo meno, non possa averlo ritardato, magari per una revisione di qualche aspetto cruciale dell’acquisizione.
Ne sapremo di più sicuramente nelle prossime settimane, soprattutto in vista della WWDC. Oppure non ne sapremo più niente, e in quel caso, fra qualche mese magari, capiremo che davvero quell’accordo è finito in un nulla di fatto.
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