App Store, ovviamente in collaborazione con iPhone e iPod touch, ha cambiato il modo di videogiocare di milioni di persone. Chi cercava una console portatile, ha trovato una valida alternativa mentre chi nemmeno immaginava di potersi divertire con il proprio telefono cellulare, ora è ora tornato bambino. App Store come “game changer” è il soggetto di un interessante articolo del New York Times.
Nulla di nuovo per i vertici di Cupertino che già all’iPod event dello scorso settembre indicavano iPod touch come l’unica vera console portatile e nulla di nuovo per tutti voi che quotidianamente seguite le “iPhoniche vicende” qui su TAL. Perché dunque vi segnalo un articolo del NYT? Semplice: definire App Store come “game changer” è sfruttato come un pretesto da “quelli di Cupertino” per tornare a parlare del metodo di approvazione delle applicazioni attraverso le colonne di uno dei media più seguiti al mondo.
L’articolo del New York Times è davvero interessante perché offre una panoramica ben realizzata del mondo degli application store attraverso App Store: vengono citati anche i cambiamenti in corso in casa RIM relativi al BlackBerry App Store. Una lettura completa che vi invito a gustare nella sua totalità.
L’articolo mette in evidenza come App Store presenti giochi sempre più avvincenti ma ad un certo punto il tono cambia e desidererei che ora focalizzaste la vostra attenzione su un passaggio, ovvero “For Apple, the review process is a necessary evil. The company places high value on what it describes as “customer trust,” or the idea that users have faith that an application distributed on the iPhone won’t crash the platform, steal personal information or contain illegal content.”
In sostanza il processo di approvazione delle applicazioni viene giudicato come “un male necessario” che permette all’acquirente di essere sicuro che ciò che scarica da App Store sia privo di qualsiasi contenuto malevolo. Un processo in cui tutto è alla luce del sole, sostiene il buon Schiller.
“Benissimo“, mi permetto di rispondere in qualità di acquirente. Allo stesso tempo, però, mi sorge un dubbio: cosa avrà di tanto pericoloso per l’utente una App come iDroid? Non ditemi che è stata rifiutata solo perché fa pubblicità ad un prodotto concorrente: molto probabilmente iDroid, irradiando raggi fotonici dal sensore di prossimità, è in grado di convincere tutti gli iPhone user che esistono altre realtà più libere.