Nel corso delle ultime settimane si sono intensificati i rumor sul possibile lancio di un nuovo iPhone in primavera e di un (ulteriore) nuovo iPad poco più avanti.
Sono solo speculazioni, spesso provenienti da fonti discutibili, ma potrebbero essere anche il segnale di un cambiamento in atto e di un aumento della frequenza dei cicli di aggiornamento dei due prodotti di punta di Cupertino.
Graham Spencer su MacStories ha delineato alcuni interessanti aspetti della questione che Horace Dediu, sul suo Asymco, aveva già affrontato con la sua autorevolezza da analista Apple prossimo all’infallibilità.
La possibilità che Apple presenti ben due iPad e due iPhone all’anno è ancora francamente “frastornante”. Almeno per l’iPad, però, è esattamente ciò cui abbiamo assistito nel corso del 2012. Un iPad a marzo (3a generazione) e poi un nuovo iPad, inaspettato, a ottobre, assieme all’iPad mini.
Ci sono tuttavia diverse considerazioni da fare sulla questione alla luce delle quali l’ipotesi di un nuovo ciclo di aggiornamento semestrale non suona poi così peregrina. Vediamole insieme.
Profitti “spalmati” durante l’anno
Ad oggi un grafico delle revenues Apple suddivise per trimestre suggerisce uno schema facilmente comprensibile: un enorme picco nel Q1 (quello delle festività natalizie) e numeri più contenuti nel corso degli altri tre trimestri, Q3 e Q4 in particolare.
A provocare una simile situazione è ovviamente il boom degli acquisiti in prossimità del Natale, assecondato da Apple con una serie di annunci riservati sempre al periodo di poco precedente a quello festivo.
Una migliore distribuzione delle revenues durante l’anno potrebbe essere possibile grazie al suddetto ciclo di aggiornamento semestrale. Difficile però trovare una vera ragione per cui Apple possa voler puntare ad una simile “riorganizzazione” delle revenue, se non per due motivi: porre un freno al problema dei “rumor” che stallano le vendite nel corso dell’estate e offrire a Wall Street un livello di crescita più stabile e più in linea con le (esagerate) aspettative degli investitori.
Due motivazioni che, tuttavia, possono non sembrare abbastanza forti se prese singolarmente.
Gestire meglio la domanda iniziale
Un ciclo di aggiornamento semestrale dei due prodotti “hot”, che da soli generano ormai la maggior parte dei profitti dell’azienda, potrebbe essere finalizzato anche a “calmierare” la domanda iniziale dei prodotti, al fine di gestire meglio i canali di produzione e distribuzione globale.
Apple sta migliorando la propria capacità di produzione iniziale ad ogni nuovo lancio, ma nessuno può davvero sapere se quei 5 milioni di iPhone 5 venduti a settembre non sarebbero potuti essere 7 o 8 se solo Foxconn fosse riuscita a produrne subito così tanti.
Gestire due lanci separati a distanza di circa sei mesi l’uno dall’altro potrebbe essere più semplice e “lineare”, anche per chi produce fisicamente i dispositivi, con un risultato positivo in termini di disponibilità del dispositivo e capacità di soddisfare la domanda iniziale.
La necessità di produrre anticipatamente un numero così grande di dispositivi potrebbe anche contribuire a limitare l’annoso problema delle fughe di notizie che mina la segretezza dei lanci di nuovi prodotti Apple ormai da un paio d’anni a questa parte.
Riempire il calendario
Due lanci all’anno sarebbero utili anche per distribuire meglio gli eventi di lancio di nuovi prodotti nel corso dell’anno.
Non più eventi isolati separati da una pausa troppo lunga, ma un calendario fitto di novità che contribuisca a tenere sempre puntati i riflettori su Apple e i suoi prodotti.
Un metodo, insomma, per rimanere il più possibile sulla cresta dell’onda mediatica che accompagna ogni nuovo lancio.
Un simile aumento della frequenza degli eventi importanti rischia sicuramente di diluire l’attenzione da parte dei media. Ma è un rischio remoto che potrebbe valere la pena correre, visto il peso del gigante Apple nell’ecosistema delle notizie tecnologiche.
Piano di crescita adeguato alla grandezza
L’aspetto della crescita che Apple deve “garantire” per soddisfare gli investitori merita di essere trattato a parte. E’ utile tuttavia citarlo, en passant, perché una strategia di aggiornamenti semestrali potrebbe avere a che fare anche con la necessità di accelerare il raggiungimento di un’utenza più ampia.
Quello del market share, lo sappiamo bene, non è un problema che Apple si pone visto che con il 20% del mercato smartphone, l’azienda si porta in cassa circa il 70% dei profitti del settore.
Tuttavia un aumento più rapido della base di utenti (possibilmente fidelizzati al prodotto e all’ecosistema) è indubbiamente un obiettivo che Apple si pone.
Le strategie finalizzate alla crescita passano principalmente per altre vie (in primis la conquista dei mercati emergenti come quello cinese e quello russo) ma anche in questo senso un doppio aggiornamento annuale potrebbe essere funzionale ad un piano più ampio.
Aspetti problematici
Le considerazioni presentate finora suggeriscono, dunque, la fattibilità di un cambiamento netto di strategia nel rinnovamento di iPhone e iPad. Vi sono tuttavia altri aspetti più problematici che non sono marginali e vanno messi nell’equazione.
In primo luogo, come suggerito da Horace Dediu nella sua analisi, Apple è un’azienda le cui divisioni lavorano in perfetta sincronia. Il lancio di un nuovo prodotto non è frutto dello sforzo isolato di un team (come spesso accade in altre grandi multinazionali) quanto piuttosto un concerto di competenze che va dal marketing all’hardware, dalla pianificazione delle operazioni allo sviluppo del software.
Duplicare il numero di lanci, dunque, significa duplicare l’impegno di un’unica grande macchina che si muove all’unisono. E’ una complicazione non da poco ed anche se una simile impresa è perfettamente nelle corde di un’azienda che insegue costantemente l’eccellenza, non è facile capire, dal di fuori, se Apple potrebbe davvero reggere tale impegno senza dover rinunciare al “focus” e all’attenzione ad ogni singolo dettaglio tipici dell’azienda.
La reazione dei media e dei consumatori
Un’altra grande incognita è la possibile reazione dei media e dei consumatori ad una serie di aggiornamenti ravvicinati dello stesso prodotto.
Ad ogni lancio dell’iPhone o dell’iPad, si sprecano i commentatori che, senza nemmeno aver provato il dispositivo, ne decretano immediatamente la natura di “doppione” del predecessore o di semplice “aggiornamento evolutivo”.
Se una simile reazione accompagna un lancio annuale, che tipo di risposta bisogna attendersi dall’aggiornamento del prodotto a soli 6 mesi di distanza dall’upgrade precedente?
La verità è che questo tipo di considerazioni lasciano spesso il tempo che trovano e si esauriscono prima di arrivare alle orecchie del consumatore medio che, per questa fascia di prodotti (facciamocene una ragione) non legge le pubblicazioni tecnologiche, non è un appassionato di gadget e novità elettroniche.
Il problema, dunque, potrebbe essere relativo, ma non tenerne conto nel complesso del problema sarebbe comunque una sottovalutazione pericolosa.
E gli altri prodotti?
C’è infine un’ultima considerazione da fare. Già allo stato attuale, il lancio di iPad e iPhone succhiano una gran quantità di risorse all’azienda. Il lancio di uno dei due prodotti è un evento importante, che richiede preparazione e, come dicevamo, ferrea coordinazione fra più divisione in contemporanea.
Quali potrebbero essere dunque le conseguenze di un ciclo di aggiornamento semestrale dei prodotti sul resto del line-up Apple?
Sull’offerta Mac, in primis, ma anche e soprattutto su nuovi prodotti che verranno (come il tanto vociferato televisore Apple, tanto per dirne uno)?
Il recente “doppio” update dell’iPad è stato un’interessante banco di prova in questo senso. A quanto pare Apple è riuscita a piazzare tutti gli aggiornamenti del proprio line-up in tempo per le feste. Tuttavia i ritardi sulla produzione (e sulla consegna) dei nuovi iMac, si sarebbero potuti evitare se non vi fosse stato qualcosa d’altro di più importante (iPad mini) cui destinare risorse?
La questione, a dirla tutta, potrebbe essere lievemente mal posta. La vera domanda potrebbe essere: quanto conta ancora davvero la divisione Mac per Apple?
Basta un rapido sguardo ai grafici di vendita di iPad e iPhone per capire che la domanda in fondo è retorica.
Il passaggio ad un doppio aggiornamento annuale per iPad e iPhone potrebbe essere anche un segno dei tempi, quindi. In passato non ci saremmo stupiti dello speed bump di un MacBook Pro a 6 o 7 mesi dal precedente upgrade. Dal prossimo anno, forse, non ci stupiremo più di un analoga strategia di aggiornamento applicata ad iPhone e iPad.
Ric 14/01/2013 il 10:12
Ciao,
scusa se mi permetto, ma biennale significa con cadenza ogni due anni. Forse intendevi dire semestrale?
filifeno 14/01/2013 il 10:22
BIENNALE vuol dire ogni 2 anni. Titolo assolutamente fuorviante
Camillo Miller 14/01/2013 il 10:31
@filifeno:
Avete ragione entrambi, svista mia. Correggo subito. ;)
Miki601 14/01/2013 il 15:37
@Camillo Miller: L’hai scritto anche qua: “E’ utile tuttavia citarlo, en passant, perché una strategia di aggiornamenti BIENNALI potrebbe…”
Camillo Miller 14/01/2013 il 15:39
@Miki601:
Grazie. Maledizione, volevo scrivere bi-annuale e mi si è insinuato biennale ovunque :(
En 14/01/2013 il 11:04
Ok, semestrale. Un po’ come accadeva con i Mac.
In ogni caso era già abbastanza chiaro quando a settembre/ottobre (ora non ricordo bene i mesi) hanno messo in commercio ipad 4 e un ipad mini senza display retìna (che è una vera e propria contraddizione!). Si capisce che vogliono commercializzare due versioni l’anno dei prodotti iOS! Parlando di iphone 5, si è notato che il suo “ciclo di vita” è stato accelerato, con punto centrale le festività natalizie. Già negli usa lo vendono sbloccato, già è venduto in Cina.. Cose che nelle precedenti generazioni accadevano in modo molto più distante dalla presentazione..
Opinioni mie.
Simo 14/01/2013 il 12:18
Non entro nel merito delle scelte aziendali perché sarà il mercato a decretarne i risultati, ma parlo da consumatore e, almeno per quanto mi riguarda, un punto fondamentale è la possibilità di aggiornamento di iOS sui dispositivi. Con lanci semestrali è facile che in 18 mesi ci siano 3 generazioni ed è plausibile che rimarranno in vendita i vecchi modelli (come succede ora). Con questo refresh quanto saranno supportati a livello di aggiornamento i vecchi device? Sarebbe “bruttino” per un consumatore vedere il proprio dispositivo “dimenticato” dopo 24 mesi dall’uscita e molti meno dall’acquisto perché è di 4 generazioni fa.
Robbi 14/01/2013 il 12:58
Sarebbe bruttino per un consumatore Apple, per altri non basterebbe ancora.
Michele 14/01/2013 il 14:42
Io che sono fan dei computer Apple, non posso che constatare il calo di aggiornamenti e notizie relative ad hardware e software al riguardo. Pero’ il lato positivo e’ che gli oggetti mantengono una loro identita’ e valore.
Ho un iphone 4s che sfrutto in tutte le sue potenzialita’ e allo scadere del contratto con cui l’ho preso sara’ in giro se non il 6s il 7 (meta’ dell’anno prossimo). Questo a mio avviso rendera’ insostenile il tipo di mercato che si e’ costruito attorno a questi oggetti….perche’ nessuno si vincolera’ piu’ 30 mesi con una compagnia sapendo le evoluzioni che ci saranno e la loro rapidita’.
Poi da romantico dico che il bello della Apple era che i suoi prodotti erano anche eventi, se si piega alle logiche orientali di emettere lo stesso prodotto in mille salse fa presto a tornare da dove ne e’ venuta……cioe’ prima di Toys Story :)