La Monkey Dance è difficile da dimenticare, la cantilenante incitazione a corredo di un indegno bagno di sudore – developers developers developers developers – è allo stesso modo impressa ad eterna memoria in decine di video e remix che continuano a collezionare visualizzazioni su YouTube e Google Video. Steve Ballmer è tornato a svelarsi per ciò che realmente è, e ha riproposto una delle sue solite ridicole sortite in una clip registrata per la nuova fase della campagna pubblicitaria di Microsoft.
Windows
“I’m a PC” ma uso un Mac. C’è una prova?
Giusto sabato ci appellavamo, in senso lato, al legittimo sospetto: ma se la Crispin Porter + Bogusky è addirittura finita sul sito di Apple come agenzia pubblicitaria emerita per l’uso dei Mac “on the field” non è forse lecito dubitare che anche la recente mega-campagna di Microsoft, di cui gli spot “I’m a PC” sono l’ultima emanazione, possa essere stata realizzata su un Mac? I dati EXIF di una delle immagini tratta dai nuovi spot e diffusa da Microsoft sul proprio sito ad uso e consumo della stampa sembra confermare proprio queste ipotesi.
Gli spot Microsoft sono “made on a Mac”?
I soci della CP+B; al centro, seduto, Bogusky. Da sinistra, Jeff Steinhour, Chuck Porter, e Jeff Hicks
Ammettiamolo: a chi non è passato per la testa che i nuovi spot di Microsoft possano essere stati realizzati utilizzando dei Mac? Del resto i computer di Cupertino sono quasi uno standard consolidato nel settore del montaggio audio-video e della post produzione cinematografica. Tuttavia scoprire che la campagna di Microsoft da 300 milioni di dollari è stata realizzata utilizzando dei Mac sarebbe un colpo abbastanza duro per la credibilità di questa nuova serie di commercial. Non abbiamo ancora questa certezza al momento, ma possiamo invece constatare che la Crispin Porter + Bogusky, ovvero l’agenzia che ha ideato la campagna di Redmond, è stata addirittura inserita da Apple nelle pagine dedicate ai profili dei professionisti che utilizzano i computer della mela per il proprio lavoro. Il motivo? La realizzazione della campagna Gipsy Cab per la Volkswagen in cui l’agenzia utilizzò un numero spropositato di Mac per girare in tempo reale ed editare i filmati per la pubblicazione online nel giro di 24 ore.
“I’m a PC”, arriva la risposta di Microsoft a Get a Mac
La campagna pubblicitaria da 300 milioni di dollari che Microsoft ha messo in piedi per riabilitare il proprio brand è entrata nella fase due. In tre nuovi spot il gigante che fu di Bill Gates cerca disperatamente di far sembrare cool chi usa un PC, ma è solo l’ennesima riprova che tentare di riaffermare il valore di un prodotto a colpi di marketing e di dollari non necessariamente produce buoni frutti. Ai consumatori decidere se Microsoft è riuscita nell’intento. I nuovi spot (video dopo il salto), che insistono in maniera pressante sul mantra “I’m a PC” e che dovrebbero mostrare come l’utenza di PC sia la più eterogenea possibile, vengono introdotti da un ingegnere di Microsoft ([email protected]) vestito come John PC Hodgman. Si sente già la nostalgia di Seinfeld.
Microsoft: addio Seinfeld, arriva la copia di PC-Hodgman
Secondo quanto riportato dal New York Times l’idillio fra Microsoft e Jerry Seinfeld sarebbe già arrivato al capolinea. Il comico americano, che verrà sicuramente inserito da E! nella Top 100 di chi è riuscito a guadagnare 10 milioni di dollari “lavorando” il meno possibile, potrebbe non comparire più nei nuovi spot lanciati da Microsoft e volti a riabilitare il brand dell’azienda di Redmond. Le due puntate lanciate finora, Shoe Circus e New Family, rimarrebbero in tal caso le uniche della serie Bill & Jerry. Microsoft punterà invece con decisione a smontare lo stereotipo del PC grigio e noioso che John Hodgman ha saputo plasmare con abilità notevole nel corso degli anni con la serie Get A Mac.
Bill Gates e Jerry Seinfeld: secondo atto
Da ieri sulle TV americane va in onda il secondo spot della nuova campagna multimilionaria di Microsoft. I protagonisti sono sempre Bill Gates e Jerry Seinfeld, che questa volta invece di acquistare scarpe in un discount si trovano a dover convivere con una normale famiglia media americana (marito, moglie, tre figli, nonna che gira per casa svolgendo qualsiasi mansione) allo scopo di connettersi, con risultati prevedibili. Anche in questo caso l’argomento “Windows Vista” non viene mai toccato direttamente, solamente sul finale i due protagonisti ripetono la scenetta, senza churro in mano, sul futuro del PC. Dopo il salto il video e una breve analisi.
Windows Guru, la quasi-nemesi del Mac Genius?
In occasione del lancio del nuovo spot di Microsoft con Jerry Seinfeld e Bill Gates abbiamo accennato al fatto che la campagna da 300 milioni di dollari che Microsoft ha messo in piedi per riabilitare Windows Vista agli occhi dell’uomo della strada non si sarebbe limitata ad una serie di commercials conditi di comparsate illustri. Una parte del budget verrà infatti destinata ad iniziative come quella dei Windows Gurus, che sempre nell’articolo citato avevamo definito “esperti del mondo Windows che da pulpiti emitori strategicamente piazzati all’interno dei negozi di grandi catene come Best Buy e Circuit City decanteranno le virtù di Vista agli ignari acquirenti”. Nuovi dettagli diffusi da Microsoft ci fanno capire che non ci eravamo allontanati molto dalla realtà.
The Mojave Experiment: inizia la riabilitazione di Vista
Microsoft fa sul serio. Vuole mostrare al mondo che Vista non è un mostro bicefalo né quell’orrendo sistema operativo preso a bersaglio dalle campagne denigratorie di Apple (altresì dette “spot televisivi azzeccatissimi“) della serie Get A Mac. Il gigante di Redmond ha un unico intento: dimostrare che l’opinione comune sul proprio ultimo sistema operativo è “comunemente” sbagliata. Il primo passo, come ricorderete, è stato il banner che se la prendeva coi sostenitori della terra piatta. Adesso è il turno del Mojave Experiment. Perché scegliere il nome di un deserto per una campagna di questo tipo? Un riferimento implicito alla aridità delle idee a cui Microsoft cerca ancora di aggrapparsi per salvare un sistema operativo fallimentare?
Microsoft: ecco la verità su Vista, la terra è tonda!
Qualche tempo fa vi avevamo preannunciato che Microsoft si stava preparando al contrattacco. A Redmond si sono accorti che le pubblicità di Apple da un anno e mezzo a questa parte sono state in grado di muovere l’opinione comune nei confronti di Vista. Nulla di davvero preoccupante (le vendite di Mac vanno alla grande, ma da qui a mettere in dubbio la supremazia di Microsoft ancora ce ne passa) se non fosse che Microsoft ritiene Apple implicitamente colpevole di aver contribuito a fomentare falsi miti sull’inaffidabilità di Vista. Anche su nello stato di Washington gli esperti di marketing sono in grado di capire che esse est percepi e Microsoft ha dunque deciso di investire centinaia di milioni di dollari in una mega campagna pubblicitaria che riporti il consumatore sulla retta via. Il primo passo di questo enorme sforzo di marketing d’assalto sembra però più falso che mai, almeno dal punto di vista della semplicità e della immediatezza del messaggio e dimostra come forse Steve Ballmer e soci se la cavino bene con la filosofia di Berkeley, un po’ meno con Photoshop. Ma a quello ci abbiamo pensato noi: non perdetevi la galleria a fondo articolo e date il vostro contributo!
Uno dei papà di Windows 95 è passato a Mac
Satoshi Nakajima è considerato uno dei papà di uno dei più grandi successi planetari di Microsoft. Il programmatore nipponico era il team leader del gruppo di Software Architects che progettò Windows 95. Ma a discapito del proprio curriculum, sul quale la scritta Microsoft è stampigliata a caratteri cubitali, Nakajima da due anni a questa parte si è convertito alla concorrenza. Ha provato ad utilizzare un Mac e si è innamorato delle macchine di Apple, tanto che nell’aprile scorso ha deciso di fondare la Big Canvas, un’azienda dedicata unicamente alla programmazione per iPhone che da pochi giorni ha rilasciato PhotoShare, un applicazione gratuita di photo sharing e social networking per il melafonino. Lonnie Lazar di Cult of Mac lo ha intervistato per cercare di capire perché anche un’ex colonna portante di Microsoft abbia deciso di passare ad Apple.
Apple attenta! Microsoft diventa aggressiva
Microsoft rilascia Remote Desktop Connection 2
Buone notizie per gli amministratori di sistema amanti della mela che devono gestire un network di PC Windows. Microsoft ha rilasciato ieri la versione definitiva di Remote Desktop Connection Client 2 per Mac, il software grazie al quale è possibile connettersi tramite VPN ad un host PC Windows e comandarne tutte le funzionalità da remoto direttamente da un Mac. Il software può essere installato senza problemi sia sui Mac PPC che sui Mac Intel.
Intel dice no a Vista; un Mac nell’80% delle aziende americane
A circa un anno e mezzo dal lancio del vituperato Windows Vista, Intel ha deciso che non eseguirà l’upgrade sulla maggior parte degli 80.000 PC in dotazione ai propri dipendenti. Lo rivela il New York Times citando una fonte anonima interna all’azienda di Santa Clara. Nel frattempo a rincarare la dose arriva un sondaggio condotto da Yankee Group Research, secondo il quale i Mac sono presenti nell’80% delle aziende americane.
Nuovo spot Get A Mac: Newswire
Un nuovo banner-spot della serie Get A Mac, sulla falsariga di quelli già visti su New York Times e Wall Street Journal ha fatto la propria comparsa ieri sulle pagine di The Onion, nota testata giornalistica online americana. Nell’ad che è possibile vedere nel video dopo il salto, PC tenta un ennesimo stratagemma per cambiare la cattiva nomea di Windows Vista: stavolta ci prova con un newswire, un display luminoso sul quale dovrebbero scorrere i titoli delle principali notizie positive sul mondo PC. Inutile dire che ancora una volta nulla va come previsto.
All Things Digital: Windows 7 in anteprima
Durante la All Things Digital D6 Conference che si è tenuta ieri all’hotel Four Season Aviara di Carlsbad, San Diego, Steve Ballmer e Bill Gates hanno risposto alle domande di Walt Mossberg e Kara Swisher e hanno svelato le prime immagini e i primi video ufficiali di Windows 7, il sistema operativo che sostituirà Vista. Multi-touch a go-go e features che a molti hanno ricordato da vicino un altro noto sistema operativo, dal nome d’ispirazione felina.
Steve Ballmer e il suo MacBook Pro
Non è cosa da tutti i giorni imbattersi in foto come queste. Steve Ballmer, il saltellante CEO di Microsoft, è impegnato in un tour di conferenze mondiali che lo ha recentemente portato anche in Italia. In Belgio, durante uno degli eventi, a fare compagnia a Ballmer sul palco c’era nientemeno che un MacBook Pro, utilizzato per proiettare le slides della conferenza. Non è dato sapere se il computer appartenesse efftivamente a Ballmer. Alcuni utenti di Flickr, presenti anch’essi alla conferenza, sostengono che il Mac appartenesse agli organizzatori dell’evento. Altre foto in questo set. In ogni caso, ve lo immaginate El Jobso che tiene il suo Keynote utilizzando un Dell? Io proprio non ci riesco.
Apple rilascia Boot Camp 2.1
Ieri, 24 aprile, Apple ha rilasciato l’aggiornamento 2.1 per Boot Camp. Questo aggiornamento corregge alcuni bug e aumenta la compatibilità con i sistemi di casa Microsoft, anche i più recenti Windows Vista 32 e 64 Bit e Windows XP Service Pack 3. Apple consiglia vivamente a tutti gli utenti che utilizzano Boot Camp di eseguire questo aggiornamento.
Photoshop CS4 a 64-bit solo su Windows
Adobe ha fatto sapere ieri che la nuova versione di Photoshop che verrà distribuita con la Creative Suite 4.0 supporterà l’architettura a 64-bit solamente su Windows, mentre i Mac User dovranno “accontentarsi” di una versione a 32-bit. Questa disparità di trattamento non è da attribuirsi al cattivo sangue che ultimamente sembra correre (Flash su iPhone vi dice nulla?) fra Adobe e l’azienda di Cupertino, bensì all’utilizzo da parte del produttore della Creative Suite del set di API Carbon -di cui Apple non ha sviluppato una versione a 64-bit- per lo sviluppo di Photoshop CS4.
Dopo il MacBook Air bucato anche il Fujitsu con Vista
Sabato scorso vi abbiamo raccontato dell’exploit portato a compimento da Charlie Miller su di un MacBook Air nell’ambito del contest PWN2OWN organizzato dal CanSecWest di Vancouver. Oltre al MacBook Air gli hacker dovevano riuscire a violare un Fujitsu U810 con Windows Vista installato, che è stato bucato venerdì, un giorno dopo il notebook di Apple, e un Sony Vaio dotato dell’ultima release di Ubuntu, l’unico che ha resistito per tutti e tre i giorni della competizione.
Safari su Windows: modificata la licenza
Qualche giorno fa vi abbiamo parlato dei metodi, affatto discutibili, utilizzati da Apple per invogliare gli utenti Windows ad installare Safari sulle proprie macchine. Ma oltre ai problemi di ordine deontologico (alla Mozilla Foundation fumano ancora le orecchie), Apple ha dovuto fronteggiare un problema di ordine meramente legale: i termini della licenza del browser di Cupertino dicevano espressamente che non sarebbe stato possibile installare il software su un computer non Apple. In tutta fretta l’ufficio legale di Infinite Loop ha provveduto a tappare la “falla”.
Software spazzatura: un altro motivo per passare a Mac
In questi giorni ha fatto discutere la scelta di Sony, che per rimuovere tutto il Crapware, ovvero il software spazzatura (per la maggior parte demo e versioni trial) installato a fini commerciali sui PC appena acquistati, imponeva agli utenti l’upgrade a Vista Business Edition al costo di 100$ e un sovrapprezzo di 50$ che veniva giustificato come “costo dell’ottimizzazione software”. Travolta dalle proteste Sony ha deciso di eliminare il sovrapprezzo, ma per avere diritto all’opzione rimane obbligatorio l’upgrade da 100$ a Vista Premium. Una situazione emblematica che contribuisce concretamente ad allargare il gap qualitativo fra Mac e PC.
Windows: iTunes ti consiglia Safari
Gli utenti Windows che insieme ad iTunes hanno installato anche il programma Aggiornamento Software di Apple (in pratica il corrispettivo Windows dell’omonimo menu del nostro Mac), da qualche giorno ricevono la notifica che Safari 3.1 è pronto per l’installazione. Piccolo problema: succede anche a tutti coloro che Safari non l’hanno mai installato.
Chris Pirillo e il suo primo Kernel Panic
Mai sostenere con troppa veemenza l’infallibilità dei computer Apple, perché come tutte le creazioni umane, alla fine, in fondo in fondo, (molto in fondo), dopo tutto… anche i Mac sono macchine fallibili. Naturalmente ottenere un Kernel Panic, con tanto di schermata in cui il vostro computer vi avverte con gentilezza in tutte le lingue che vuole essere spento e riacceso perché è andato in tilt, è molto, molto più difficile che incappare nel Blue Screen Of Death, la mortale schermata blu che che turba i sogni di ogni utente Windows. Chris Pirillo, IT expert, è recentemente passato ad un Mac, perché proprio non sopporta Windows Vista. E’ talmente entusiasta del suo nuovo MacBook Pro che ha addirittura stilato una lista delle 50 ragioni per passare a Mac.
Questa volta, però, proprio mentre incensa le qualità di Mac OS X, il fidato sistema operativo del suo MacBook Pro decide di venire meno, e restituisce la tremenda schermata multilingua. Ma prima che tutti gli utenti Windows si prodighino in una risatina stridula in stile Nelson Muntz, devo avvertirvi: il video è soltanto un altro sketch di Pirillo!