Al Red Bull Racing Formula One Team piacciono i copioni

Red Bull Formula One Racing Team Keyboard Copycat

Red Bull Racing Team - Apple keyboard copycat - The Apple Lounge
Tutti gli appassionati ricorderanno l’immagine di apertura. Steve Jobs parlava dei “copycat”, i copioni che hanno provato e continuano a provare a contrastare il dominio di Apple nel mondo della telefonia mobile e dei tablet e che, ad oggi, non riescono neppure a scalfire la Mela col morso. Ma a quell’immagine abbiamo aggiunto qualcosa in più.

L’immagine originale non contemplava il logo che abbiamo aggiunto. Quello del Red Bull Racing Formula One Team. Non perché gli attuali campioni del mondo di Formula1 siano dei copioni, ma perché utilizzano alcuni dispositivi che dire essere copiati da Apple è dire poco. Vediamo dopo il salto di cosa stiamo parlando.

Logitech Wireless Touchpad, quel sottile deja vu

Abbiamo visto oggi i tentativi di innovazione di Microsoft con Windows 8, il nuovo sistema operativo ibrido per PC e Tablet. Se avrà successo o no ce lo dirà il tempo, ma di sicuro si tratta di qualcosa di nuovo, seppur nella semplicità dell’idea, di non visto prima.

Ma mentre qualcuno tenta di innovare e di proporre la sua visione delle cose, c’è chi invece si ostina a seguire gli altri, com’era quel detto? Chi segue gli altri non arriva mai primo. È la prima cosa che ho pensato quando ho visto questa “novità” di casa Logitech, il Wireless Trackpad. A voi ricorda qualcosa?

Microsoft presenta Windows 8, per PC e Tablet

http://www.youtube.com/watch?v=59mP3R4I8wU

L’attuale fiorente mercato dei tablet è ciò che Steve Jobs definì una “terza categoria” tra computer e smartphone. Oggi iPad è sinonimo di tablet, ma non dimentico come, poco prima dell’annuncio della tavoletta Apple, tutti sperassero in un tablet che si avvicinasse più ad un computer che non ad un cellulare. Così non è stato, l’iPad monta iOS ed è molto, ma molto lontano dal poter essere considerato un Mac. Pare però che l’idea di renderlo “un iPhone gigante”, come continuano a definirlo i detrattori, sia stata vincente, ed ha segnato la crescita e la definizione stessa della categoria “Tablet”: cellulari che, coscienti della propria forza, rompono gli schemi, allargano i display, e si mettono a fare i computer.

La prova che questa “terza categoria” sia attualmente molto più vicina agli smartphone che non ai computer è sotto gli occhi di tutti: la sfida al vertice è tra Apple e Google, con i relativi sistemi operativi iOS ed Android, sistemi sviluppati per telefoni cellulari che hanno poi costruito la loro versione Tablet. Ma attenzione a fare troppa distinzione tra tablet e computer: sono due mondi che prima o poi si fonderanno, OS X Lion è un esempio iniziale, ma ancora di più sta facendo Microsoft, il grande assente nel mondo dei cellulari (davvero magro il successo di Windows Phone 7) fa sentire la propria voce presentando un sistema operativo davvero all’avanguardia, con l’intenzione di entrare a gamba tesa nel mercato dei tablet e non solo.

I 64 iPad della vetrina di Saks

Sulla Fifth Avenue di New York, a breve distanza dal cubo di vetro dell’Apple Store attualmente in corso di ristrutturazione, c’è un department store che le fashion victim e gli amanti dell’haute couture sicuramente conosceranno. Si chiama Saks ed è uno dei marchi storici della moda newyorchese, che ad oggi vanta punti vendita in tutti gli Stati Uniti. Perché ne stiamo parlando qui su TheAppleLounge? Perché nei giorni scorsi i “vetrinisti” del punto vendita sulla Quinta Avenue hanno sostituito a vestiti e manichini un paio di pannelli video giganti. Uno è stato realizzato con 64 iPad affiancati, l’altro con nove Apple Cinema Display.

Il MacBook Air del capo tribù Almir

Quello che vedete nella foto qui sopra è Almir Surui, capo dei Surui, una tribù amazzonica i cui territori sono seriamente minacciati dalla deforestazione praticata in gran parte da taglialegna che operano nell’illegalità, senza alcun tipo di autorizzazione da parte del governo brasiliano.
Nel 2007 Almir ha scoperto l’esistenza di Google Earth e ha intuito subito che potesse essere un ottimo strumento per diffondere e far conoscere a livello planetario la lotta della sua tribù contro i devastatori dell’Amazzonia. Il capo si è messo in contatto con Google, che ha preso a cuore il progetto e ha fornito (e continua a fornire) ai Surui la strumentazione necessaria: fotocamere digitali con funzioni di geotagging, smartphone e computer Apple come il MacBook Air con cui Almir posa nella foto di apertura.

Steve Jobs, Andy Warhol e Keith Haring

Fra tutti i vecchi profili e gli articoli su Steve Jobs che sono di nuovo saltati fuori nei giorni successivi alle dimissioni dal ruolo di CEO dell’attuale Chairman Apple, ce n’è uno che mi ha particolarmente colpito. E’ l’intervista a Playboy del 1987. Non tanto per l’intervista in sé, comunque molto interessante, quanto per l’aneddoto che il giornalista racconta all’inizio del pezzo.
E’ la breve storia del fugace incontro fra il primo Macintosh e due mostri sacri dell’arte contemporanea: Andy Warhol e Keith Haring. Alla presenza di Steve Jobs.

80s Phone case, con l’iPhone negli anni 80

In una delle scene di Wall Street (1986) Gordon Gekko è sulla spiaggia, l’oceano davanti a lui mentre sorge il sole. In mano ha un oggetto che un diciottenne di oggi potrebbe con ogni probabilità scambiare per un mattone beige con un’asticella. Ma non è un mattone, è un modello di telefono cellulare che andava forte in quegli anni, uno status symbol che uno spietato uomo di successo come Gekko non poteva di certo farsi mancare.
Non è un caso che nel sequel non del tutto riuscito di Wall Street, del 2010, Oliver Stone abbia tributato quel pezzo di modernariato in una delle prime scena del film, dato che il telefono cellulare, con la sua evoluzione, è un ottimo testimone dei rapidi cambiamenti degli ultimi 30 anni, non solo nel settore delle telecomunicazioni.
Come tutti gli oggetti-simbolo di un epoca anche il telefono alla Gekko ha i suoi estimatori. L’80s iPhone case in vendita sul sito di Urban Outfitters permette ai nostalgici di rivivere i fasti della superficialità yuppie di quegli anni rinunciando solo ad alcune delle caratteristiche di un’iPhone: ergonomia, estrema portabilità, buon gusto.

Steve Jobs, the crazy one, the misfit

“La scorsa settimana ho notato che combinando le parole dello spot Apple Crazy Ones con alcune immagini storiche di Steve Jobs poteva avere perfettamente senso”. A scrivere queste parole sul suo blog è Ken Segall, autore del video tributo che vedete qui a seguire.
Se il nome Ken Segall vi dice qualcosa, consideratevi pure dei buoni Apple-storici, perché Segall è che il creativo che ha ideato il concept originale di quel famosissimo spot televisivo che fu la chiave di volta dell’altrettanto nota campagna Think Different.
Il filmato di apertura assume un valore che va ben oltre quello del tributo di un semplice fan: è il creatore stesso della campagna che, a 14 anni di distanza, la corregge per integrare una carenza importante.

Un tributo a Steve lungo 21 km

Joseph Tame è un Digital Media Producer inglese che vive e lavora a Tokyo. Il suo hobby, a metà fra corsa e tecnologia, è quello di disegnare con il GPS: con il suo iPhone appresso, Tame corre per le strade di Tokyo secondo percorsi prestabiliti che una volta renderizzati su un’applicazione ad hoc rivelano un disegno sulla mappa. Un’intera sezione del suo sito è dedicata a questa sua passione.
L’ultima creazione dell’eclettico corridore tecnologico, super appassionato Apple, è un grande logo della Mela realizzato con una corsa di 21 km come tributo a Steve Jobs.

Abramsky: Steve Jobs come Henry Ford e Walt Disney

Ford, Disney, Jobs

La notizia delle dimissioni di Steve Jobs, giunta nella notte fra mercoledì e giovedì, ha generato un comprensibile tsunami di reazioni disparate e ieri ha fatto il giro di tutti i media. Non mancano ovviamente le analisi di ogni ordine e grado, comprese quelle di certe pubblicazioni blasonate che ne hanno affidato la stesura a chi di Apple non si è mai occupato e lo dimostra con strafalcioni e banalità una via l’altra.
Non possono mancare, in casi come questi, i report degli analisti finanziari, preoccupati principalmente di capire quale sarà per Apple l’effetto dell’assenza di Steve Jobs al timone. Quasi tutti concordano sul fatto che Apple potrà continuare a percorrere la sua strada di successo senza intoppi e Mike Abramsky, di RBC Capital Markets, propone un interessante paragone fra Steve Jobs e altri due visionari le cui aziende fioriscono ancora oggi nonostante i rispettivi fondatori le abbiano lasciate molti anni fa.

De Santos: un ristorante che gira attorno ad iPad

Personaggi del calibro di Janis Joplin, Bob Dylan e Jean Michel Basquiat sono entrati almeno una volta nei locali raffinati di De Santos, un ristorante italiano di alta classe situato nel West Village di New York City. Il locale dall’aspetto rustico possiede da qualche settimana un’anima a questa parte un’anima tecnologica. De Santos è di fatto l’unico locale di tutta New York che permette ai propri clienti di effettuare un ordine, e non solo, tramite iPad.

Apple ci tiene davvero alla sicurezza?

Apple Store Bologna in costruzione - Operai senza sicurezza - Grazie per l'immagine a setteB.IT

Apple Store Bologna in costruzione - Grazie a setteB.IT per l'immagine
In tutti questi anni Apple ci ha insegnato che la sicurezza viene prima di tutto. Quando compriamo un iPhone, un iPad o un iPod touch, ad esempio, la prima cosa che Apple sconsiglia per la nostra sicurezza è di non jailbreakarlo. E se qualcuno invece dovesse rubare il nostro iDevice? Per la nostra sicurezza c’è un modo per tracciarlo. E in caso di impossibilità nella restituzione, la possibilità di cancellare da remoto i dati dal device. Tutto per la nostra sicurezza.

Esistono, poi, le patch che Apple rilascia per i suoi sistemi operativi, sia i più recenti che i più datati. Insomma tutto ciò che riguarda il mondo Apple è incentrato sulla sicurezza. Quella digitale, però.

Scoopertino candida Steve Jobs alle presidenziali 2012

Come se la caverebbe Steve Jobs nelle vesti di successore di Obama? L’unico modo per saperlo è sperare che un numero sufficiente di americani lo voti alle prossime presidenziali del 2012. “Votate per me, o vi formatto l’iPhone da remoto”, recita il motto ufficiale del comitato Jobs 2012. Sul sito promozionale della campagna c’è tutto quel che serve per una scelta coscienziosa: un programma elettorale completo e convincente che tocca i punti di maggior interesse per il popolo americano, un video promozionale in cui Jony Ive spiega perché eleggere Steve Jobs a Presidente degli Stati Uniti d’America e un buon numero di immagini promozionali utili alla causa.
A curare la campagna, che per chi non l’avesse ancora intuito è un fake ben fatto e particolarmente divertente, sono i soliti pazzi di Scoopertino, noto sito di false notizie sul mondo Apple.

1996: Internet spiegato ai dipendenti Apple

È una ovvietà, ma lasciatemelo ripetere: Internet ha cambiato il mondo, ma anche il World Wide Web è cambiato nel corso di questi anni. In queste ore è comparso sulla rete un documento ufficiale di Apple risalente al 1996, quando ancora Safari doveva nascere, in cui viene spiegato ai dipendenti di Cupertino come usare il browser Netscape.

È interessante osservare come funzioni che oggi appaiono scontate richiedessero una così dettagliata spiegazione anche per dei professionisti della tecnologia.

I 101 consigli di Wired alla Apple del 1997

All’inizio dell’estate del 1997 Apple sembrava ormai spacciata, destinata a chiudere i battenti o vendersi al miglior offerente. Ora sappiamo che il futuro riservato all’azienda di Cupertino era ben diverso, ma allora, a tre mesi dalla nomina a CEO di Steve Jobs non era facile prevedere che quella compagnia sull’orlo del tracollo avrebbe estratto dalla manica un asso dopo l’altro negli anni a venire.
In quest’ottica non è arduo capire perché sul numero di giugno del 1997 di Wired apparve una cover story dall’eloquente titolo: 101 modi per salvare Apple.  Fra quelle 101 indicazioni, oltre ad alcune trovate sarcastiche, c’erano alcuni buoni consigli che anticipavano quel che sarebbe successo e molti cattivi consigli che per fortuna Apple non ha seguito per niente.

Prototipo di iPhone 4, Gizmodo la fa franca

Jason Chen con il prototipo di iPhone 4

Jason Chen, l’editor di Gizmodo che era fisicamente entrato in possesso del prototipo di iPhone 4 perduto da un ingegnere Apple in una birreria di Redwood City, può tirare un grosso sospiro di sollievo: nessuna accusa è stata mossa dagli inquirenti nei suoi confronti. Allo stesso modo anche l’editore di Gizmodo, la Gawker Media, non ha subito conseguenze dalla bravata che nella primavera del 2010 ha stupito il MacWeb e mezza Silicon Valley.
A pagare le conseguenze della faccenda saranno Brian Hogan, il ragazzo che è entrato in possesso del prototipo, e un suo conoscente, Sage Wallower, entrambi accusati di appropriazione indebita di oggetti smarriti. A carico di Wallower anche l’accusa di detenzione di materiale rubato.

iPhone 5, la sagra di Photoshop

Ad agosto, è risaputo, è periodo di sagre. Nel caso la sagra del lampredotto o quella della panzanella, assieme a quelle del castagnaccio, della mozzarella in carrozza e del tartufo non fossero di vostro gradimento, eccone una che non vi farà ingrassare nemmeno un po’: la sagra degli iPhone 5 creati con Photoshop.
L’inaugurazione si è tenuta qualche giorno fa, quando un anonimo utente avrebbe individuato su un treno a San Francisco un prototipo di iPhone in mano ad un presunto ingegnere Apple. Vi abbiamo già fornito ampie prove sulla inconfutabile autenticità di quella foto. La chiusura della sagra,  salvo visitina dei NAS, è prevista per il giorno in cui Apple presenterà ufficialmente l’iPhone 5.
Ieri sul forum di MacRumors è comparsa un’altra immagine, quella che vedete in apertura. Secondo l’utente che l’ha pubblicata è la foto di un iPhone 5 scattata di soppiatto nella sede di un operatore di telefonia francese. Secondo noi è una foto scattata con Photo Booth (tanto che l’originale era specchiata orizzontalmente) utilizzando un iPhone Verizon (senza SIM tray) e un foglio di carta come sfondo. Ma per carità, ci possiamo sbagliare, eh.

E’ questo l’iPhone 5? Che ne pensate?

Ci risiamo. Si avvicina la presunta data di lancio di un nuovo modello di iPhone e immancabilmente compaiono le prime foto spia e i primi avvistamenti di prototipi che scorrazzano fuori dal Campus di Cupertino, tenuti ben saldi fra le mani di ingegneri Apple che li testano sul campo cercando di non farsi beccare.
Quella pubblicata oggi da 9to5 Mac è un’immagine scattata da un lettore ad un dispositivo Apple che, a suo dire non assomiglia a nessun iPhone esistente. Non all’iPhone 4, non all’iPhone 3GS o 3G né al primo iPhone, of course. La foto che il tizio è riuscito a scattare è molto sgranata e non toglie affatto i dubbi sulla natura del device. Secondo voi è effettivamente un iPhone 5 quello fotografato? Diteci la vostra nei commenti. Qui di seguito alcune considerazioni.

Wozniak Conundrum: un Macintosh steampunk

Il Wozniak Conundrum è un computer che Steve Wozniak avrebbe potuto costruire se fosse nato nel 1875 e se nel 1897 fosse esistito il concetto di computer e soprattutto lo schermo a tubo catodico fosse già stato inventato. Nella realtà il Wozniak Conundrum è una vera e propria opera d’arte steampunk realizzata da Steve La Riccia unendo in un curioso incontro di meccanica e circuiti una macchina da scrivere Remington vecchia di 114 anni e le interiora, nonchè il display, di un Macintosh del 1991. Il risultato è stupefacente. E perfettamente funzionante.