iPhone, TIM e Vodafone in “il suicidio commerciale”

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Ammesso che le strategie aziendali sono comprensibili solo dai grandi manager e noi consumatori, in qualità di “spettatori paganti”, dobbiamo pagare rispettosamente il biglietto possibilmente senza porci troppe domande, mi chiedo: non è che TIM e Vodafone abbiano deciso, così da un giorno all’altro, di provare a vendere meno iPhone possibili?

Il pensiero nasce dopo aver osservato le tariffe per iPhone proposte dalle “due sorelle” delle telecomunicazioni mobili in Italia. A parte il fatto che le modifiche alle offerte, tra l’altro sempre più simili, avvengono quasi in contemporanea, mi chiedo come possano pensare di poter vendere iPhone 3GS in abbonamento a partire da 50 euro al mese.

App Store non rende ricchi gli sviluppatori

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App Store, oltre a diventare un modello per tutti i maggiori produttori di telefonia mobile, è il più fornito negozio virtuale di applicazioni per un telefono cellulare (ovvero iPhone) e un riproduttore MP3 (iPod touch). In App Store sono ora disponibili più di 100mila applicazioni: una cifra enorme, forse anche esagerata. Un cifra, però, che risponde al dictat di Apple che si può riassumere nelle parole “chiunque può vendere la propria idea in App Store“.

Lo sviluppatore è libero di proporre il proprio lavoro che, se accettato, sarà disponibile alla vendita al prezzo desiderato. Questa è un’opportunità incredibile per offrire le proprie applicazioni: una vetrina mondiale non è cosa da tutti i giorni. Peccato però, come dimostra una recente ricerca, che i guadagni non siano così spropositati come il numero di applicazioni presenti.

Adobe: colpa di Apple se non c’è Flash su iPhone

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I detrattori e la concorrenza si aggrappano ancora strenuamente a questo argomento: iPhone sarà pure un gran bel dispositivo, ma senza la possibilità di riprodurre contenuti Flash non va da nessuna parte. Tralasciamo il fatto che milioni di dispositivi venduti la dicono lunga su quanto un formato proprietario che ha invaso il web come peste bubbonica sia davvero necessario per un’esperienza di navigabilità ottimale su dispositivo portatile, dato che la notizia è un altra.

Adobe punta ormai da tempo il dito contro Apple. E’ Cupertino, dice, che non vuole Flash sull’iPhone. Ma siccome verba volant, Adobe ha pensato di specificare meglio. Da pochi giorni chi tenta di accedere alla pagina di scaricamento di Flash Player da iPhone viene accolto dal messaggio che vedete in apertura. La pagina esisteva già ma i riferimenti puramente non-casuali agli iDevice sono stati aggiunti da poco.

Bioshock in arrivo sul Mac con soli due anni di ritardo

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Il prossimo 7 ottobre Feral Interactive lancerà ufficialmente la versione per Mac di BioShock, l’acclamato first person shooter horror definito da moltissimi commentatori come uno dei migliori giochi… del 2007. Il video game arriva su Mac con ben due anni di ritardo (come suggerito ironicamente dal nostro titolo) rispetto al lancio originale per PC e console e, come se non bastasse, verrà fatto pagare a prezzo pieno: 49$ (40€ in Italia). L’evento fornisce il destro per una rapida riflessione sullo stato dell’arte del gaming su Mac.

Apple Store in Italia: perché nei centri commerciali?

Ad un paio di giorni di distanza dall’inaugurazione possiamo dire senza dubbi che l’apertura dell’Apple Store Carosello di Carugate, a Milano, è stata una festa. Ma lasciando da parte il “delirio” (positivo) di sabato mattina, come lo ha chiamato qualcuno dei nostri commentatori, oggi vorrei riprendere l’analisi che ha già avviato il nostro Giuseppe nel suo articolo (Apple Store, il punto della situazione in Italia). La domanda da cento milioni di dollari, in questo caso già la conosciamo: perché Apple, in Italia, ha scelto di aprire due Apple Store in centri commerciali lontani dal centro della città e difficili da raggiungere? Le risposte sono almeno 3.

L’apertura dell’Apple Store Carosello con altri occhi

carosello coda

Tutto mi sarei aspettato di trovare sabato 5 mattina alle 0re 8.00 davanti all’ingresso del Centro Commerciale Carosello tranne che un buon numero di persone che attendevano di entrare per fare tutt’altro che incensare il nuovo negozio di Apple. Ovviamente non erano in fila con i primi appassionati della mela che erano giunti all’alba ma si trovavano davanti alla porta scorrevole accanto. Incuriositi ammiravano tutti quei ragazzi (ma non solo) stranamente in coda: una coda educata che attendeva l’apertura delle porte scorrevoli per poi riversarsi chissà dove. Non è che al Carrefour svendono qualcosa?

Trovandomi proprio davanti alla seconda porta scorrevole prima che il Centro Commerciale aprisse i battenti ho spiegato più volte che ci trovavamo tutti qui per l’apertura di un nuovo negozio. “No, non regalano nulla se non una maglietta commemorativa” ho ripetuto più volte a tante facce incredule dell’evento a cui anche loro, sebbene involontariamente, partecipavano.

Apple Store, il punto della situazione in Italia

Apple Stores Italiani

L’Apple Store di Milano Carugate è finalmente aperto e possiamo già fare un primo punto della situazione anche grazie alle immagini ed ai video prodotti dal nostro inviato Michele Baratelli. Quello del Centro Commerciale Carosello è il secondo degli Apple Store italiani. Il primo, infatti, è stato inaugurato nel 2007 a Roma presso il Centro Commerciale RomaEst.

Alcuni tra i commenti ai nostri articoli ci hanno dato spunto per un’analisi da fare con i nostri lettori sulla scelta di Apple di aprire i propri negozi in centri commerciali distanti dal centro cittadino piuttosto che nel cuore delle metropoli scelte per gli store.

Noleggio film via Youtube nel futuro prossimo?

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Da qualche giorno si vociferano novità per quanto riguarda Apple TV, il riproduttore multimediale da salotto che Apple ha nel suo listino dal 2007. Come già ampliamene sottolineato nel corso di questi due anni su TAL, la Apple TV è uno strumento relativamente interessante se vissuta come un costoso riproduttore multimediale Wi-Fi ma decisamente rivoluzionaria dove è presente la possibilità di noleggiare e acquistare film e serie Tv (alcuni di questi sono disponibili in HD).

Purtroppo l’Italia è tagliata fuori dalla rivoluzione del “Movie on Demand” attuata da Apple attraverso il suo iTunes Store e da altre società che, sempre negli USA, offrono lo stesso servizio. Alcune indiscrezioni nostrane indicano l’allargamento della possibilità di acquistare e noleggiare film verso nuovi Paesi (tra cui l’Italia) ma finora non è trapelato il minino dettaglio.

Un rumor, se diventerà realtà, è destinato a cambiare il nostro rapporto con i film e le serie Tv. Se fosse Youtube il primo canale globale in cui acquistare e noleggiare film?

Il marketing ai tempi di App Store

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Prendiamo come spunto un qualsiasi ipermercato, un centro commerciale ricco di negozi (idealmente l’ormai noto “Carosello di Carugate” dove sorgerà l’Apple Store milanese): la guerra tra i vari prodotti non avviene solamente nel luogo fisico della vendita ma anche attraverso la pubblicità, i consigli di amici e la propria esperienza. App Store, invece, è un negozio virtuale volutamente studiato da Apple per creare una grande comunità in cui sono gli stessi acquirenti a formare una “atipica” campagna pubblicitaria attraverso i giudizi e i commenti.

È l’idea originale che vince“, ho sempre scritto. Come in ogni campo, però, c’è chi prova a fare il furbetto pilotando i giudizi: per fortuna, anche in questo caso, è sempre l’idea originale a vincere.

App Store: 8500 nuove applicazioni a settimana?

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App Store, ovvero per chi ancora non lo sapesse “il negozio virtuale di applicazioni per iPhone e iPod touch“, cresce in maniera impressionante ed è difficile rendersene conto anche se si fa parte della schiera dei “clienti affezionati”. Sono talmente tante le nuove applicazioni che raggiungono ogni giorno lo store che anche per noi “addetti ai lavori” è da sempre stato impossibile fornire una indicazione precisa.

A schiarirci un po’ le idee ci ha pensato indirettamente Apple con alcuni dati interessanti contenuti nella risposta alla FCC’s investigation in merito al boicottaggio di Google Voice. Si legge infatti che ogni settimana in quel di Cupertino arrivano più di 8500 applicazioni da controllare (tra nuovi titoli e updates) e ogni App è accuratamente studiata da 2 “controllori”.

Phil Schiller è il paladino dei developers di App Store?

Il sistema di approvazione delle applicazioni per iPhone e iPod touch è sempre più criticato per via di alcune scelte, talvolta apparentemente senza senso, applicate dai controllori di Cupertino. È già capitato che qualcuno tra i developers di App Store abbia giocato su questo fatto così da ottenere una pubblicità mondiale gratuita (è questo il caso del recente Ninjawords, il vocabolario che si credeva fosse stato censurato e poi vietato pure ai minori) ma allo stesso tempo è capitato anche che altri tra i developers, vedendosi rifiutata la propria App, abbiano perso mesi e mesi di lavoro. Niente paura perché ora è arrivato il paladino degli sviluppatori di App Store: Phil Schiller è sempre più al servizio della giustizia.

Microsoft cerca sviluppatori per lo Zune HD tra quelli di App Store?

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La settimana appena trascorsa è stata ricca di notizie per quanto riguarda lo Zune HD di Microsoft che per molti sarà il vero concorrente sul mercato dell’iPod touch. Per combattere ad armi pari, però, è necessario che il riproduttore multimediale di Microsoft fornisca alla propria clientela la possibilità di personalizzazione che App Store garantisce a tutti gli acquirenti di iPod touch e ovviamente anche di iPhone. Pare che a Redmond questo problema sia stato realmente preso in considerazione tanto da mettere in cantiere le future applicazioni già qualche mese fa. A riportare il fatto è  il solito Gruber che, dopo aver ricevuto un’E-Mail da parte di un developer di App Store, lancia un’accusa importante: Microsoft avrebbe offerto denaro per far sviluppare applicazioni sulla sua futura piattaforma.

Apple censura anche i vocabolari di App Store

La pratica censoria applicata da Apple nel suo App Store (il negozio virtuale di applicazioni per iPhone e iPod touch) fa parlare di sé ancora una volta. A farne le spese è una App che trasforma il proprio device touch in un pratico vocabolario: essendo tutte le voci comprese al suo interno, permette una consultazione veloce e puntuale della parola ricercata a differenza di altre soluzioni che accedono ai vari database presenti in rete.

Quelli dell’ufficio censura di App Store, come dei ragazzini in piena fase ormonale, si sono divertiti a cercare “le parolacce” all’interno del dizionario: anche la conoscenza deve essere oscurata e gli sviluppatori sono stati costretti a togliere alcune parole che possono essere volgari solo in base al contesto in cui inserite. L’applicazione, poi, è vietata ai minori di 17 anni.

Non è che ora si inizia ad esagerare?

Lo strano caso del developer eliminato da App Store

All’interno App Store, il negozio virtuale di applicazioni in cui tutto è ovattato, avvengono strane cose. Non mi riferisco ad eventi paranormali ma piuttosto a decisioni, talvolta anche impopolari, che hanno come scopo quello di salvaguardare gli interessi di Apple e anche “la sensibilità del cliente”. Talvolta tali decisioni sembrano, a noi acquirenti, un tantino forzate e incomprensibili.

Khalid Shaikh e il suo team di sviluppo composto da ben 26 dipendenti (Perfect Agumen) sono stati eliminati da App Store perché alcune App, a detta di Cupertino, violerebbero palesemente i diritti d’autore altrui. Il gruppo capeggiato da Khalid Shaikh era il terzo sviluppatore più prolifico di App Store con più di 900 Apps all’attivo.

Scelta giusta o sbagliata quella di Apple? Cosa si nasconde dietro questo ennesimo atto censorio?

App Store: con i prezzi troppo bassi è la fine?

A margine dei dati economici di tutto rispetto snocciolati da Apple nella Conference Call appena tenuta, torna a farsi sentire un po’ di malumore da parte di alcuni developers che propongono le proprie creazioni attraverso App Store. Non mi riferisco agli sviluppatori amatoriali (quelli che, per intenderci, creano le proprie App quasi per gioco) ma ai grossi gruppi che, avendo deciso di investire considerevoli somme di denaro in App Store, vogliono avere un margine di guadagno tale da permettere anche il futuro sviluppo di altro materiale. Si è tornati dunque a parlare del prezzo base (i famosi 0,99 dollari) che, secondo alcune correnti di pensiero, uccide il meccanismo stesso alla base di App Store perché fa percepire all’utente un valore economico troppo basso delle applicazioni stesse.

Ma non è la richiesta, in genere, a fare il mercato?

App Store e sviluppatori, nuova censura

Non ci sono mai piaciute alcune scelte operate da Apple nel “magico mondo” di App Store: a causa di regole talvolta troppo rigide (talvolta irrazionali) e di qualche controllore bacchettone, ho spesso definito il negozio virtuale di applicazioni di Apple come un negozio per educande. Con questo non intendo dire che App Store debba aprire la porta alle applicazioni a “luci rosse” (qui abbiamo trattato l’argomento App Store e porno) ma vorrei almeno che a Cupertino aprissero un po’ gli occhi sulla vicenda.

Si tratta di interessi commerciali e di immagine, è vero, ma ormai ad Apple capita fin troppo spesso di scendere nel ridicolo: ora gli sviluppatori che hanno a listino applicazioni dedicate ad un pubblico adulto (17+) non avranno più a disposizione i codici promozionali con cui regalare una licenza. Il motivo è semplice: qualche ragazzino sedicenne furbetto potrebbe così avere a disposizione il prodotto vietato.

La guerra dei cloni: lunga vita alla licenza di Mac OS X (seconda parte)

La notizia è di pochi giorni fa: Psystar è tornata all’attacco. L’azienda produttrice di cloni è pronta ad uscire dal regime di protezione dalla bancarotta e ha lanciato un nuovo PC con Mac OS X preinstallato.
Nel frattempo, nel vecchio continente, la tedesca PearC si espande in altri paesi, forse con l’intenzione di seguire le orme del clonatore americano, candidandosi a diventare la Psystar europea. Ma nel vecchio continente quali sono le regole? La EULA di Mac OS X ha pieno valore legale?

Per rispondere a questi dubbi e analizzare la situazione in maniera più approfondita abbiamo chiesto un parere al Dottor Gianluca Craia, consulente legale dello staff di noze s.r.l. ed esperto di proprietà intellettuale nel mondo ICT. Oggi ne pubblichiamo la seconda parte (qui la prima parte).

Nella prima parte di questa analisi abbiamo analizzato il caso Psystar e abbiamo dimostrato come in linea teorica anche nel vecchio continente siano potenzialmente “fuorilegge” coloro che vendono PC non Apple con Mac OS X pre-installato, come la tedesca PearC.

Oggi ci occuperemo invece di due casi leggermente differenti, vale a dire EFI-X (il modulo USB che permette di installare Mac OS X sul proprio PC compatibile) e Apple PC.

La guerra dei cloni: lunga vita alla licenza di Mac OS X (prima parte)

La notizia è di pochi giorni fa: Psystar è tornata all’attacco. L’azienda produttrice di cloni è pronta ad uscire dal regime di protezione dalla bancarotta e ha lanciato un nuovo PC con Mac OS X preinstallato.
Nel frattempo, nel vecchio continente, la tedesca PearC si espande in altri paesi, forse con l’intenzione di seguire le orme del clonatore americano, candidandosi a diventare la Psystar europea. Ma nel vecchio continente quali sono le regole? La EULA di Mac OS X ha pieno valore legale?

Per rispondere a questi dubbi e analizzare la situazione in maniera più approfondita abbiamo chiesto un parere al Dottor Gianluca Craia, consulente legale dello staff di noze s.r.l. ed esperto di proprietà intellettuale nel mondo ICT. Oggi ne pubblichiamo la prima parte.

Della legalità dei cloni

Da quando al MacWorld Expo di San Francisco del 10 gennaio 2006 la casa di Cupertino ha ufficialmente confermato il passaggio alla piattaforma Intel, il suo sistema operativo è divenuto oggetto di interesse e di business per numerose imprese che propongono ai loro clienti sistemi hardware capaci di far girare Mac OS X, alternativi a quelli proposti da Apple stessa.
Uno su tutti per la rilevanza, i numerosi risvolti legali e colpi di scena è il caso Psystar, ma, senza dubbio, molte sono le proposte per costruirsi un sistema Apple “alternativo”.

Google Chrome OS: la nuova sfida di Big G

Google lancerà un proprio sistema operativo chiamato Chrome OS. L’annuncio ufficiale è arrivato poche ore fa sul blog di Big G. L’azienda di Mountain View si prepara ad immettere sul mercato un nuovo OS Open Source, leggero e veloce, basato su Linux.

Lo scopo di Google è quello di introdurre un sistema operativo che metta il web al centro dell’esperienza d’uso e in tal senso il progetto è un naturale sviluppo di ciò che Google ha già fatto con Chrome nel mondo dei browser.

Big G fa sapere esplicitamente che il Chrome OS approderà, almeno inizialmente, solo sui netbook. Il codice sorgente verrà “svelato” prima della fine del 2009, mentre le trattative con i produttori sono già in corso e i primi modelli di mini-laptop dotati del sistema operativo di Google verranno commercializzati a partire dalla seconda metà del 2010.

Qik per iPhone 3GS e la censura di Apple. Petizione

Ci sono applicazioni che da sempre non hanno trovato spazio in App Store e sono confinate nel regno che fu di Installer e ora di Cydia, ovvero quello delle “Jailbroken Apps“. La motivazione non è da ricercare in contenuti offensivi o pornografici (Cydia non è infatti invaso da applicazioni per pruriti adolescenziali) ma piuttosto nella stretta gabbia in cui AT&T tiene Apple e di conseguenza anche iPhone. Applicazioni come Qik, disponibile addirittura per il recente Android, difficilmente troverà spazio in App Store anche ora che iPhone 3GS permette la realizzazione di filmati. Il motivo, purtroppo, è sempre il solito: Qik, come le altre App di questo tipo, aumenterebbe in modo spropositato il traffico dati nella rete AT&T (o almeno è questo che il gigante delle telecomunicazioni americane sostiene).

A dare speranza alla causa, però, è una versione “ufficiale” di Qik per iPhone (video a seguire) e una petizione lanciata su Twitter: gli interessati sono invitati a partecipare.

iPhone 3GS con 3Italia: che tariffe

Finalmente è arrivata prepotentemente un po’ di sana concorrenza anche per quanto riguarda il settore iPhone: ultimamente TIM e Vodafone, con i prezzi di iPhone 3GS, hanno dato proprio il peggio di loro stesse. La mancia di 20 euro (per alcuni addirittura una sorta di pizzo) rispetto al prezzo di vendita ancora non mi va giù. Meno male allora che è arrivata 3Italia a salvarci dalle grinfie del malefico duopolio della telefonia mobile italiana. Un colpo davvero azzeccato da parte di TRE: iPhone in abbonamento a “tariffe popolari”, o presunte tali, e proposto ad un prezzo equo in versione ricaricabile.

Nuovo iPhone 3G S e iPhone 3G, il dilemma. Parte prima

In questi giorni, successivi alla presentazione al WWDC del nuovo iPhone 3G S, oltre a dei giudizi negativi, ho ricevuto per E-Mail qualche richiesta di “un parere” da parte di alcuni affezionati lettori di TAL. Il problema è semplice: vale la pena acquistare il nuovo iPhone 3G S possedendo già iPhone 3G? Lasciando da parte un discorso prettamente economico, ognuno si faccia i propri conti, TAL in due articoli cercherà di analizzare sommariamente le motivazioni per cui “è giusto o meno” passare da iPhone 3G al nuovo iPhone 3G S. Ovviamente i vostri commenti saranno materiale prezioso con cui ragionare.

Ho deciso, acquisto il nuovo iPhone 3G S. Ecco perché.

Snow Leopard: 64 bit, Grand Central, Open CL.

Tre termini che possono sembrare oscuri ai più, ma che da settembre, all’uscita di Snow Leopard in aggiornamento per ogni utente di Leopard, significheranno più potenza nei nostri Mac, anche in quelli non più recentissimi, purché montino processori Intel.

Il lavoro degli ingegneri software Apple si è concentrato su due strade: rifinire l’esistente, migliorando piccole e grandi funzioni di Mac OS X per offrire un’esperienza utente sempre all’avanguardia; e creare nuove basi tecnologiche per sfruttare al meglio l’hardware attuale e futuro. Anche molto futuro.