Ecco perché Apple non comprerà Twitter

Nella giornata di ieri si sono moltiplicate le voci di una presunta acquisizione di Twitter da parte di Apple. Twitter, per chi non lo sapesse, è un servizio di micro-blogging che permette di inviare dei piccoli messaggi, al più della lunghezza di 140 caratteri, tramite computer o telefono cellulare e di pubblicarli nella propria pagina personale sul sito.

Da qualche mese si stanno moltiplicando le voci sull’acquisizione di Twitter prima da una, poi dall’altra delle maggiori e più popolari aziende con base nella Silicon Valley, tra cui Facebook, Microsoft, Google, ed ora è giunto il momento di Apple. Vediamo insieme perché la casa di Cupertino non comprerà Twitter.

Psystar respinge le accuse di negligenza


Apple ha presentato un esposto alla corte che si sta occupando della disputa legale con Psystar, l’ormai nota casa produttrice di Mac cloni, accusando l’azienda di negligenza nell’ottemperanza ad alcune norme processuali. Ve ne parlavamo proprio ieri. Psystar, in sostanza, si rifiuterebbe di fornire ad Apple documenti fiscali (fatture, report sui profitti et similia) che sarebbe obbligata a produrre.
Ieri l’azienda di cloni ha risposto in maniera contraddittoria a queste nuove accuse, suscitando ulteriori perplessità sulla propria condotta, non sono in ambito legale.

Apple: Psystar non collabora come dovrebbe

Si inasprisce il confronto legale fra Apple e Psystar, l’azienda produttrice di cloni Mac denunciata dai legali di Cupertino la scorsa estate. Dopo le numerose schermaglie iniziali fatte di denunce e contro-denunce, adesso Apple ha inviato un esposto alla corte federale che si sta occupando del caso per portare all’attenzione del giudice William Alsup il comportamento scorretto di Psystar. L’azienda si rifiuta di fornire ai legali di Apple documenti fiscali che per regolamento processuale sarebbe costretta a produrre senza esitazioni.

Steve Jobs: settimo CEO di tutti i tempi

Quali sono i migliori e i peggiori CEO americani di tutti i tempi? Portfolio, rivista economica (ahimé di prossima chiusura) di Condé Nast ha provato a girare la domanda a professori di economia di riconosciuta fama e ha stilato due classifiche: una top 20 e una worst 20. In entrambe c’è un pezzetto di Apple: Steve Jobs fa parte della lista dei buoni mentre John Sculley, CEO di Apple fino al 1993, si è meritato un posto nella lista dei cattivi.

AutoCAD per Mac OS X, Autodesk sonda il terreno

Autodesk sta prendendo seriamente in considerazione la possibilità di sviluppare una futura versione di AutoCAD nativa per Mac OS X. L’azienda ha lanciato ufficialmente l’Apple 2009 Survey, un sondaggio online volto a comprendere l’interesse per il prodotto da parte degli utenti Mac.
Conosco molte persone che non vedrebbero l’ora di poter utilizzare AutoCAD su Mac OS X. Se anche voi siete interessati vi consiglio di non aspettare altro tempo e di rispondere il prima possibile al sondaggio di Autodesk.

Al momento è comunque possibile utilizzare AutoCAD su Mac Intel, ma è necessario lanciare Windows XP (o Vista, se siete particolarmente coraggiosi) tramite BootCamp. Anche i software di virtualizzazione riescono a far girare il software di Autodesk, sebbene con un po’ di -comprensibile- fatica in più.

Ecco perché le piccole e medie imprese dovrebbero usare i Mac – quarta parte

Dopo aver letto le dieci motivazioni addotte da MacLife sul perché le piccole e medie imprese avrebbero dei vantaggi competitivi nell’utilizzare dei computer Apple invece dei più economici personal computer con sistema operativo Windows, vediamo ora quelli che potremmo chiamare, parafrasando il linguaggio medico, dei casi clinici portati ad esempio dal blog americano.

Sono state prese in considerazione cinque aziende che vanno da un minimo di due ad un massimo di quaranta dipendenti, rappresentanti i più disparati settori commerciali.

Ecco perché le piccole e medie imprese dovrebbero usare i Mac – terza parte

Nelle prima e nella seconda puntata di questo articolo, abbiamo visto insieme alcuni aspetti evidenziati da MacWorld sul motivo per cui nelle piccole e medie imprese si dovrebbero adottare dei sistemi Apple invece che dei computer basati su Windows.

Con l’articolo di oggi terminiamo questa rassegna vedendo le ultime quattro motivazioni addotte da MacWord , mentre nella prossima mostreremo dei casi reali di PMI che usano Mac, e nella puntata conclusiva daremo il punto di vista di The Apple Lounge sull’argomento.

Ecco perché le piccole e medie imprese dovrebbero usare i Mac – seconda parte

Nella puntata precedente abbiamo visto come, secondo MacLife, il ritorno di immagine dell’avere un computer Apple in ufficio, l’usabilità di iLife e la compatibilità a costi molto bassi con il software Windows possono fare la differenza.

Ma non è finita qui: oggi vediamo altri aspetti dei computer Mac che possono aiutare lo sviluppo di una piccola o media impresa, come il ROI (Return On Investment), la sicurezza e la soluzione integrata di backup, Time Machine.

Costi

Le aziende si preoccupano di calcolare con svariati indici economici il valore delle proprietà e il loro ritorno economico. Con il TCO, total cost of ownership, costo totale di possesso in italiano, l’azienda valuta se sia vantaggioso o meno acquistare una tecnologia o un bene. Aziende di ogni dimensione hanno valutato che l’acquisto di un Mac, sebbene sia più oneroso inizialmente, sul lungo periodo porta ad un risparmio.

Ecco perché le piccole e medie imprese dovrebbero usare i Mac – prima parte

Per lungo tempo, i pregiudizi sulle macchine Apple ne hanno frenato la diffusione nelle imprese, limitandone l’uso a certi campi, come quello della musica e della grafica professionale, il che ha contribuito a costruire una certa percezione delle macchine di Cupertino: costose (ma questo aspetto è comprensibile), non compatibili, sprovviste di programmi…

Dal 1984, con l’uscita del Macintosh, Apple ha lavorato molto per rendere i suoi computer sempre più appetibili per il mondo business e le macchine di oggi sono ormai completamente integrate con il mondo dell’ufficio, tanto che, sorprendentemente, si può scoprire che l’adozione dei computer della Mela nelle piccole e medie imprese può, sul lungo periodo, portare ad un risparmio in termini monetari.

MacLife ha raccolto impressioni su internet e intervistando imprenditori e ha stilato una top ten sul perché le piccole e medie imprese dovrebbero adottare i computer di Cupertino.

Papermaster alla Apple dal 24 aprile

IBM e Mark Papermaster sono giunti ad un accordo. Big Blue aveva cercato di impedire che il proprio ex-dirigente venisse assunto da Apple attraverso un ingiunzione giudiziaria.
Ieri Apple ha potuto ufficialmente annunciare l’assunzione del dirigente, che come ricorderete, fu scelto per sostituire il posto lasciato vacante da Tony Fadell, il papà dell’iPod:

Mark Papermaster si unirà ad Apple nel ruolo di Vice Presidente della divisione Devices Hardware dal 24 aprile e riferirà direttamente al CEO Steve Jobs. Papermaster, che arriva alla Apple da IBM, guiderà i team di ingegneri che progettano l’hardware di iPhone e iPod.

Apple e LG: nuovo contratto per la fornitura di LCD

Apple ha firmato un contratto quinquennale con LG per la fornitura di schermi LCD per i propri dispositivi. A rivelarlo è un documento depositato ieri presso la Security and Exchange Commission, l’ente, analogo alla nostra CONSOB, che supervisiona i conti e gli affari delle public companies statunitensi.
Già nel corso di questo mese Apple verserà 500 milioni di dollari ad LG come “caparra” a lungo termine. LG al momento fornisce già schermi il 70% degli schermi LCD utilizzati da Apple in fase di produzione.

IBM, 3 milioni di $ di indennizzo per Papermaster

Il caso Mark Papermaster, l’ex dirigente IBM la cui assunzione presso Apple è stata bloccata da un giudice dello stato di New York su ingiunzione del colosso dell’informatica, potrebbe costare a Big Blue 3 milioni di dollari. Questa è la cifra che l’azienda deve versare a titolo di indennizzo per procedere con la causa. La cifra finirebbe dritta nelle tasche di Mark Papermaster a titolo di risarcimento qualora il giudice decida che non vi erano gli estremi per l’ingiunzione contro il dirigente.  Venerdì scorso gli avvocati di Papermaster hanno inoltre sporto una controdenuncia nei confronti di IBM.

Il capo della divisione enterprise lascia Apple. E gli Xserve?

Mentre continuano i problemi per l’assunzione di Mark Papermaster, un altro giallo si sta consumando all’interno dell’azienda di Cupertino. E’ giunta infatti la notizia dell’abbandono di Al Shipp, responsabile della divisione enterprise all’interno dell’azienda. La divisione enterprise si occupa principalmente del lato business e propone soluzioni come gli Xserve, dei “blade-server” performanti e ben progettati del cui futuro molti si interrogano.

Apple non sembra infatti essere interessata all’assunzione di un nuovo capo reparto. Reparto che momentaneamente (?) è stato affidato alla guida di John Brandon, già occupato a ricoprire la carica di “Senior Vice President of Sales” per i mercati americani e asiatici.

Papermaster, IBM, Apple e la racetrack memory

Il caso di Mark Papermaster, l’ex dirigente IBM la cui assunzione da parte di Apple è stata bloccata a seguito di un ingiunzione giudiziaria di Big Blue, continua a tenere banco. La ragione addotta da IBM per impedire al proprio ex-dipendente di essere assunto da Apple è la violazione del non-compete agreement firmato da Papermaster con il colosso informatico di Armonk. Electronista ipotizza però che il vero motivo sarebbe il timore da parte di IBM che Papermaster possa portare con sé conoscenze avanzate nello sviluppo della cosiddetta racetrack memory, un nuovo tipo di memoria rivoluzionaria allo studio nei laboratori di Big Blue.

Caso Papermaster: Apple potrebbe spuntarla su IBM

L’assunzione del nuovo Vice Presidente sezione iPhone/iPod Mark Papermaster da parte di Apple si è trasformata in un percorso ad ostacoli. Dopo la decisione del giudice Kenneth Karas di cui  vi abbiamo parlato qualche giorno fa, Apple si è vista costretta a rimuovere la biografia del sostituto di Tony Fadell dalla pagina dei Top Executives sul proprio sito.

Papermaster è stato denunciato da IBM, l’azienda per cui lavorava prima della proposta di Apple, poiché avrebbe violato il non-compete agreement firmato a suo tempo con BigBlue, che al momento, legalmente parlando, tiene ancora il coltello dalla parte del manico. Ma con un piccolo colpo di scena alla Perry Mason, John Gruber di Daring Fireball ha scovato un precedente in una sentenza di un caso analogo datato 1998 che deporrebbe nettamente a favore di Apple.

Caso Papermaster: IBM vs Apple, 1-0

Uno a zero per la IBM e palla al centro. Il primo giorno di lavoro di Mark Papermaster alla Apple si allontana. Il giudice della U.S. District Court Kenneth Karas ha deciso infatti che l’ingiunzione preliminare di IBM, volta ad impedire l’assunzione di Papermaster a Cupertino,  debba essere accettata. Papermaster, ex dirigente IBM, è stato assunto da Apple per sostituire Tony Fadell a capo della divisione iPod/iPhone. Non è servita a nulla la lettera di risposta all’ingiunzione depositata venerdì da Papermaster in cui il neo assunto spiegava che, a suo parere, la IBM  e la Apple non competono direttamente nel mercato dei prodotti consumer di cui lui si occuperà per conto dell’azienda di Cupertino. Il giudice è stato inflessibile: al momento Papermaster non può lavorare per Apple.

Papermaster: Apple e IBM non sono competitori diretti

“IBM non progetta, produce o vende prodotti elettronici di largo consumo. […] Apple, per contro, è nel settore della progettazione, realizzazione e vendita di hardware orientato alla fascia consumer e relativi prodotti”. Sono le parole con cui Mark Papermaster, ex dirigente IBM e nuovo Vice Presidente di Apple alla guida della divisione iPod/iPhone al posto di Tony Fadell, ha risposto ufficialmente alla denuncia contro di lui depositata nei giorni scorsi dalla sua ex-azienda.

Apple si apre alla SEC: compensi, spese, progetti e rischi

Apple ha consegnato ieri alla SEC (Security and Exchange Commission) il Form 10-K, un report sui bilanci e sui futuri progetti di business che le public company americane devono compilare ogni anno. I form 10-K sono pubblici e liberamente consultabili e anche se non contengono nulla di rilevante ai fini della concorrenza industriale rivelano alcuni aspetti interessanti di un’azienda come Apple che, come ben sappiamo, tiene alla propria segretezza fino all’eccesso. Dall’aumento della spesa nella ricerca e nello sviluppo, ai rischi per il futuro, scopriamo insieme i punti salienti del report (versione PDF).

Top 5: cosa dovrebbe fare Apple col suo gruzzolo?

La scorsa settimana Apple ha presentato i risultati fiscali del trimestre conclusivo dell’anno fiscale 2008. Fra gli altri dati spicca l’ingente liquidità (25 miliardi di dollari) disponibile nelle casse di Cupertino. Per metterla giù con un metro di paragone comprensibile ai più abbiamo ipotizzato che Apple potrebbe comprarsi la Dell, ma in quel caso era solo una comparazione quantitativa rispetto alla concorrenza più che una vera ipotesi operativa.  Che cosa dovrebbe fare davvero Apple con tutti quei soldi? Questa è la domanda che ci siamo posti per compilare la top 5  di oggi ed è il quesito che poniamo anche a voi. Fatevi sentire nei commenti.

Apple ha più soldi di Microsoft, potrebbe “permettersi” la DELL

Microsoft ha recentemente presentato i dati fiscali di chiusura del trimestre. Sepolto sotto una montagna di numeri e conti si nasconde un fatto storico: per la prima volta nella storia della seconda era Jobs, Apple ha più soldi in banca di Microsoft. Nel caveau di Redmond se ne stanno al sicuro (fra contanti, equivalenti di liquidità e investimenti a breve termine) 20,7 miliardi di dollari. A Cupertino la cifra ammonta invece a 24,5 miliardi, circa 4 miliardi di dollari in più. E non è finita, c’è n’è anche per Michael Dell. Si, esatto, quel Dell, il fondatore dell’omonima azienda che nel 1996 affermò sprezzante: “l’unica cosa da fare con Apple sarebbe chiuderla e dare indietro i soldi agli investitori”.

Axel Springer AG si affida ai Mac

Der Apfel

Se pensate che l’Axel del titolo abbia a che fare qualcosa con Axl Rose, il cantante degli Guns N’ Roses, siete fuori strada e in questo articolo non sveleremo la data definitiva dell’uscita di Chinese Democracy. Axel Springer AG è infatti l’importante società editoriale tedesca che pubblica il Die Welt e i noti quotidiani di gossip Bild, più una serie di pubblicazioni minori in diversi paesi europei. L’azienda ha reso pubblica nei giorni scorsi la propria decisione di sostituire tutto il parco PC (qualcosa come 12.000 computer)  con macchine Apple entro cinque anni.

iPhone e Mercedes: perfetto connubio di stile.

Apple con iPhone è entrata prepotentemente nel mercato della telefonia cellulare imponendo i nuovi standard per i telefoni cellulari del futuro: nell’articolo sondaggio su iPhone, abbiamo visto come il censimento americano poneva l’attenzione sul fatto che i maggiori produttori di telefoni cellulare puntano ad avere cellulari iPhone-like. Mercedes è da anni protagonista del mercato dell’automobile e i suoi modelli, connubio di stile e raffinatezza, hanno incantato intere generazioni di persone. Provate a immaginare la possibilità di unire la tecnologia di iPhone alla tecnologia Mercedes: otterrete una unione impareggiabile.

iPhone 3G costa ad Apple solo 100$?

iPhone 100$

Twice the speed, half the price. Il doppio della velocità alla metà del prezzo. E’ questa la formuletta magica pronunciata da Steve Jobs sul palco del Moscone Center esattamente una settimana fa durante la presentazione di iPhone 3G. Abbiamo visto però che il prezzo scenderà solo per chi deciderà di sottoscrivere un abbonamento, mentre chi volesse comprare iPhone per utilizzarlo con la sua ricaricabile dovrebbe sborsare intorno ai 500 Euro. Ma c’è un attore della vicenda per il quale il costo netto di iPhone è diminuito notevolmente, e si tratta di Apple. Secondo un’analisi preliminare dei materiali condotta da Portelligent, un’azienda Texana specializzata in questo tipo di ricerche, il nuovo iPhone potrebbe costare a Steve e soci solamente 100$ per unità. Un bel risparmio rispetto ai 170$ necessari per l’assemblaggio di un iPhone di prima generazione.