Con la morte di Jerome York, membro anziano del Board of Directors di Apple, il consiglio è meno indipendente dalla visione e dalle direttive della divisione operativa di Apple, Steve Jobs in testa. E’ la tesi del Wall Street Journal, che in un articolo firmato, guarda caso, da Yukari Iwatari Kane, riporta alcune vecchie dichiarazioni scottanti di York mai rivelate prima.
Sebbene facesse parte del Consiglio di Amministrazione di Apple da una dozzina d’anni, York era considerato come il membro più indipendente dall’influsso di Steve Jobs. Il compito di un Board of Directors è quello di tutelare gli investitori, anche al costo di scontrarsi con il CEO o altre figure importanti quando le loro decisioni non possono essere condivise.
York, da buon veterano della grande industria, lo sapeva bene ed è per questo che quando un anno fa venne a conoscenza delle gravissime condizioni di salute di Jobs e della contingente volontà di non renderle pubbliche fu vicinissimo a dare le dimissioni. “Mr York” scrive il WSJ “si definì disgustato per l’omissione e aggiunse che al tempo non si dimise perché voleva evitare di sollevare l’inevitabile polverone che avrebbe seguito la rivelazione delle motivazioni del suo abbandono”.
La scomparsa di York pone il Consiglio di Amministrazione di Apple di fronte ad alcune questioni di ordine pratico. Il 71enne presiedeva infatti il comitato fiscale interno al Board. Tale comitato, secondo lo statuto interno di Apple, deve essere formato da 3 membri (gli altri due al momento sono Levinson e Campbell) e chi lo presiede deve garantire una passata esperienza professionale in questioni strettamente fiscali.
Apple potrebbe affidare la guida ad uno degli altri 5 consiglieri, ma la mossa appare improbabile perché praticamente tutti hanno già troppi impegni all’interno del Board e fuori, in altre aziende. Ciò che ci si aspetta in questo momento è che Apple possa cercare all’esterno un nuovo Director indipendente. Tale mossa è resa per altro impellente dalla natura troppo ristretta del Board Apple, che con soli 6 membri (5 + Steve Jobs) è uno dei meno affollati nella Fortune 500, la lista delle 500 più importanti aziende americane stilata dal noto magazine finanziario.
La dipendenza del Board of Directors di Apple dalla visione personale di Steve Jobs è indubitabile. Gli attuali consiglieri, hanno tutti un legame di qualche tipo con El Jobso, spesso anche sul piano personale. L’unica “outsider” al momento è la CEO di Avon Andrea Jung, la cui presenza non garantisce però quella indipendenza del Board che analisti ed esperti indicano come necessaria.
Il CEO di Google Eric Schmidt ha lasciato il consiglio di Apple nell’estate del 2009. Anche in quel caso pare che abbia contato molto l’inasprimento dei rapporti personali con l’iCeo, furente per l’entrata di Google nel mercato degli Smartphone. “Steve ce l’ha semplicemente a morte con Eric”, ha rivelato qualche tempo fa il reporter di CNBC Jim Goldman. Da par suo Steve Jobs non si era trattenuto dal definire “bullshit” il tanto decantato “don’t be evil”, motto di Google, durante un incontro alla Town Hall con i dipendenti seguito al lancio di iPad.
L’attuale situazione all’interno del Board di Apple è il risultato delle trasformazioni avvenute durante la seconda era Jobs. Quando Steve tornò alla Apple nella seconda metà degli anni ’90 fece fuori praticamente tutto il Board tranne Edgar Woolard (poi dimessosi nel 2000) e Gareth Chang (dimessosi nel 2001). Tutti gli altri erano più o meno emanazioni di Steve Jobs, che secondo fonti ben accreditati in quel periodo era arrabbiatissimo con il precedente CdA, reo di aver lasciato che “andasse tutto alla malora”.