Il co-fondatore di Microsoft Paul Allen non demorde e decide di continuare la sua battaglia contro Apple, Google e altre grandi aziende, ree, secondo lui, di aver violato la proprietà intellettuale della sua Interval Licensing, la società detentrice dei brevetti registrati da Interval Research, l’azienda di Allen chiusa nel 2000.
Verso fine agosto Allen aveva denunciato Apple, Google, eBay, Facebook, Youtube ed altre grandi aziende del settore IT lamentando la violazione di brevetti sull’e-commerce. A inizio dicembre il giudice del Tribunale Distrettuale, Marsha Penchman, aveva rigettato la causa, accogliendo le richieste di Apple e Google, perché troppo vaga. Secondo la Corte era addirittura difficile per gli accusati capire da cosa si sarebbero dovuti difendere. Ai legali della Interval Licensing erano state concesse circa due settimane per rivedere la causa e presentarne una versione riveduta e corretta.
Il termine per la consegna della “amended suit” scadeva ieri e l’ufficio legale di Allen ha rispettato i tempi. La causa può dunque andare avanti, sempre che anche questa nuova versione non venga giudicata poco chiara. Chi ha l’insana passione dei lunghi documenti legali statunitensi – sul Web c’è spazio per ogni fetish e non sta a noi giudicare nel merito – può trovare i documenti a questo indirizzo.
Nello specifico ad Apple vengono contestati quattro brevetti:
- Il patent n°6.034.652: alcuni degli elementi di questo brevetto sarebbero stati utilizzati in alcune delle widget della Dashboard introdotto su Mac OS X 10.4 nel 2005
- Il patent n° 6.263.507: vengono contestati 20 punti violati da Apple Store, iTunes Store, App Store e Apple TV
- Il patent n° 6.757.682: violato in 15 punti da iTunes Store, App Store e Apple TV. In 12 punti dal social network Ping
- Il patent n° 6.788.314: violato in 8 punti ancora dalle widget
[Seattle Times | via]
urlo 29/12/2010 il 14:40
Paul Allen, un “GRANDE” del IT: uno che apre un’azienda, brevetta roba tipo “acqua calda” spacciandola per “innovazione” e poi la chiude nel 2000. Non c’è che dire… un “GRANDE”!