Mentre a livello globale Apple e Samsung hanno stretto un accordo che pone fine alle diatribe legali ancora in corso, negli U.S.A. si consumano gli ultimi strascichi del secondo processo fra i due giganti. A maggio la giuria californiana aveva già deciso a favore di Cupertino, ma la Corte ha decretato ieri che al risarcimento non si può aggiungere il blocco dei dispositivi Samsung negli U.S.A., perché Apple non è riuscita a dimostrare il “danno irreparabile” provocato dalla circolazione dei prodotti coreani.
Un eventuale decisione a favore del blocco non sarebbe stata particolarmente eclatante in ogni caso, dato che gli smartphone in questione sono vecchi modelli – come il Galaxy S3 – che non rappresentano più l’offerta corrente dell’azienda coreana.
La decisione del giudice Koh è una delle ultime tappe di un percorso durato anni e che ora, grazie ad un accordo internazionale fra i due giganti, potrebbe volgere al termine anche negli U.S.A.
Per quanto Apple abbia “vinto ai punti”, l’azienda non esce trionfante dallo scontro con Samsung. Nessuna delle due Corporation ha ottenuto risultati tangibili dalla guerra legale. Gli unici ad aver vinto, in particolare sul fronte economico, sono gli studi di avvocati coinvolti nelle cause.
Al momento il risultato del primo processo (quello da 1 miliardo di dollari di risarcimento a carico di Samsung) è ancora al vaglio della Corte d’Appello Federale di Washington, che dovrò decidere se confermare la sentenza Californiana.
L’impressione, dall’esterno, è che le due aziende stiano procedendo stancamente lungo una strada che avevano deciso di percorrere con maggior vigore e che oggi, alla luce dei cambiamenti del mercato appaiono come un inutile spreco di tempo e soldi.
Potrebbero giocare un ruolo in questa tendenza anche le cattive acque in cui Samsung ha iniziato a navigare di recente, a causa degli insuccessi dei suoi ultimi modelli di smartphone.
Non va dimenticato, infine, che Tim Cook si è sempre espresso a favore di un possibile accordo (ovviamente favorevole ad Apple). Il CEO non è un “fan” dei processi sulla proprietà intellettuale, ma non ha potuto far altro che proseguire lungo il solco tracciato dal suo predecessore. Allora era una questione di valori, oggi sembra diventata più che altro una questione da avvocati con parcelle multimilionarie.
I tempi sono maturi perché Apple VS Samsung passi dalla cronaca ai manuali di diritto.
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