Apple promette nuove ispezioni negli stabilimenti Pegatron

Pegatron non è, come potrebbe suggerire il nome, un ambizioso crossover tra I Cavalieri dello Zodiaco e Transformers, ma il contractor taiwanese che produce nella sua fabbrica di Shanghai circa un terzo di tutti gli iPad e iPhone venduti nel mondo. In particolare, qui dovrebbero essere realizzati i famigerati iPhone economici. Forse meno celebre di Foxconn, ma a quanto sembra destinata a essere bersaglio delle stesse accuse, Pegatron – secondo un rapporto di China Labor Watch, un’organizzazione no-profit newyorkese che si occupa delle condizioni di lavoro in Cina – si è apparentemente resa colpevole di numerosi abusi verso i suoi dipendenti. Apple ha risposto al report con un lungo comunicato in cui si promettono nuove ispezioni negli stabilimenti per accertare la verità.

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Stando alle accuse Pegatron, cresciuta esponenzialmente negli ultimi mesi in seguito all’alleggerimento delle forniture di Foxconn, ha cominciato a mettere i lavoratori sotto torchio con condizioni pesantissime: più di sessanta ore lavorative alla settimana (oltre cioè il limite stabilito da Apple nella sua supplier policy), l’abitudine di trattenere parte del salario a chi si vuole licenziare troppo presto, dormitori affollati, docce gelide, perfino guanti di tessuto e null’altro per chi maneggia sostanze chimiche nella fabbricazione degli iPad.
Secondo il comunicato ufficiale di lunedì scorso, Apple dal 2007 ha effettuato quindici verifiche ispettive negli stabilimenti di Pegatron, controllando le ore lavorative – in media 46 alla settimana, secondo Cupertino – e mettendo fine ad alcune pratiche lesive della libertà dei dipendenti (come la confisca delle carte d’identità al fine di creare conti in banca). A seguito del nuovo report, Apple ha promesso che questa stessa settimana ci saranno nuove verifiche e che non verranno tollerate violazioni del codice.

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