Apple si sta lasciando sfuggire l’opportunità cinese, e meno male. Si può riassumere così il pensiero di Liu Chuanzhi, CEO del produttore cinese di computer Lenovo, sulla strategia commerciale di Apple in Cina. Nonostante i dirigenti di Cupertino abbiano di recente affermato la volontà lanciarsi alla conquista del mercato della Repubblica Popolare, secondo il top manager gli sforzi compiuti finora sono minimi e non avrebbero ancora fruttato.
“Siamo fortunati che Steve Jobs abbia un carattere così scontroso e non gliene importi nulla della Cina” ha dichiarato Chuanzi al Financial Times. “Se Apple dedicasse ai consumatori cinesi lo stesso nostro impegno saremmo nei guai”.
Le dichiarazioni del CEO di Lenovo arrivano a pochi giorni dall’apertura dell’Apple Store di Shanghai, prevista per sabato 10 luglio. Con il suo cilindro in vetro di 12 metri d’altezza il nuovo Store di Pudong (il secondo in Cina dopo quello di Sanlitun, a Pechino) punta a diventare l’equivalente asiatico del cubo sulla quinta strada di New York. L’inaugurazione, insomma, ha un forte valore simbolico. Ma aprire Apple Store a raffica (se ne prevedono 25 nel corso dei prossimi 2 anni) può non bastare, perché, almeno secondo il parere di Chuanzi, per conquistare il mercato cinese ci vuole una specie di “shift culturale”.
La “customizzazione” del prodotto è fondamentale, ha detto il CEO di Lenovo, ed è ciò che dà al LePhone, lo smartphone commercializzato dall’azienda all’inizio di quest’anno, un netto vantaggio sull’iPhone. “E’ una questione pratica. L’iPhone ha a disposizione più di 100.000 fornitori di contenuti. Noi ne abbiamo non più di mille, ma i nostri clienti cinesi sentono che le nostre applicazioni sono molto comode da utilizzare”.
Ci sono alcuni aspetti tutt’altro che marginali che Chuanzi, comprensibilmente, non menziona. Il mercato nero degli iPhone, ad esempio, è fiorentissimo. I melafonini importati di contrabbando costano meno della versione ufficiale distribuita China Unicom. Apple ha poi dovuto sottostare alle restrittive leggi cinesi che hanno imposto la rimozione delle funzionalità Wi-Fi dai dispositivi. Controindicazioni di un mercato dal potenziale vastissimo in cui quasi tutti i grandi brand dell’IT stanno cercando, non senza le medesime difficoltà, di ritagliarsi uno spazio.