Sono passati 80 giorni da quando ho acquistato l’Apple Watch. Era fine luglio, avevo pensato di fare un unboxing, ma che senso avrebbe avuto con tanti mesi di ritardo rispetto ai colleghi d’oltreoceano (e agli italiani che sono riusciti ad averlo subito)? Nessuno. Una recensione? Idem. Il web se ne cadeva di opinioni (premature?) e “prove sul campo” con un utilizzo al limite del forzato. Nulla contro i suddetti lavori, sono stato il primo a fruirne con molto interesse per capire se valesse la pena acquistare questo gioiellino. Ma quello che mi interessava veramente capire, e spero interessi voi adesso, è se alla lunga mi sarei pentito dell’acquisto. N.B. nel seguito dell’articolo mi riferirò all’Apple Watch indistintamente come “Watch”, “orologio”, “melaorologio” o “aggeggio”.
I segnali non erano incoraggianti. Quei pochi articoli, o video, che avevo trovato in giro, e che tornavano a parlare del Watch dopo qualche settimana dalla prima recensione, sottolineavano spesso l’inutilità dell’aggeggio. Perlomeno in relazione al prezzo. Ora io vorrei un attimo soffermarmi su questi due concetti:
Non vorrei fare il solito stucchevole discorso sulla disponibilità economica di un tizio x in rapporto ai bisogni y in un ecosistema z, quindi parlerò della mia esperienza. In generale Apple non è economica, e questo lo sappiamo bene, quindi c’è da accettare un prezzo non basso (che non significa folle, a meno che non parliamo dell’Edition — ma non parleremo dell’Edition). Personalmente, era proprio questo prezzo non basso a frenarmi, altrimenti l’avrei acquistato al day one. Alla fine, grazie a qualche lavoretto extra che ho fatto in estate, ho deciso di concedermi un “piccolo lusso” acquistandolo. La scelta del modello base era praticamente obbligata, ma sinceramente il modello sport tutto nero era anche quello che mi piaceva di più: riesce ad essere sobrio, elegante e sportivo allo stesso tempo, e sta bene ovunque. Inoltre, avevo sentito parlare molto bene del cinturino in fluoroelastomero, ed ero curioso di provarlo. Quindi, ero felice di acquistare il modello base, anche se a causa delle dimensioni del mio polso ho dovuto optare per il 42mm, quindi volendo essere pignoli non era proprio il modello base, ma il 38mm era veramente ridicolo sul mio polso.
Utilità s. f. [dal lat. utilĭtas -atis] – Qualità, condizione, proprietà di ciò che è utile, che può essere cioè usato con vantaggio o che reca vantaggio, beneficio, aiuto (materiale o morale)
Nonché:
L’utilitarismo (dal latino utilis, utile) è una dottrina filosofica di natura etica per la quale è “bene” (o “giusto”) ciò che aumenta la felicità degli esseri sensibili.
Fatta questa premessa, come nel caso precedente eviterò discorsi alla Morpheus: “Datemi una definizione di utile” (anche perché ve le ho già date io), e vi parlerò nuovamente della mia esperienza personale. Il mio primo datore di lavoro diceva sempre: “Tutti sono utili, nessuno è indispensabile”, e la stessa frase si può applicare all’elettronica di consumo. Sopravviveremmo anche con uno smartphone molto più scadente, un computer più scadente, cuffie più scadenti, eccetera. Credo di aver messo abbastanza le mani avanti. Nel prossimo paragrafo una carrellata di motivi per cui l’ho trovato utile.
Mi sprona a muovermi di più: è un dato di fatto, da quando ce l’ho al polso mi sono mosso molto di più, e sto continuando a farlo. I tre cerchi sono diventati quasi un’ossessione, devo riempirli e devo conquistare i premi — per chi non lo sapesse, l’app Attività consegna dei premi (virtuali) al conseguimento di alcuni risultati come numero di calorie smaltite, ore in piedi o minuti di allenamento effettuati. Alla fine dell’estate, per non perdere il ritmo, mi sono procurato un tapis-roulant e lo sto usando quotidianamente (mezz’ora al giorno) per non vedere il cerchio verde tristemente vuoto. Inoltre, anche nelle giornate in cui non ho proprio voglia di muovermi, l’orologio mi avverte se la mia sedentarietà sta raggiungendo livelli eccessivi, inviandomi ad alzarmi e muovermi per un minuto. Ad oggi, l’ho sempre fatto. Mi alzo, mi muovo un pochino – basta andare a bere un bicchier d’acqua, o riordinare un minimo la stanza, o anche semplicemente andare in bagno – e torno a sedermi. Sembra poco ma fa molto bene.
È cambiato il mio rapporto con le notifiche: per tante persone è una caratteristica inquietante, io invece benedico quel puntino rosso. “Le notifiche pure al polso! Non troverai più pace!” – sbagliato. Esistono due tipi di notifiche, quelle importanti e quelle inutili. Apple Watch ti aiuta a gestirle differentemente. Mettiamo la tipica situazione sociale da tavolino (con amici, partner o chicchessia), quella dove non vogliamo sembrare scortesi ma dobbiamo comunque dare un’occhiata di tanto in tanto alle notifiche, perché ne aspettiamo una importante. Senza il melaorologio, ero costretto a prendere ogni volta il telefono dalla tasca, premere il tasto home, e a quel punto la tentazione di sbloccarlo – seguendo un ormai fisiologico meccanismo automatico – per visualizzare una notifica inutile, è forte. Col melaorologio basta dare un’occhiata al polso, senza premere nulla, per verificare la presenza del puntino rosso. Se non c’è, non abbiamo notifiche, e lo abbiamo potuto constatare in meno di un secondo: non è una cosa da nulla. Se c’è, ci basterà scorrere con un dito verso il basso per visualizzare la natura della notifica. Se non ci interessa, o possiamo occuparcene dopo, basterà semplicemente ignorarla. Indirettamente, questo influisce positivamente sulla durata della batteria dell’iPhone: a fronte dell’uso continuato del Bluetooth (che consuma veramente poco), eviteremo parecchie accensioni del display (che consuma tanto).
Con Apple Watch è cambiato anche il mio rapporto con l’assistente virtuale più discussa della rete. Avevo già un ottimo rapporto con lei (sarà colpa dei racconti di Asimov che leggevo da bambino ma ho sempre sognato di parlare con un computer), ma da quando ce l’ho sul polso è tutta un’altra cosa. A differenza dell’iPhone – 6s a parte -, l'”Hei Siri” funziona sempre, basta che il display sia acceso, quindi basta orientarlo verso il viso e parlare. Recentemente si stanno muovendo un bel po’ di critiche verso Siri, molte giustificatissime (e se servono a migliorare il servizio ben vengano), ma ci tengo a farvi notare i progressi che sta facendo con una rapida comparativa tra le risposte che mi dava a marzo 2013, e le risposte che mi ha dato oggi facendo le stesse domande:
Non è il massimo titolare un paragrafo così, ma sono sicuro che in molti ve lo stiate chiedendo. La figosità è soggettiva, ma a tal proposito mi piacerebbe riprendere un articolo di Maurizio Natali su SaggiaMente che parlava proprio di questo. Fu uno dei tanti articoli che lessi all’epoca, quando ancora non avevo deciso di comprarlo. Come sottolinea anche lui, stiamo parlando di frivolezze. Ma si tratta pur sempre di un orologio, un accessorio che non dovrebbe soltanto mostrarci l’ora ma anche esprimere la nostra personalità, il nostro gusto, o che dovrebbe essere almeno bello da vedere. L’Apple Watch, in particolare, lo avremo sempre sotto gli occhi. Perché uno smartwatch non è un semplice orologio. La differenza fondamentale l’ho notata già durante i primi giorni di utilizzo: prima, quando indossavo un orologio normale (nel mio caso, un Casio), ero solito toglierlo appena arrivato a casa, e rimetterlo quando uscivo. A casa non è necessario guardare l’ora dal polso, ci sono gli orologi da parete, il computer, eccetera. Con uno smartwatch è diverso: tiene traccia dell’attività fisica, ti allerta se stai rimanendo troppo tempo seduto, e ti invia notifiche. Di conseguenza, anche chi ci sta attorno non potrà fare a meno di notarlo. Tornando quindi all’articolo di SaggiaMente, ne cito una parte: “Non uno sguardo curioso, non un amico a chiedere informazioni di sua iniziativa, ho fatto perfino una telefonata davanti un conoscente in stile Ispettore Gadget e mi ha semplicemente ignorato”. Ebbene caro Maurizio devo contraddirti. Da quando lo posseggo, ho perso il conto dei curiosi che mi hanno chiesto informazioni, delle facce sbigottite e dei “Wow!”, degli immancabili “Fa anche il caffè?” (la frase più odiata dagli amanti della tecnologia), e soprattutto dell’addetto all’imbarco dell’aeroporto di Capodichino (Napoli), che mi ha accolto con un “Wa mitico!” quando gli ho porto il polso con il codice del biglietto sullo schermo del Watch.
Come nell’ultimo mio articolo (pensieri sparsi sull’iPhone 6s), concluderò con l’elenco delle considerazioni finali:
Photo Credits | Giuseppe Costantino (ultima foto) / Frank Gaertner (prima foto) / Shutterstock.com
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Ciao Lucio :)
Ora succede anche a me che mi chiedano info, ma l'articolo in questione era del 14 luglio e si riferiva ad esperienze pregresse. Se ricordo bene al tempo non lo vendevano neanche in Italia, quindi è possibile che venisse ignorato in quanto non conosciuto. Comunque, figo o non figo, io continuo ad usarlo con soddisfazione.
A presto
M
Secondo me il "problema" era proprio che veniva scambiato per un orologio normale. :-)
Eri troppo avanti! ;)
Ecco l'articolo che aspettavo di leggere T.T Grazie per aver condiviso ^^
Figurati! :D
Splendido articolo, pienamente in stile TAL (cioè eccellente). E poi chi di noi campani non ha mai detto a Siri." Ehi Siri mammeta" ? io continuo a farlo ogni giorno.
Quando mi ha risposto ho riso per un quarto d'ora. Grazie mille per i complimenti :)
E' quarto giorni che l'ho preso e devo dire che mi trovo benissimo.....anche se mi sarei aspettato di trovare qualche app in più....un altra mia fobia e quella degli urti visto che e' molto esposto, non come il telefono..... sicuramente, molti Storceranno la bocca, ma io la coverina l'ho messa :))
Comprensibile, sto pensando anch'io di comprarne una.
Sto pensando anch'io di comprarla. Non vorrei snaturarlo, ma ne esistono alcune che a stento si notano. Su Amazon ne ho trovate alcune che sembrano molto resistenti ma chiaramente anche molto vistose.